Referendum e D’Alema: ‘Per il ‘Sì’ schieramento minaccioso’

‘Non esiste uno schieramento politico del ‘No’, questa è la differenza fondamentale in questa campagna. Esiste invece un blocco governativo del ‘Sì’, il cosiddetto partito della Nazione, che coincide con la maggioranza di governo ed è sostenuto dai poteri forti di questo Paese. Uno schieramento minaccioso che lancia insulti che non dovrebbero appartenere al confronto cui siamo chiamati e così minaccioso che ha avviato la campagna minacciando la fine del mondo se dovesse vincere il ‘No’, alimentando un clima di paura e intimidazione da far sentire in colpa chi è per il ‘No’ come se portasse il Paese verso il baratro. Nel mio partito si usa dire che il ‘No’ aprirebbe la strada a Grillo. Ma chi dirige il mio partito ha già aperto la strada a Grillo consegnandogli la Capitale del Paese. E lo si è fatto con operazioni che saranno sui manuali di politica come esempio di come non si fa politica. Nell’atto fondativo del Pd c’è l’impegno contro le riforme costituzionali fatte a maggioranza. Sono principi del partito a cui io sono iscritto e a cui mi attengo a differenza di chi dirige il Pd’, dice Massimo D’Alema durante il convegno per No al referendum al residence Ripetta, organizzato dalle fondazioni Magna Charta e Italianieuropei.  ‘Bocciare al referendum la riforma costituzionale approvata dal Parlamento lo scorso aprile, per aprire subito dopo una nuova stagione di riforme con l’approvazione del taglio del numero dei deputati e dei senatori, lasciando però l’attuale bicameralismo perfetto’, è questa la proposta lanciata al convegno da Gaetano Quagliariello  in vista del referendum del 4 dicembre.  Secondo Quagliariello è stata tradita l’idea iniziale di questa legislatura, quella di fissare regole comuni e dividersi sui principi e sulle soluzioni dei problemi del Paese. Oggi il Paese è diviso sulle regole e i principi e le soluzioni sono stati cacciati dalla porta. La ricetta è quindi quella di votare ‘No’ al referendum del 4 dicembre e aprire una nuova fase di riforme, che diverrà necessaria perchè dovrà essere cambiato l’Italicum: ‘Se la riforma sarà bocciata ciò non significa che si interrompe il processo riformatore’. Anzi, nei mesi restanti potrà essere approvata una riforma che taglia il numero dei deputati da 630 a 400 e quello dei senatori da 315 a 200. D’Alema ha ribadito le proprie critiche alla riforma, che è sbagliata, non utile, non risolve i problemi ma li aggrava: ‘L’auspicabile vittoria del No non porterebbe alla catastrofe  e inoltre obbligherebbe alla revisione della legge elettorale; la vittoria del No sarebbe una garanzia assai maggiore rispetto agli impegni presi da Renzi a modificare l’Italicum dopo il referendum’. Anche per D’Alema la vittoria del No non fermerebbe il processo costituente come dimostra il fatto che dal ’48 ad oggi la Carta è stata riformata 35 volte. La cosa più negativa,  ha detto l’ex premier,  sono stati quei tentativi nei quali si è pensato di imporre delle riforme in una logica di maggioranza,  perchè così si apre la strada, quando ci saranno altre maggioranze, allo stravolgimento della Costituzione. Insomma, solo la vittoria del ‘No’ aprirebbe una fase con vero spirito costituente. D’Alema conclude  rivolgendo un appello a tutti i parlamentari a firmare la proposta di legge di Quagliariello per il taglio dei deputati, a partire da quelli del Pd, che non potrebbe sottrarsi. Intanto, nell’ambito del dibattito interno al Pd la novità di giornata è l’indicazione da parte della minoranza di Gianni Cuperlo come componente della commissione Dem che si deve occupare di mettere mano all’Italicum. Con la cautela di Bersani che ha specificato che la minoranza, pur volendo andare a vedere le carte mantiene lo scetticismo.

 

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