Il segretario del Partito Democratico Matteo Renzi ospite al Maurizio Costanzo Show a Roma, 24 maggio 2017. ANSA/CLAUDIO PERI

Renzi e la rottamazione…

‘La parola rottamazione non la mettero’ mai in soffitta. E’ la mia parola. Ma condivido Richetti quando dice di essere piu’ inclusivi’,  afferma Matteo Renzi a Rtl. Ma non ne posso piu’ di parlare di noi. C’e’ un italiano interessato a chi torna in Parlamento? Che gliene frega a cosa accade in Parlamento. Smettiamo,  aggiunge il segretario Pd,  di parlare di noi. Saremo credibili se parliamo di tasse, di pensioni, non di correnti interne.

‘Ho sbagliato a comunicare, ad esempio, ho presentato gli 80 euro come una televendita’,  ha detto l’ex premier, ma con un accento meneghino, imitando un po’ la voce di Silvio Berlusconi. Il conduttore, notando l’inflessione particolare, gli chiede: ‘Ha fatto la voce di Berlusconi o Vanna Marchi’. E Renzi, risponde: ‘A tutti e due, senno’ creiamo un caso politico’.

‘A D’Alema gli auguro lunga vita. Auguri’,  afferma  Renzi citando la frase di D’Alema secondo cui vivra’ per contrastare la carriera politica del segretario Pd.

La staffetta del febbraio 2014 con Enrico Letta al governo del Paese non fu un’oscura manovra di palazzo. Parola di Matteo Renzi. Nel libro ‘Avanti’, che oggi viene presentato dall’autore, l’ex premier smentisce cronisti politici e commentatori e racconta la sua versione.

Il primo a suggerirgli di sostituire Letta alla guida dell’esecutivo in virtù della vittoria alle primarie sarebbe stato Roberto Speranza, allora capogruppo del Pd, con queste parole: ‘Matteo, così non andiamo da nessuna parte. Rilancia tu il Paese, andando a governare’. Nessun ‘golpe’ dunque, ma la decisione di un cambio di passo nata in seno al Pd, in accordo con la minoranza bersaniana.

 Nell’interpretazione di Renzi, Letta non fu usurpato del potere, in quanto nel 2013 non era approdato al governo grazie a una investitura popolare. E qui un altro colpetto basso: ‘L’unica volta in cui Enrico si era candidato alle primarie, nel 2007, aveva raccolto la miseria dell’11 per cento di voti. Più o meno la stessa percentuale di Civati qualche anno più tardi’.
Insomma, se il Pd decise semplicemente di cambiare cavallo fu perché quel governo non si muoveva e non invece, come rivelato dalle cronache di quei giorni, perché i renziani avessero ordito complotti segreti: ‘L’idea che si sia trattato di una coltellata alle spalle è una fake news, alimentata da un nutrito club di editorialisti monotoni’.

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