Scadenze cui deve far fronte il governo di Atene da domani al 20 luglio, data del possibile default (65mm x 100mm)

Referendum Grecia: netta vittoria del no, 61,3%

La Grecia dice ‘no’, e “rifiuta i ricatti” e ai referendum in Grecia il ‘No’ trionfa col 61,3%. “Abbiamo dimostrato che la democrazia non può essere ricattata”, ha detto Alexis Tsipras parlando in tv, in un messaggio alla nazione: “Il No non è una rottura con l’Unione Europea. I greci hanno fatto una scelta coraggiosa, che cambierà il dibattito in Europa. La Grecia andrà al tavolo negoziale con l’obiettivo di riportare alla normalità il sistema delle banche”. Il commento del ministro delle Finanze greco Yanis Varoufakis è stato: “I greci hanno detto un coraggioso ‘No’ a cinque anni di ipocrisia e all’austerità. Il ‘No’ di oggi è un grande sì alla democrazia. L’Europa inizia a guarire le sue ferite, le nostre ferite”. Il ministro delle finanze greco ha annunciato poi le proprie dimissioni che ha reso note sul suo account Twitter. Un Eurosummit domani sera alle 18 per discutere della situazione dopo il referendum greco, è la prima reazione concreta dopo l’esito del referendum greco, che ha visto la vittoria del ‘no’. L’Eurosummit è stato convocato dal presidente del Consiglio Ue, Donald Tusk. Dal canto suo, la Banca di Grecia è pronta a presentare una richiesta di aumento di liquidità di emergenza attraverso il programma Ela alla Bce. Tornare subito al tavolo del negoziato, come chiedono a gran voce Italia, Francia e la stessa Grecia, per trovare al più presto un accordo, un compromesso compatibile con la vittoria del ‘no’ al referendum e le diverse posizioni esistenti all’interno dell’Eurogruppo. E’ questa la difficilissima sfida che attendono l’Ue e Atene nel dopo-voto su cui si confronteranno stasera a Parigi Francois Hollande e Angela Merkel. Una sfida che riguarda il futuro stesso della moneta unica e che è destinata a tenere ancora l’Europa con il fiato sospeso. Ma alternative non ce ne sono. Anche se il ‘no’ della Grecia rappresenta una sconfitta per le politiche di austerità imposte dall’Eurogruppo, le due parti sono condannate a trattare, partendo dall’attuale condizione di separati in casa, o per salvare in qualche modo il matrimonio celebrato all’insegna dell’euro oppure per avviarsi verso il divorzio, cioè la Grexit.  Anche l’Italia di Matteo Renzi spinge per riaprire il tavolo delle trattative e il premier italiano ha già fissato un incontro con il ministro dell’Economia, Padoan. Dopo la vittoria del ‘no’, le istituzioni europee sono in stato di massima allerta. L’Eurogruppo si riunirà presto, anche solo in videoconferenza, per valutare la situazione e compiere un primo tentativo di riavvio del dialogo. La Bce ha convocato il consiglio direttivo nelle cui mani è il destino delle banche elleniche. La Commissione europea non ha mai smesso di lavorare dietro le quinte per prepararsi a qualsiasi eventualità. La strada maestra resta comunque quella del dialogo. Da Atene il portavoce del governo ha detto che la Grecia farà tutti gli sforzi possibili per arrivare a un accordo con i creditori anche entro 48 ore. “I cittadini greci hanno preso oggi, con il referendum, una decisione della quale occorre, in primo luogo, prendere atto con rispetto. Una decisione, tuttavia, che proietta, oltre ad Atene, la stessa Unione Europea verso scenari inediti, che richiederanno a tutti, sin d’ora, senso di responsabilità, lungimiranza e visione strategica. Quella stessa visione cha ha condotto diciannove Paesi all’adozione di una moneta comune, con la cessione di sovranità liberamente e consapevolmente scelta da parte di ciascuno stato aderente, sapendo che ogni modifica delle sue regole passa attraverso una discussione collegiale tra pari. La Grecia fa parte dell’Europa e, nei confronti del suo popolo, non deve venir meno la solidarietà degli altri popoli dell’Unione. Questi saranno certamente, nei prossimi giorni, i principi ispiratori dell’azione dell’Italia e mi auguro anche dei rappresentanti del popolo greco, degli altri partners europei e delle Istituzioni dell’Unione”, è la nota del Capo dello Stato Sergio Mattarella. Per Laura Boldrini, presidente della Camera,  “il referendum greco è stato innanzitutto una prova di democrazia. Perciò devono esserne soddisfatti tutti coloro che pensano che la sovranità appartiene al popolo, come dice la Costituzione italiana, anche in anni nei quali la finanza è sembrata spesso essere il giudice supremo delle vicende collettive. E’ chiaro che già dalle prossime ore sarà indispensabile ricominciare a trattare per trovare una soluzione che mantenga la Grecia dentro l’Unione e dentro la moneta unica, in uno spirito di condivisione e reale solidarietà. Da questa vicenda può nascere finalmente una svolta per tutta l’Ue, rispetto a politiche di austerità che hanno mostrato, in Grecia, ma non solo, la loro dura inefficacia. E’ tempo che l’Europa faccia rotta verso la crescita economica e la coesione sociale”. La crisi greca, insomma, non è stata sfruttata per ridisegnare le politiche europee e l’unico risultato dei disastri di Atene, nonostante il referendum, è stato quello di