Renzi orgoglioso per l’ok al ddl scuola

“Contento” dell’esito del voto alla Camera, Matteo Renzi si gode il primo via libera al Ddl sulla scuola. “Grazie a deputati e deputate che hanno trasformato idee e riunioni sulla scuola al Nazareno in buona legge. Orgogliosi della vostra tenacia. Viva il Pd”, ha scritto il premier in un sms inviato, con Ettore Rosato e Matteo Orfini, subito dopo l’approvazione della Camera con 316 sì e 137 contrari. Una performance, in realtà, che accosta la ‘Buona scuola’ al Jobs act in fondo alla classifica delle riforme più votate a Montecitorio. Sul Ddl all’appello per il voto non hanno risposto 40 deputati Pd. Tra questi, sono state 28 le assenze ‘politiche’ della minoranza che hanno preso carta e penna per rivolgersi ai senatori: “Siamo convinti che il contributo e l’impegno del Senato possano condurre a ulteriori e necessari cambiamenti”. Non, però, una dichiarazione di guerra in vista del passaggio a palazzo Madama. Questo, viene spiegato dalla stessa sinistra Pd: “Nessuno monterà sulle barricate, lo spirito è costruttivo con l’intenzione di migliorare il provvedimento”. E per adesso la via del dialogo resta quella maestra, come dice lo stesso ministro Maria Elena Boschi: “Al Senato abbiamo un altro passaggio altrettanto significativo e quindi ovviamente riaffronteremo alcuni punti che sappiamo sono ancora discussi nell’esame al Senato”. Il passaggio di palazzo Madama è estremamente delicato e non a caso se ne parlerà nella prima settimana di giugno, dopo la tornata elettorale, quando si spera che le tossine delle urne saranno riassorbite, magari in virtù di un buon risultato del Pd. Se formalmente la disponibilità ai cambiamenti viene ribadita, sui punti indicati dalla minoranza Pd come essenziali da modificare, ovvero, chiamata diretta dei presidi, assunzione insegnanti abilitati di seconda fascia, risorse alle statali, la possibilità di arrivare ai cambiamenti appare davvero prossima allo zero. La scadenza per il testo resta quella del 15 giugno, in modo da consentire ai precari assunti dalle liste Gae (Graduatorie ad esaurimento) di essere operativi con l’avvio dell’anno scolastico. Per allora la ‘Buona scuola’ dovrebbe essere approvata al Senato per poi tornare alla Camera per il via libera definitivo. “Ce la faremo, anche lavorando di notte, anche cambiando il testo, se il Senato non si incarta”, è quanto ripetuto da maggioranza e governo dopo il via libera della Camera. Ma i rischi sono molti, le insidie al Senato sono sempre dietro l’angolo, a partire dalla pioggia di emendamenti con cui potrebbe essere bersagliato il testo. I numeri del governo al Senato sono ballerini e quelli della minoranza Pd più determinanti. Così, a mezza bocca, si agita di nuovo lo spettro della fiducia. Però al Senato, non a Montecitorio: “A giugno alla Camera abbiamo il calendario già pieno, tra conflitto di interessi e riforma della Pa. Non ci sarà tempo da perdere. Con la fiducia al Senato il Ddl scuola sarebbe legge senza tornare alla Camera. Fuori dal palazzo non c’è grande ostilità alla riforma. E se, come può essere, le regionali andranno bene sarà tutto più facile.”. Che ne voglia dire Renzi, le amministrative che si terranno a fine mese avranno un peso importante per la sua maggioranza, soprattutto alla vigilia dell’avvio dei lavori al Senato. C’è chi fa notare che il consenso alla riforma della scuola alla Camera è stato basso, con 316 voti, uguali a quelli del Jobs Act. Le regionali che si volgeranno a fine mese sono importanti per comprendere che consensi sta raccogliendo il Partito Democratico e per la stessa tenuta della maggioranza. Una protesta forte al Senato potrebbe essere fatale per la tenuta della stessa maggioranza e su questo fanno perno anche i sindacati che lunedì prossimo avranno un incontro con il Ministro Giannini. I sindacati della scuola hanno deciso, oltre a iniziative sul territorio e a una fiaccolata il 6 giugno, lo sciopero di un’ora nelle prime due giornate degli scrutini programmati nelle classi intermedie, nel rispetto delle norme, delle famiglie e degli studenti. “E’ importante che questa riforma vada avanti e che i professori siano coinvolti” ha dichiarato il premier, Matteo Renzi, invitando a non fare, della scuola, “un terreno di scontro”.  Il blocco degli scrutini sarebbe un errore clamoroso perché va contro i ragazzi e le famiglie. E ha lanciato una frecciata ai sindacati: “Il punto è: possiamo dire che l’Italia è di tutti e non solo dei sindacati? Si, possiamo dirlo”.  Il passaggio del ddl in Senato sarà sostanziale e non formale, perché i pilastri del provvedimento non saranno toccati. L’evoluzione condivisa del testo, ha fatto notare la titolare del dicastero di viale Trastevere, per opposizioni, sindacati e piazza sono invece solo ritocchi. Operazione di maquillage che non basterà a placare gli animi. A settembre, quando suonerà la prima campanella dell’anno scolastico, sempre che il Senato confermi quanto è uscito dalla Camera, sono parecchie le novità che prof e studenti troveranno tornando in classe:  presidi che potranno scegliere la propria squadra di prof, materie potenziate (Arte, Musica, Diritto, Economia, Discipline motorie),  discipline opzionali (curriculum flessibile),  la possibilità per gli studenti (liceali inclusi) di fare esperienze di lavoro in azienda, in enti pubblici, musei, ma anche all’estero e d’estate. La protesta, al momento, comunque dilaga in tutta Italia.  A Lecce, Foggia, Salerno, e tante altre città d’Italia, tanti lavoratori della Scuola si sono dati appuntamenti davanti alle Prefetture, bloccando anche il traffico per protestare contro il Ddl, soprattutto contro la norma che prevede i super poteri ai presidi che potranno assumere i docenti che vogliono. La Scuola è diventata una polveriera e i lavoratori andranno avanti nelle lotte per i mesi di maggio e di   giugno.

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