Renzi, sindacati e Confindustria

Il reale obiettivo di Renzi che ha convocato i leader di Cgil, Cisl e Uil, insieme al presidente di Confindustria, nella Sala Verde di Palazzo Chigi,  è chiaro ed è da intendere come coda della Direzione del Pd sul Jobs Act per riscrivere le regole della contrattazione.  Relativamente all’incontro con  Giorgio Squinzi il premier afferma: “Deve esserci un luogo in cui ci si guarda in faccia e si decide, sarebbe auspicabile insieme.  E’ urgente lavorare insieme a grandi progetti Paese e servono grandi idee e tanta fiducia.  Bisogna puntare su dieci idee, non di più. Dieci grandi progetti per crescita e fiducia”.  Preventivamente all’incontro,  il presidente di Confindustria  gela il premier sull’annuncio del governo per l’anticipo del Tfr in busta paga e dice: “L’unico reale beneficiario di questa operazione sarebbe il fisco  e nulla che possa nuocere ulteriormente alle imprese è tollerabile. Su  questo,  e su questa  strada, la risposta è semplice, ed è no”. A seguito di questa fredda dichiarazione di Squinzi anche Palazzo Chigi retrocede e con Carlo Calenda, viceministro dello Sviluppo economico,  dice: “Ascolteremo le piccole imprese, per loro il Tfr è un elemento fondamentale di liquidità, da cui dipende la capacità di investire ed andare avanti. Se non ci sarà una soluzione che le manterrà indenni su questo fronte, su quello dell’indebitamento e della capienza dei castelletti, l’operazione non si farà”. In realtà il problema vero e reale è strettamente vincolato alla produttività che è rimasta ferma in Italia mentre, diversamente, è cresciuta in altri Paesi europei, a cominciare dalla Germania. Qualcosa non funziona, anche perchè le imprese italiane investono poco in innovazione ed in formazione del capitale umano,  e c’è forte distonia tra dinamiche retributive e produttività. Il cuneo fiscale e contributivo fa crollare la competitività dei nostri prodotti. L’ordine del giorno di martedì contiene i temi di un possibile scambio: legge sulla rappresentanza sindacale in cambio di una accentuazione della contrattazione e dove gli incrementi di produttività possono essere trasferiti in busta paga. Implicito il declino del contratto nazionale di categoria. Il salario minimo per legge che prefigura un nuovo modello di contrattazione basato sulla legge del salario minimo.  Probabilmente ai sindacati di Cisl e Uil non piacerà l’idea della legge sulla rappresentanza sindacale, perchè fortemente legati alla difesa dell’autonomia dei sindacati. Con la legge sulla rappresentanza si porrebbero premesse per estendere in tutte le aziende la contrattazione. Questo, ovviamente, si scontra con le caratteristiche del nostro sistema produttivo composto prevalentemente da imprese piccole che non vogliono aprire le porte al sindacato.  La discussione sulla rappresentanza è comunque  già incardinata nella Commissione Lavoro della Camera dove sono state presentate diverse proposte di legge. L’incontro di martedì sarà improntato quindi  al superamento degli ostacoli e degli imprevisti nati da un confronto tra le parti.

Cocis

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