rendere ancor più potente la Germania. Alternative non ce ne sono. Anche se il ‘no’ della Grecia rappresenta una sconfitta per le politiche di austerità imposte dall’Eurogruppo, le due parti sono condannate a trattare, partendo dall’attuale condizione di separati in casa, o per salvare in qualche modo il matrimonio celebrato all’insegna dell’euro oppure per avviarsi verso il divorzio, cioè la Grexit. L’uscita della Grecia dalla zona euro provocherebbe un buco non indifferente nei conti tedeschi. E’ quanto avrebbe detto il numero uno della Bundesbank Jens Weidman rivolgendosi alla cancelleria di Angela Merkel. I costi di una Grexit colpirebbero direttamente gli utili della Bundesbank, avrebbe avvertito Weidman, e dunque creerebbero un buco nel bilancio federale. Secondo il quotidiano le perdite subite dalla Germania sarebbero superiori alle riserve pari a 14,4 miliardi di euro accantonate dalla Bundesbank. “Una cifra che non sarebbe sufficiente”, scrive il quotidiano. Al momento nessun commento ne’ da parte della Bundesbank ne’ da parte del governo tedesco. Per trovare un’intesa c’è tempo fino al 20 luglio. Quando scadrà un prestito della Bce che, in caso di mancato pagamento, lo farebbe scattare automaticamente. In realtà la situazione in Grecia potrebbe precipitare molto più rapidamente. Nelle casse delle banche elleniche non ci sono più soldi. E senza iniezioni di liquidità della banca centrale “in poche ore”, ha detto il presidente della National Bank of Greece, finirebbero anche le banconote da mettere nei bancomat. La Bce, da parte sua, non può finanziare ancora la Grecia. Il suo statuto le impedisce di finanziare uno Stato, specie un programma con i creditori attivo e con pochissime speranze di intesa. La Bundesbank poi si metterebbe di traverso. Anzi, in teoria potrebbe ritirare le linee di credito già concesse, innescando subito una crisi irreversibile.  Scelta complessa per Mario Draghi perché farebbe di Eurotower il detonatore della tragedia ellenica. Lo scenario è molto complesso perché l’economia ellenica    andrebbe rapidamente in asfissia. I greci non potrebbero più ritirare soldi nemmeno a 60 euro al giorno ai bancomat. Le conseguenze sociali sono immaginabili. Accaparramenti ai supermercati, probabili tensioni di piazza, stato quasi d’emergenza nel paese. A quel punto, con ogni probabilità, sarebbe il governo a sancire l’uscita dall’euro, iniziando a stampare una nuova valuta per cercare di calmare la situazione e non precipitare il paese nell’apocalisse. L’euro potrebbe essere sostituito dalla dracma o una divisa parallela,     i cosiddetti “I owe you” (pagherò),   che non metterebbe definitivamente fuori corso l’euro. In entrambi i casi la nuova moneta andrebbe incontro a una rapidissima svalutazione e l’economia pagherebbe la conversione con un nuovo crollo del Pil dopo il -25% degli ultimi cinque anni. A beneficiarne sarebbe il turismo, ma per il resto il paese,    che anche sul fronte alimentare è molto dipendete dalle importazioni, pagherebbe un pedaggio molto pesante. Un debito che continua a restare il piu’ elevato d’Europa, aiuti che tra Ue, Bce e Fmi sono quasi pari al debito stesso, e la disoccupazione piu’ alta d’EuropaEcco tutti i numeri della crisi greca:  Al 177,1% del pil a fine 2014, circa 315 mld, ma ora dovrebbe essere salito sui 340. Era al 171,4% nel 2011, al 156,9% nel 2012 dopo la prima ristrutturazione, e al 175% nel 2013. La prima ristrutturazione da circa 110 mld aveva visto un haircut del 53% e swap dei titoli con allungamento delle maturita’ per i privati, piu’ il taglio retroattivo degli interessi per i prestiti dei paesi Ue.In totale, tra primo e secondo programma Ue-Fmi, Atene ha ricevuto 226,7 mld. Dopo il primo da 110 mld del 2010 (poi scesi a 107 per l’uscita di Portogallo, Irlanda e Slovacchia), nel 2012 e’ partito il secondo, ora scaduto, da 130 mld, a cui si sono aggiunti i fondi rimanenti del precedente per un totale di 164,5 mld. La Bce ha inoltre acquistato 18 mld di titoli e fornito liquidita’ alle banche per 118 mld, di cui 89 di Ela. Secondo le stime della Faz, l’eurozona ha un’esposizione complessiva alla Grecia (prestiti piu’ banche) da 317 mld. La Germania e’ in testa con 87,6 mld, seconda la Francia con 67 mld, terze Italia e Spagna con 40 mld. Oltre agli 1,6 mld di fine giugno, Atene dovra’ rimborsare altri 450 mln al Fmi il 13 luglio piu’ 3,4 mld alla Bce il 20. In scadenza titoli per 3 mld a meta’ mese. Prevedevano 15,5 mld di aiuti sino a novembre, di cui 8,7 mld dal fondo per la ricapitalizzazione delle banche, 3,5 dai profitti della Bce sui bond greci in portafoglio e altri 3,5 dal Fmi. Quattro le rate, di cui la prima da 1,8 mld avrebbe consentito il rimborso del Fmi.    Tasso di disoccupazione piu’ alto d’Europa (25,4%), anche per quella giovanile (49,7%), pil del primo trimestre a -0,2% dopo il -0,4% dell’ultimo del 2014, chiuso con una crescita dello 0,8%. Deficit 2014 al 3,5%, avanzo strutturale dello 0,4%. Da rivedere le stime Ue per il 2015.   Il governo greco assicura che non emetterà moneta parallela.

 

Roberto Cristiano

 

 

 

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