Regione Toscana e ‘legge fine vita’: legiferare sul suicidio assistito non è competenza regionale

La legge sul fine vita approvata dalla Regione Toscana spacca il Pd. All’indomani dell’approvazione, fortemente criticata dal centrodestra locale e nazionale e dal mondo cattolico, con le Acli che hanno parlato di «bandierina elettorale», si fa sentire anche l’area cattolica dem. Gli ex parlamentari Silvia Costa e Stefano Lepri, oggi compenti della direzione nazionale, hanno bollato come «discutibile» il fatto che «la Regione Toscana abbia voluto legiferare sul suicidio assistito, in assenza di un quadro normativo nazionale».

«La Consulta – hanno ricordato – ha infatti sollecitato il Parlamento a farlo, non le singole Regioni, trattandosi di normativa sui diritti civili che è competenza nazionale, anche per garantire uniformità di trattamento». «Nella legge della Toscana – hanno proseguito Costa e Lepri – non sono poi chiaramente indicate le condizioni congiunte, previste nella sentenza della Corte costituzionale, che devono essere attentamente verificate prima di autorizzare il suicidio assistito».

«Si tratta pertanto di una fuga in avanti, quando invece si dovrebbe fare ogni sforzo per cominciare a discutere in Parlamento la proposta di legge a prima firma Bazoli, che può consentire un alto punto di sintesi politica», hanno concluso i due, non solo evidenziando di fatto come la legge rappresenti un pasticcio sia dal punto di vista normativo che politico, ma anche dando voce a quella parte moderata del partito che più volte si è trovata a disagio di fronte alle accelerazioni ideologiche.

A sottolineare che «la legge sul fine vita debba essere regolata dal Parlamento perché è una cosa molto importante» è stato anche il senatore Andrea Crisanti. «Personalmente non credo che le Regioni, sebbene abbiano emesso delle direttive, abbiano poi effettivamente la legittimità per farlo. Non sono un esperto di diritto, ma penso che si abbia qualche dubbio su questo», ha proseguito, aggiungendo che «io sul Fine vita potenzialmente sono d’accordo, perché ci sono persone che soffrono tantissimo a causa di queste condizioni, ma è necessario che la legge sia fatta in maniera tale da garantire e verificare la totale libertà e indipendenza, senza influenze esterne di alcun tipo». Anche per la vice capo delegazione del Pd a Bruxelles, Alessandra Moretti, «le Regioni non possono sopperire il vuoto normativo del Parlamento e non è possibile assistere a una battaglia politica a base di provvedimenti impugnati, perché a farne le spese sono le persone più fragili con delle vie crucis intollerabili».

«Non è competenza delle Regioni legiferare a riguardo», ha detto il ministro per gli Affari europei e il Pnrr, rispondendo a una domanda sul caso nel corso della partecipazione alla trasmissione di Rai Radio 1 Ping Pong. «È vero che vi è la sentenza della Corte Costituzionale del 2019, quindi mi pare che da 6 anni il Parlamento non abbia inteso legiferare, con maggioranze diverse da quella attuale. Se oggi la Regione Toscana a guida Pd sente di dover entrare, secondo me, al di fuori della normativa vigente, ma con un suo provvedimento di legge, è una sconfessione dell’inerzia del Pd». «Il governo impugnerà la legge?», gli hanno chiesto i conduttori. «Le impugnative – ha risposto Foti – non si fanno in televisione, ma si fanno in Consiglio dei ministri. È evidente che ricorrere davanti alla Corte costituzionale non è una decisione politica, ma è una decisione che si sposa su un fondamento tecnico».

Mentre il Consiglio regionale della Toscana approva, con emendamenti, la proposta di legge di iniziativa popolare sul fine vita ‘Liberi subito’ promossa dall’associazione Luca Coscioni e supportata da oltre 10mila firme, nelle Marche giace da tre anni in quarta commissione dell’Assemblea legislativa regionale una proposta di legge 129/22 intitolata “Procedure e tempi per l’assistenza sanitaria regionale al suicidio medicalmente assistito ai sensi per effetto della sentenza n. 242/19 della Corte Costituzionale” a prima firma Maurizio Mangialardi (Pd), vice presidente dell’Assemblea e in minoranza nella Regione guidata dal centrodestra.

Proprio nelle Marche, il 16 giugno 2022, si registrò il primo caso in Italia di suicidio medicalmente assistito dopo la sentenza della Corte Costituzionale 242 del 2019 sul caso Cappato-Antoniani: Federico Carboni (‘Mario’ come era conosciuto prima di rivelare la propria identità), 44 anni, tetraplegico da 12 anni dopo un incidente stradale, moriva nella sua casa di Senigallia (Ancona), dopo essersi auto somministrato il farmaco letale con apposito macchinario apposito.

Il via libera nel febbraio 2022, con il parere su farmaco e modalità di assunzione, dopo una battaglia legale di due anni con l’allora Azienda sanitaria unica regionale Marche (Asur), in cui Federico fu assistito dall’Associazione Coscioni.

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