Renzi ed il tomahawk

Il premier Matteo Renzi ha pragmaticamente acceso i riflettori sulla revisione della macchina burocratica dello Stato,  chiarendo che avverrà in un modo assolutamente condivisibile e fissa il prossimo consiglio dei ministri  nella data del13 giugno  per il varo definitivo delle misure da adottare. Chiarisce che è lieto di presentare  un ulteriore tassello della sistematica operazione di cambiamento del paese,  che avverrà attraverso una riforma della Pubblica amministrazione che, si badi bene, non vuol dire agire contro i lavoratori e le lavoratrici. In questo modo afferma:”Ogni tipo di riforma avrebbe le gambe corte.”.   Il governo punta comunque ad un “tentativo” di cambiamento radicale nella Pa. “Noi offriamo  40 giorni al confronto per la riforma. Per la discussione dei dipendenti e delle forze sindacali,  se vogliono fare avere la loro opinione,  e del mondo produttivo. Non è una generica apertura di dialogo ma è l’ indicazione di scelte di fondo”. Ed è con queste precise parole che  Matteo Renzi presenta la riforma.  Il discorso e la proposta decisionale che ne verrà fuori, anche attraverso un decreto legge, non è un semplice discorso contro i fannulloni,  ma qualcosa di molto più forte ed intenso. Il nodo di interconnessione resta sì quello di rendere più facili i rapporti tra cittadino ed uffici pubblici, cosa questa che richiede comunque  un totale cambiamento nell’organizzazione del lavoro delle pubbliche amministrazioni. Il punto di fondo è  un altro, ed è quello che  Renzi sta affrontando con questa riforma la battaglia politica più ostica  e difficile del suo programma di governo. Parliamo di ridisegnare la struttura stessa dello Stato,  consolidatasi attraverso centocinquanta anni di unità del Paese che  ha generato una struttura di potere straordinariamente ben piantata al suolo. Pensiamo ad esempio che il premier parla di tagli delle prefetture, già in un lontano passato perorata ma mai attuata. Taglio poi dei permessi sindacali,  che hanno favorito di fatto una creazioni di piccoli corpuscoli di sindacati. Riorganizzazione infine  delle competenze  ora affidate ad una miriade di enti ed agenzie terribilmente disperse sul territorio. Grande raziocinio e grandi lodi per il programma di Renzi. Riuscirà poi a trasformarlo in norme di legge tali da modificare il tutto partendo dalla base? I governi purtroppo devono affidarsi alla volontà della pubblica burocrazia ed teniamo  analoghi provvedimenti presi da precedenti governi si sono arenati a causa di ostacoli nati all’interno della pubblica amministrazione. Questo potrà far comprendere bene l’apertura di Renzi riguardo i lavoratori e le lavoratrici. L’obiettivo non è il singolo ma la struttura stessa,  ed è stata disseppellita  l’ascia di guerra. Il tomahawk.

Cocis

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