Non lo volevo ma lo rifarei. Matteo Renzi, in una intervista ad Agora’ registrata ieri, conferma la sua linea sulla ‘staffetta’ con Enrico Letta a palazzo Chigi: “E’ stato sicuramente per me un problema personalmente, non lo volevo fare, volevo immaginare un percorso diverso. Davvero, vedetevi le immagini di quella direzione perche’ poi e’ stata ricostruita una storia totalmente altra. Io dopo le primarie per tutto gennaio mi sono occupato solo di questioni istituzionali facendo l’accordo sulle riforme con Berlusconi. Non e’ assolutamente vero che mi occupassi quotidianamente del governo. Il problema e’ che il governo purtroppo non funzionava, se cerca di ricordarsi qualcosa di quel governo l’unica cosa e’ l’aumento dell’Iva”. “Nel libro scrivo semplicemente – afferma il leader Pd – che il Pd per un esercizio di democrazia interna, su proposta della minoranza del partito e voto favorevole della maggioranza, decise un cambio della guardia. E quel passaggio non e’ stato un complotto ma democrazia. Io l’avrei voluto evitare ma per l’Italia e’ stata una cosa sacrosanta perche’ quel governo era totalmente fermo. La rifarei perche’ era giusto farla per il Pd e per l’Italia. Mi dispiace molto dal punto di vista personale perche’ ha segnato una frattura”.
C’e’ dispiacere, umanamente, per l’uscita di Bersani dal Pd? “Umanamente molto, tutte le uscite mi dispiacciono, la prima fu quella di Civati, Bersani, non dico D’Alema perche’ non sarebbe credibile. Ma un partito e’ una comunita’ di persone che prova a cambiare il Paese non possiamo tutti i santi giorni litigare dalla mattina alla sera: se qualcuno sta solo per litigare e’ chiaro che il giochino si rompe. Quello che a me interessa non e’ discutere sulle piccole fratture personali ma di quel che serve al Paese anche perche’ fuori dal Pd ci sono i populismi che fanno paura molto piu’ di quel che si pensi”.