Elisa Simoni è conosciuta come ‘la cugina di Renzi’ ma in realtà ad essere cugini erano i loro nonni. Elisa è nata a Figline, poco distante da Rignano, il paese di Renzi.  Con l’ex premier e leader del Pd comunque si conoscono da una vita. Lei era assessore quando lui guidava la Provincia: ‘Ma non sono mai stata renziana’, afferma dicendo  addio al Pd.

La deputata Elisa Simoni va a rinforzare la squadra di Mdp, il movimento democratico e progressista di Bersani e,  in Toscana,   anche del governatore Enrico Rossi. Lo strappo era maturo da tempo. Simoni prima dell’addio ai democratici era approdata alla minoranza di Andrea Orlando. Poi la decisione di lasciare. L’annuncio a Renzi tramite un whatsapp, forse per ricalcare lo stile comunicativo dell’ex premier, la telefonata a Orlando che lei aveva sostenuto all’ultimo congresso, e a Roberto Speranza, del suo nuovo gruppo parlamentare.

La sua convivenza con il Pd renziano non era  stata semplice. Lei cresciuta da genitori comunisti, con i pugni chiusi e ‘Bella ciao’: ‘Mi è costato in termini personali,  l’ho dovuto spiegare a papà e mamma, che mi hanno cresciuta alle feste dell’Unità. Ma il dovere di un dirigente è quello di recuperare un elettorato che ci sta abbandonando.  Allora via, perché il Pd è diventato un’altra cosa, somiglia a Forza Italia del ’94, rincorre il voto moderato, con ricette della destra declinate con il vocabolario del populismo grillino. Meglio uscire e vestire un’altra casacca, per recuperare, auspica Simoni, quei milioni di elettori perduti ai quali il Pd non sa più parlare’.

Altra problematica è contrassegnata dal duello infinito  tra Matteo Renzi e Massimo D’Alema. ‘Matteo Renzi educa i suoi figli ad odiarmi’, dice D’Alema  al ‘Fatto quotidiano’.  D’Alema  in origine parlava bene di Renzi: ‘È un ragazzo giovane e brillante. È bravo’, diceva nel 2010 quando l’ex premier era sindaco  di Firenze.

Ma è  nel 2010 che Renzi lancia la campagna di ‘rottamazione senza incentivi per liberarci di un’intera generazione del Pd’. D’Alema crede di poter liquidare la faccenda con sufficienza: ‘È un vasto programma, ma inviterei a usare maggior buon senso. Se vogliono rottamarmi devono inseguirmi in giro per il mondo’.

Alla Leopolda del 2012 si capisce che Renzi fa sul serio: ‘L’Italia si può servire senza necessariamente stare appiccicati a una poltrona. L’estate sta finendo, il loro mandato no. Senza fare nomi: caro D’Alema, Veltroni, Bindi, Marini, avete fatto molto, ma ora anche basta!’. Poi, per tutta l’estate, va in giro dicendo rottamiamo Baffino!’.

D’Alema reagisce: ‘Renzi appartiene alla nomenklatura fin da piccolo. Se vince lui non c’è più il centrosinistra’. Bersani, che si gioca tutto nelle primarie contro Renzi del 2012, capisce che deve offrire una testa sacrificale alla voglia di rinnovamento che spira anche dalle sue parti. Vince le primarie e annuncia che D’Alema non sarà ricandidato alle Politiche. D’Alema  minaccia: ‘Ho deciso di restare, Renzi si farà male. Ci provi a cacciarmi’.

 D’Alema appoggia poi la corsa di Cuperlo contro Renzi alle primarie. Poi,  il nuovo leader Pd, presto premier, e D’Alema  si riappacificano.  Siamo nel 2014 e, al tempio di Adriano, si presenta il nuovo libro di D’Alema, ‘Non solo Euro’. Renzi ‘consiglia’ il libro del nemico, gli regala la maglia numero 10 di Totti, e i due si fanno immortalare sorridenti. Ma Renzi ha davvero promesso a D’Alema il posto che poi darà alla Mogherini, quello di rappresentante della politica estera della Ue? Si sa solo che quella nomina non arriva e, da lì in poi, le ostilità riprendono.

Secondo D’Alema, Renzi svilisce la storia del Pd.  Poi arriva il 2016, Renzi si gioca la partita della vita con il referendum costituzionale, D’Alema guida i comitati del No.  Il resto, compresa la guerra nel Pd fino alla scissione, è cronaca.  E siamo  al libro di Renzi, alle rivelazioni sul patto del Diavolo tra D’Alema e Berlusconi.  E siamo ai consensi in calo per il segretario del Pd.

Cocis