Un operatore di Borsa di una banca davanti ai monitor, Milano, 19 Ottobre 2018. ANSA / MATTEO BAZZI

Riecco l’incubo Spread: perchè è tornato a salire

Si scrive Spread, si legge incubo. Un termine, in passato sconosciuto ai più, col quale nell’ultimo periodo abbiamo imparato a familiarizzare pressochè quotidianamente, tornato ad essere osservato speciale proprio in queste ore dopo i minimi toccati a metà settembre a 132 punti base: dopo la fiammata di ieri a 178 punti base legata anche ai timori sulla tenuta del Governo, scosso dal caso Ilva, oggi torna a scendere lo spread BTp-Bund, attestandosi attorno ai 170 punti. Il dato però è che il termometro è tornato a salire e sono in tanti a chiedersi perchè.

Secondo il Sole24Ore, in un articolo a firma Morya Longo, tre i motivi principali:  il primo, appunto, legato all’attuale fase di incertezza politica con la “bomba” Ilva che agita le acque – già mosse – del nuovo esecutivo dove non mancano tensioni interne e punzecchiate tra Pd e CinqueStelle su più di una questione.

Sullo sfondo una considerazione: ormai tutti sanno che il Governo Conte Bis ha deposto le armi, abbandonando qualsivoglia retorica no euro, molta gradita invece a Salvini. Questo spiega anche perchè la debolezza del Governo pesa sullo spread: in caso di elezioni anticipate, la strada sembra segnata con l’affermazione data ormai per scontata del Centrodestra a trazione leghista. Un cambio di scenario che rimescolerebbe le carte in tavola, rinfocolando in un baleno timori e preoccupazioni degli investitori.

Pesa sullo spread anche l’apertura da parte della Germania alla garanzia europea sui depositi bancari. In sè notizia positiva, se non fosse che sul piatto la Germania propone una contropartita a questa concessione, ossia che le banche riducano i titoli di Stato nazionali nei loro bilanci.

Il terzo motivo è di natura tecnica, come sottolinea il quotidiano economico: “Quando Mario Draghi ha tagliato i tassi sui depositi delle banche in Bce (a -0,50%), ha introdotto un meccanismo che alleviasse i dolori delle banche per questa misura. Il “tiering“: di fatto il tasso negativo non si applica a tutti i depositi in Bce, ma è stato introdotto un sistema di esenzioni.

Siamo alla vexata quaestio. Si legge ancora: “nel caso delle banche italiane – calcola Antonio Cesarano di Intermonte – verrebbero esentati dai tassi negativi depositi per 90 miliardi (oltre ai 15 miliardi della riserva obbligatoria).

“Per le banche italiane si tratta di una potenziale finestra di arbitraggio – spiega. Possono prendere a prestito fondi a tassi negativi sul mercato interbancario dei pronti/termine, e poi depositarli in Bce a tasso zero. In questo modo lucrerebbero sul differenziale, ma drenerebbero liquidità facendo salire i tassi dei p/t e di conseguenza dei BTp”.  Tradotto: l’effetto boomerang è dietro l’angolo.

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