Renzi tra verifica e crisi di governo

Il messaggio di fine anno di Mattarella ‘l’ho apprezzato molto. Sono felice che al Quirinale ci sia un galantuomo che interpreta al meglio il ruolo di garante delle regole che la Costituzione gli impone. Il passaggio su Europa e vaccini, poi, è stato semplicemente magistrale’,  dice, in un’intervista a Il Messaggero, il leader di Italia Viva Matteo Renzi:  ‘L’invito forte alla coesione è un passaggio che condivido totalmente. Abbiamo la più grande chance della storia degli ultimi trent’anni: una mole di risorse mai vista per ricostruire l’Italia. Non possiamo sprecarla. Ora o mai più. Il destino dell’attuale esecutivo dipende da Conte prima e dal Parlamento poi, non da me. Noi abbiamo messo per iscritto in due documenti le cose che non ci convincono.  Se però le nostre idee danno fastidio, andiamo all’opposizione. Conte ha detto che verrà in Parlamento. A mio giudizio ha sbagliato a chiudere così la verifica di governo. Ma se ha scelto di andare a contarsi in aula accettiamo la sfida.  Se qualche parlamentare vorrà appoggiare il governo Conte perché convinto dalle parole del premier, bene. Mi fa sorridere che chi è entrato in Parlamento per aprirlo come una scatoletta di tonno finisca col dipendere dalle mosse di Clemente Mastella’.
L’ex presidente del Consiglio pensa che il premier sia sicuro dei suoi conti, altrimenti avrebbe scelto la strada del confronto politico prima di andare in aula. Se invece andrà sotto, abbiamo varie soluzioni diverse che potranno essere valutate dal Parlamento e dal Capo dello Stato. Anticipare adesso la posizione di Italia Viva sarebbe mancare di rispetto al Quirinale. La Costituzione dice che la legislatura va avanti finché ci sono i numeri in Parlamento, non finché lo dice Conte.

I nodi che mettono in forse il governo Conte guardano al 7 gennaio, data in cui il premier potrebbe presentare al Consiglio dei ministri un nuovo pacchetto sul Recovery Plan. E’ da ritenere difficile una ricomposizione con Italia Viva, insoddisfatta di come il premier e il governo hanno gestito la messa a punto del piano.

Al Mef il ministro Roberto Gualtieri non sembra intenzionato a dare ascolto alle proposte renziane sull’utilizzo dei prestiti europei e sul deficit/debito che ne conseguirebbe.

‘O Giuseppe Conte accetta il confronto con i partiti che lo sostengono, o il suo governo avrà vita brevissima’,  sostiene Luigi Zanda, senatore del Pd molto vicino al segretario, in un’intervista al Corriere della Sera. Secondo il parlamentare, il premier ‘avrebbe dovuto aprire la verifica mesi fa’ in quanto ora, con il Recovery Fund alle porte, ‘al punto in cui sono arrivate le cose è difficile che si vada avanti senza un chiarimento vero, nei contenuti e sulla struttura del governo’.

Quanto all’ipotesi rimpasto, Zanda non si esprime limitandosi a sottolineare che ‘i governi di coalizione sono molto faticosi e chi li presiede deve sapere che il confronto anche rude con i partiti che lo sostengono sarà sempre il suo pane quotidiano’. La questione principale e’ che Conte deve aprire un confronto continuo con i partiti. Le fratture aperte da Renzi vanno affrontate con pazienza – aggiunge Zanda – e ricomposte nel merito, poi verrà il resto.

Le elezioni sono possibili? Non bisogna mai temere le elezioni – sottolinea Zanda – ma avremo fra poco un nuovo piano sui 209 miliardi europei e mi auguro che questi progetti consistano prevalentemente in investimenti che facciano lievitare il Pil e l’occupazione. L’alto debito che stiamo facendo si puo’ giustificare solo se fatto con la vista lunga per far crescere l’economia. E poi c’e’ da affrontare il tema del Mes.

Il problema reale è dato dal debito pubblico che sta arrivando al 160%, con una disoccupazione molto alta. Le risorse della Ue devono essere investite per far crescere la nostra economia del 2 o 3 per cento l’anno. Ed è questa la reale asticella che il piano sul Recovery deve superare. debito pubblico sta arrivando al 160%, con disoccupazione molto alta. Se non saremo capaci di investire le risorse della Ue per far crescere la nostra economia del 2 o 3 per cento l’anno, avremo fallito. Questa e’ l’asticella che il nostro piano sul Recovery deve superare.

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