Renzi apre il paracadute per la Boschi

‘Il sottosegretario Boschi si candiderà in più di un posto, come tutti gli altri. Come io mi candiderò in Lombardia e Campania, lo stesso faranno gli altri’,  ha detto il leader dem, Matteo Renzi, a ‘Otto e mezzo’ su La7: ‘Mi accuseranno comunque di aver scelto fedelissimi: mi hanno accusato di tutto, anche dei sacchetti di plastica. Ma valutiamo i nomi del Pd: si candideranno Gentiloni, Padoan, persone in prima linea nella lotta alla criminalità, chi si batte a favore dei vaccini’.

Al Nazareno si lavora ad una mappa dei collegi, da quelli sicuri a quelli certamente persi, passando per quelli contendibili, e si ragiona su come disporre le pedine. La più ingombrante resta Maria Elena Boschi, e ieri Renzi ha smentito la voce che sarebbe stata candidata solo in un collegio, senza il paracadute del proporzionale: ‘Sarà ricandidata e vedremo dove, penso in più di un posto come tutti gli altri. Come me che mi candiderò sia nel collegio di Firenze e poi ragionevolmente in Lombardia e Campania’. Paolo Gentiloni sarà capolista nel proporzionale, in più circoscrizioni possibili. Quanto a Renzi, è lui stesso a spiegare: ‘Sono pronto per la campagna elettorale: il mio collegio sarà Firenze. Passo dall’auto blu alla vespa blu: andrò casa per casa’.

Nelle quali frò un elenco, noiosissimo, di cento risultati raggiunti dai nostri governi, dall’Expo alle tasse, e per ciascuno di questi indicherò un obiettivo: ‘Quattro anni fa l’Italia era in crisi nera. Adesso il Pil cresce, l’occupazione sale, la fiducia di consumatori e imprese è ai massimi livelli’. Sul risultato del Pd, spiega, speriamo di far meglio della volta scorsa, quando con Bersani il Pd raccolse il 25%.

Intanto il Pd approfitta degli scivoloni degli avversari: l’incauto Pietro Grasso è inciampato sulla boutade del ‘via le tasse universitarie’, e ieri lo stesso Bersani si doveva arrampicare sugli specchi per giustificare la insolita sortita. Dal Nazareno parte all’attacco Tommaso Nannicini, spiegando che si tratta di una proposta ‘non solo demagogica ma anche fortemente regressiva’. I meno abbienti, ricorda, già non le pagano.

Maria Elena Boschi è  la figura che ha trascinato l’intero Partito democratico nella sua vicenda familiare e territoriale. È in lei, più ancora che in Renzi, che si riassume tutta la parabola di questa legislatura: dalla straordinaria opportunità conquistata da un gruppo di giovani outsider di scalare i vertici dello Stato, occupare le istituzioni e la guida del governo, riformare la Costituzione e la legge elettorale, cambiare in profondità il rapporto tra i cittadini e lo Stato, senza incontrare resistenze, anzi, raccogliendo l’acclamazione di notabili, imprenditori, intellettuali, editorialisti, osservatori internazionali, fino al ribaltamento degli ultimi mesi, nei sondaggi riservati e nelle conversazioni di Palazzo. Il fattore Boschi  porta giù il consenso per  colpa del caso di Banca Etruria, riaperto con la commissione parlamentare di inchiesta sulle banche nelle ultime settimane di legislatura.

La Boschi è stato l’anello di congiunzione tra i due governi e tra i due premier, presente in una posizione di rilievo in entrambe le squadre. Gentiloni, in questo momento, è il premier in carica, e si è attenti a cosa  succederà nei prossimi mesi, dopo il voto. E nessuno può escludere che il governo vada avanti anche all’inizio della prossima legislatura, nell’impossibilità di formare in tempi rapidi una nuova maggioranza.

Cinque anni fa la Boschi stava per compiere 32 anni, era quasi sconosciuta al pubblico nazionale, si presentava come avvocato e responsabile dei comitati elettorali di Renzi per le primarie del 2012 per la candidatura a premier del centrosinistra in cui il sindaco di Firenze era stato sconfitto da Pier Luigi Bersani. Alla fine della legislatura ha quasi 37 anni, nel suo curriculum può vantare l’incarico di ministro delle Riforme nel governo Renzi e poi quello di sottosegretario alla presidenza del Consiglio nel governo Gentiloni, un potere che in pochi politici hanno accumulato alla sua età nella storia repubblicana.

 Maria Elena è stata il volto del governo, con il ruolo non formale, ma effettivo,  di numero due della squadra che andava molto oltre le deleghe formali attribuite al suo ministero, come ha fatto in occasione dei contatti ripetuti con il mondo finanziario e economico per la questione di Banca Etruria.

Mai autorizzata dal ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan,  e senza neppure informarlo dei suoi colloqui, la Boschi ha incontrato tutti: ‘Il presidente della Consob ~ Giuseppe Vegas, il vice-direttore  generale di Banca d’Italia Fabio  Panetta, il direttore generale di Veneto Banca Vincenzo Consoli, in visita alla casa della famiglia Boschi a Laterina’.

Nel 2013, quando era ancora una semplice deputata, incontrò anche Samuele Sorata, direttore generale della Banca popolare di Vicenza di Gianni Zonin. E infine, l’amministratore delegato Ghizzoni che ha taciuto per mesi prima di rivelare quello che ormai era noto a tutti.

Ora il fattore Boschi diventa l’elemento decisivo della campagna elettorale, forse costretta a candidarsi lontano dalla Toscana, il territorio, da cui tutto è partito.

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