Italian Prime Minister Matteo Renzi during an interview with the journalist Beppe Severgnini in Milan, 11 July 2016. ANSA/ MATTEO BAZZI

Renzi: ‘Referendum a Ottobre o inizio Novembre’

‘Sarà ragionevolmente a ottobre, poi  se escludiamo il 30 ottobre perché c’è il ponte, a naso potrebbe essere il 6 novembre’,  afferma il premier Matteo Renzi a Corriere.it, rispondendo a Beppe Servignini sulla data del referendum costituzionale. ‘Ci sono le leggi, dipende da Corte di Cassazione, io se dovessi dirle una scommessa, dico a ottobre. A mio avviso lo spacchettamento non sta in piedi, nel senso che capisco che semplificherebbe la comprensione se la domanda fosse secca ma è in ballo la Costituzione,  la Costituzione ha delle regole e la maggioranza dei giuristi dicono che non è possibile spacchettare e fare il referendum à la carte’.  Renzi, in pratica, rifiuta lo spacchettamento e affida le decisioni, su richiesta eventuale di  un quinto dei deputati e dei senatori, alla Cassazione e, in ultima istanza, alla Corte Costituzionale. Fatta sempre salva la competenza delle ‘Corti’, come lui ha chiamato i due organismi chiamati eventualmente a decidere.  Il presidente del Consiglio ha voluto dire chiaramente la sua, liquidando lo spacchettamento.  ‘Mai utilizzare le istituzioni per regolare i conti con la minoranza interna’, continua,  spiegando che è questo l’insegnamento che trae dal referendum su Brexit, scaturito, tra l’altro, da un accordo tra il premier David Cameron e la sua minoranza. Hanno ridotto tutte le stime di crescita dopo Brexit e ci sarà a breve un rallentamento dell’economia per l’Europa ma nel medio periodo i danni li sentiranno più gli inglesi. Ad esempio noi stiamo provando con Beppe Sala a portare a Milano un po’ di istituzioni finanziarie che sono a Londra e stiamo ragionando sull’ipotesi di un passaporto europeo a chi studia alla Bocconi.  Dopo Brexit è fondamentale che ci sia più buonsenso in Ue, che le banche tornino a fare prestito agli artigiani e alle  pmi, servono regole più umane per le persone dopo che negli in ultimi anni sono apparse a beneficio degli istituti di credito e della finanza varia. Stiamo discutendo e ragionando ma io penso che si può risolvere tutto con il buonsenso applicando le regole in vigore.  Probabilmente Renzi è rinfrancato dall’accordo ‘a portata di mano’ nell’Unione Europea sul salvataggio delle banche, anche quelle italiane, per sottrarle alla speculazione finanziaria in atto dopo il trauma della Brexit, ed evitare così nuove tensioni economiche e sociali. Sulla prospettiva di cambiare la nuova legge elettorale della Camera, chiamata Italicum, Renzi è tornato a ricordare l’ovvio diritto del Parlamento di intervenire. Un diritto che al momento non corrisponde però ad un diritto,  o a un dovere d’intervento,  del presidente del Consiglio e del suo governo, dove pure non mancano esponenti, come Dario Franceschini, di orientamento diverso. Anche a costo di deludere l’editore  della ‘Repubblica’, Carlo De Benedetti.  Che e pronto a votare no alla riforma costituzionale se prima del referendum non ci fosse quanto meno un impegno chiaro e solenne del governo a cambiare una legge elettorale che avrebbe, fra i vari inconvenienti, quello di assicurare la prossima volta ai grillini la vittoria, col premio di maggioranza alla lista più votata, e non alla coalizione.

Roberto Cristiano

 

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