Renzi tra referendum e Italicum

Renzi non si dice spaventato da un voto che potrebbe essere divisivo per il Paese.  Ho paura che un Paese si divida sul referendum? Io non ho paura della democrazia, del voto dei cittadini. Sono certo,  dice il premier,  che qualsiasi risultato sarà riconosciuto: vince chi vince, il rispetto delle regole vale per tutti: ‘Stando agli ultimi sondaggi, c’è un numero di indecisi molto alto, e c’è un numero ancora più alto di quelli che non hanno deciso se votare o no. Tutto è ancora da scrivere, non escludo che ci sia una vittoria netta da parte del Si o del No. La storia ci insegna che nell’ ultima settimana il vento prende una direzione, io mi auguro per il Sì’. Da De Mita a D’Alema, dal 1982 si cerca di superare il bicameralismo: ‘Spadolini nell’82, Bozzi nell’83, De Mita nel 1992, Nilde Iotti nel 1993,  poi la commissione D’Alema quella del patto della crostata, poi la riforma costituzionale la propone prima D’Alema poi c’è il Comitato dei saggi con Napolitano. 35 anni di lunghi dibattiti che chiedono la stessa cosa: superare il bicameralismo paritario, ridurre i costi, eliminare gli enti inutili, fare ordine nei rapporti tra Stato centrale e Regioni’. Ribadisce,  poi,  la propria disponibilità a modificare l’Italicum.  Sul punto, considerato dirimente per la minoranza interna al Pd che critica l’esito del combinato disposto tra legge elettorale e riforma costituzionale: ‘Massima disponibilità sull’Italicum, credo che dipenda più dagli altri. Se tu vuoi fare le leggi insieme, bisogna che tutti siano d’accordo’.

 

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