Renzi e Berlusconi blindano l’Italicum

Il voto finale sulla legge elettorale ci sarà la prossima settimana come stabilito dalla Conferenza dei capigruppo del Senato. L’Aula si riunirà in mattinata dalle 9.30 fino alle 15 e di nuovo dalle 19.00 alle 22. Domani si voterà tutto il giorno e venerdì fino alle 12. Solo M5S ha votato contro questo calendario. “Una giornata importante per le riforme e la legge elettorale, non sono cose lontane dalla gente: avremo un vincitore la sera delle elezioni, mandiamo in soffitta le liste bloccate e più della metà eletti con le preferenze ed il resto con i collegi. Non subiremo poteri di veto dei piccoli partiti e governo durerà 5 anni. Con buona pace dei frenatori noi andiamo avanti con prudenza, saggezza, buon senso e equilibrio”, ha affermato Renzi in conferenza stampa a Palazzo Chigi. Non si può “aspettare, rallentare perché l’Italia ha già rallentato troppo e nei campi sbagliati. E’ il momento di accelerare sulle riforme perché siamo qui per non perdere neanche un minuto. Siamo qui per fare cose che in 30 anni non ha fatto nessuno:legge elettorale, sfatare tabù ideologici sul mondo del lavoro, nella Pubblica amministrazione ed ora il mostro sacro del sistema del credito. Se c’è un marchio di fabbrica del Governo è questo”. In un clima di altissima tensione il Senato ha iniziato a votare la legge elettorale e potrebbe essere approvato un emendamento che recepisce il nuovo Italicum ed arrivare al voto finale già la prossima settimana. Tensione dovuta allo stratagemma usato dalla maggioranza per aggirare l’ostruzionismo delle opposizioni, grazie a quello che è stato definito il “super canguro”. Molta tensione c’è anche sul merito della riforma, con una spaccatura nel Pd, nel quale i bersaniani annunciano che non voteranno la legge. Un “niet” che però sarà compensato dai senatori di Fi fedeli a Berlusconi, il quale ha anche lui dei “frondisti” pronti a mettere in discussione il Patto del Nazareno. Alla fine Renzi otterrà dal Senato la riforma elettorale con il premio in seggi al partito vincitore ed i capilista bloccati. Questo significa che il Pd diventerà ancor più il partito del premier, poco propenso ad i compromessi interni. Renzi è stato molto chiaro anche con Berlusconi, che asseriva di non poter garantire per tutti in Forza Italia, ed al quale il premier ha detto con durezza: “Sia chiaro che sul premio alla lista andiamo avanti comunque, anche senza di voi. Ma se non accettate l’emendamento Esposito, ci riteniamo liberi e sciolti. Il patto del Nazareno salta e saltano anche i capilista bloccati”. Berlusconi, a questo punto, capitola. Il testo del senatore democratico Stefano Esposito spiana la strada all’Italicum spazzando via in un colpo solo migliaia di emendamenti. In sostanza si tratta di un emendamento che recepisce i contenuti dell’accordo sul nuovo Italicum e che, soprattutto, è scritto in modo tale da essere votato tra i primi, è infatti il diciassettesimo, ed una volta approvato farà decadere il 90% degli altri emendamenti e, secondo Renzi, in 72 ore si potrà così arrivare all’approvazione della legge da parte del Senato. In Aula sono fioccate le proteste, con la richiesta di dichiarare inammissibile il testo di Esposito, o di permettere di sub-emendarlo, come si fa con gli emendamenti del governo alle normale leggi. Richieste respinte dalla presidente vicario di palazzo Madama Valeria Fedeli. Insomma l’Italicum 2, non dovrebbe rischiare benché i voti di Fi sarebbero a questo punto determinanti. E un sì di Fi al cosiddetto “super canguro”, strattagemma che ha fatto infuriare non solo i 29 bersaniani, ma anche M5s, Sel e Lega, che aveva presentato 44.000 emendamenti e pensava di inchiodare governo e maggioranza fino a dopo l’elezione del Presidente della Repubblica. Per aggirare l’ostacolo dell’ostruzionismo, che mette a rischio l’approvazione della legge prima dell’elezione del Presidente, e salvare i capilista bloccati, Renzi utilizza il sistema cosiddetto del canguro, già visto in azione durante l’iter della riforma costituzionale la scorsa estate. Consente di votare gli emendamenti raggruppando quelli uguali o dal contenuto analogo: votato il primo, non conta se approvato o bocciato, decadono tutti gli altri. In realtà l’applicazione del “canguro” è ammessa anche rispetto alle leggi costituzionali e sarà finalizzata ad evitare gli emendamenti seriali simili, per evitare di votare più volte sulla stessa cosa. Non è la prima volta che il “canguro” viene utilizzato in Senato perché vi fece ricorso il centrodestra nel 2002 e nel 2004, quando il presidente era Marcello Pera, e che questa prassi consolidata venne inaugurata dal presidente Nicola Mancino nel 1996 in analogia all’articolo 85 del Regolamento della Camera. Maria Elena Boschi ha lanciato un appello ai dissidenti a ripensarci per difendere l’unità del partito, ma ha aggiunto di essere tranquilla per i numeri in Aula, dato che Forza Italia ha assicurato il suo appoggio.

Cocis

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