Renzi, tra immigrazione e vertice Ue

“Un vertice significativo, un grande passo avanti per l’Europa”, ha detto il premier Matteo Renzi in conferenza stampa a Bruxelles dopo il vertice sull’immigrazione. Per Renzi il rischio insabbiamento c’è in tutti i documenti Ue ma per la prima volta c’è una strategia. L’immagine dei 28 leader europei in piedi che osservano un minuto di silenzio per le vittime della strage del Canale di Sicilia è già il segno di quel cambiamento all’interno dell’Unione europea che Renzi auspicava. E che ha cercato con forza. Il premier è arrivato a Bruxelles per partecipare al vertice da lui stesso voluto e sollecitato dopo la più grande tragedia mai vista nel Mediterraneo con la consapevolezza che l’emergenza sbarchi non è più soltanto un problema dell’Italia e di Malta, ma è una questione di diritto umanitario, di sicurezza e di giustizia. Al tavolo che riunisce i 28 la questione è diventata meno semplice di quella che appariva e più complicata nelle soluzioni reali e tangibili. Nel corso di un vertice iniziato mentre da Washington arrivava la notizia dell’uccisione di Giovanni Lo Porto, vittima di un raid americano in Pakistan, la solidarietà dei leader per l’emergenza immigrazione affrontata dall’Italia è stata totale e palpabile, così come la disponibilità a interventi importanti come il rafforzamento di Triton sia economicamente che dal punto di vista dei mezzi a disposizione. Chiara la volontà di intervento anche per quanto riguarda una missione ad hoc per la distruzione dei barconi degli scafisti. Ma il nodo, come il premier sapeva fin dall’inizio, è sempre lo stesso ed è nella redistribuzione dei richiedenti asilo per i diversi paesi europei e non solo tra quelli di approdo. Tema che tocca direttamente gli interessi nazionali, in particolar modo quelli dei Paesi sotto elezioni come la Gran Bretagna. Non è un caso che il premier britannico David Cameron, arrivando al vertice, ha dato la massima disponibilità sulla fornitura di armi e mezzi, ma a condizione che le persone salvate non richiedano asilo in Gran Bretagna. Alcuni Paesi si sono dimostrati disponibili ad ospitare gli immigrati, hanno fatto delle aperture, ma, al momento, resta, sempre, la base volontaria dell’intervento. Il summit è stato preceduto a Roma da una riunione con i ministri Paolo Gentiloni, Angelino Alfano e Roberta Pinotti, insieme al sottosegretario Marco Minniti, per fare un punto sulla Libia e la lotta al terrorismo e a Bruxelles da un mini vertice a quattro con Merkel, Hollande e Cameron. I tempi, come sempre quando si ha a che fare con l’Unione europea, non saranno brevi, ma si è finalmente disinnescato un meccanismo che si era chiaramente inceppato. Renzi torna dunque a Roma soddisfatto con in tasca una serie di misure che se non bloccheranno immediatamente il dramma dei viaggi della speranza che spesso finiscono in tragedia, certamente rappresenta l’inizio di un percorso europeo in materia di immigrazione. E con la consapevolezza, come ha detto lui stesso, che finalmente qualcosa in Europa è cambiato. In realtà si è realmente andati oltre il cordoglio e le corone di fiori gettate in mare perché c’è una visione chiara di come rendere l’immigrazione tema di esclusiva competenza comunitaria. L’invio da parte di Regno Unito, Francia e Germania di navi e aerei e la triplicazione dei fondi destinati alla missione Triton e Poseidon sono le prime misure. Concordato anche un mandato all’Alto rappresentante per la Politica estera e di difesa europea Federica Mogherini per un piano di sicurezza in Libia, premessa per una missione di polizia internazionale. Lunedì prossimo il segretario generale dell’Onu Ban Ki-Moon sarà a Roma per parlare di Libia. Nessun accordo invece sui 5mila migranti da inserire in progetti pilota da distribuire nei vari Paesi europei. Il cancelliere tedesco Angela Merkel è stata chiara: «Non è stata stabilita nessuna cifra sul numero dei rifugiati che l’Ue è pronta ad accogliere». Secondo la Merkel tra i 28 non ci sarebbe stato accordo neppure sui nuovi margini operativi della missione Triton: «C’è una comprensione molto differente tra gli Stati membri su quello che Triton ci permette di fare». Renzi non è entrato nella questione tecnica della distruzione dei barconi o del blocco navale ma ha insistito sulla necessità di stabilizzare la Libia e nel frattempo agire sul fronte dei Paesi di provenienza con misure di cooperazione che verranno discusse presto in un vertice tra Unione europea e Unione africana a Malta. La Difesa sta in realtà predisponendo i suoi piani per la lotta agli scafisti. Noi, ha osservato il ministro Roberta Pinotti, parliamo di azioni mirate, poi saranno i tecnici a dire come vanno fatte queste azioni, perché questo è il loro lavoro e perché quando si prepara un piano militare svelarlo prima, in genere, non è utile.

Cocis

 

 

 

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