Referendum costituzionale 2016, la riforma non passa

Una direzione del Partito democratico martedì per valutare l’esito del referendum. E’ quanto annunciato dal vice segretario del Pd Lorenzo Guerini dalla sede del Nazareno, aggiungendo che nella notte ci sarà un incontro successivo per valutazioni più complete e consapevoli.  L’ampia partecipazione degli italiani a questo referendum è un fatto molto positivo per il Paese e dimostra che il dibattito di questi mesi ha interessato i nostri concittadini. Celebriamo positivamente questa grande affluenza come momento di grande partecipazione e democrazia,  ha aggiunto il vice segretario dem. Il premier  si ritrova con la maggioranza degli italiani contro,  e con un Pd spaccato a metà, senza contare che l’evento chiave di questo governo, la riforma costituzionale del Senato, sarebbe stata bocciata sonoramente dagli elettori. L’Italia ha deciso dopo settimane di una campagna elettorale estenuante tra accuse e polemiche. Il referendum confermativo è stato necessario perché la riforma della Costituzione proposta dal governo Renzi non ha ottenuto la maggioranza necessaria in Parlamento. La legge Boschi prevedeva la modifica di 40 articoli della Carta e la fine del bicameralismo paritario. In sintesi i punti proposti dal progetto del governo Renzi prevedevano: una sola Camera per la fiducia, un nuovo Senato composto da 100 rappresentanti delle regioni e modifica della disciplina che riguarda il referendum e iniziative di legge popolare. Infine la modifica del titolo V della Costituzione e con le materie di energia, infrastrutture strategiche e protezione civile di competenze dello Stato e la Camera che può approvare leggi anche nei campi di competenza delle Regioni se di interesse nazionale. Gli elettori hanno risposto in massa alla chiamata alle urne. