Regno Unito tra ‘Brexit’ e ‘Britannia’

In Europa non ha fatto certo scalpore la posizione d’autoritarismo degli inglesi nei riguardi della Ue. La stampa dice, che alla Gran Bretagna si è riconosciuta una sorta di ruolo atipico con l’applicazione sui generis a ‘Statuto Speciale’, alias Sicilia. Si dice che è stato il prezzo da pagare perché Cameron si presentasse al prossimo referendum con il ‘Si’ all’Eu. Detto questo va considerato che il fronte del ‘No’ è ampio e non è rappresentato dal solo Farange, ma anche da diversi ministri della squadra di Cameron. Non sembra basti la dichiarazione di Cameron: ‘Noi non parteciperemo mai al gruppo dell’Eu uniformandoci’. In questa dichiarazione sembra prevalere il sentimento colonialista inglese che nei rapporti con gli altri popoli ha sempre lavorato per educarli alla sottomissione. Mi fa piacere ricordare, all’uopo, la vicenda legata al ‘Britannia’, lussuosissimo panfilo della Regina Elisabetta che, il 2 giugno 1992, gettò l’ancora al largo di Civitavecchia. I più grandi banchieri anglo-americani lo affittarono a peso d’oro con lo scopo di avere un luogo sicuro in cui poter ‘chiacchierare’ con gli italiani. Su quel panfilo l’Italia venne svenduta alle banche internazionali e venne decisa la scellerata privatizzazione dei principali beni dello Stato italiano. La Sip, le autostrade, Eni, le Ferrovie dello Stato, le Poste e addirittura la Banca d’Italia. Dopo la riunione galleggiante tutto venne privatizzato e svenduto alle banche. Il nodo cruciale dell’intera vicenda delle privatizzazioni sta nel fatto che non sono state approvate per risanare il Bilancio dello Stato, per aumentare la competizione tra le varie aziende, favorire il libero mercato e rendere più efficiente il servizio, ma soltanto per favorire le grandi banche padrone del mondo. Addirittura fu venduta la Banca D’Italia, il bene supremo della collettività e simbolo della sovranità monetaria del popolo. Da allora si chiama Bankitalia ed é in mano alle banche private italiane, commissariate dalla Bce e in balia dei mercati finanziari, guarda caso gestiti, con le più abili speculazioni finanziarie, da quei ricchi banchieri che affittarono il panfilo dalla vecchia inglese e giunsero a Civitavecchia per comprare l’Italia. Sul ‘Britannia’, personaggi di destra e sinistra, per la prima volta nella storia d’Italia a braccetto, si piegarono all’unisono alle banche straniere. Svendettero la nostra sovranità e calpestarono la democrazia. Avvenne un vero e proprio smantellamento dello Stato imprenditore. Ma nel ‘Britannia’ al largo di Civitavecchia, i patti erano questi? Viene il dubbio, perché per come si sono messe le cose si annusa che la fine definitiva delle ambizioni del ‘Britannia’ sia prossima, tanto che si presuppone presto un altro viaggio di un ‘Nuovo Gruppo’, nel qual caso speriamo si faccia sull’Amerigo Vespucci, nel basso Mediterraneo, magari in Sicilia. L’Europa a due velocità non si può fare ghettizzando un ‘Sud Europeo’. A quando gli Stati Uniti del Mediterraneo? Anche la ‘Sala Quadro Londra’ potrebbe ancora gestire una nuova fase di affarismo con maggiori margini di manovra in uno scacchiere più ampio…

Gerardo Rosa Salsano

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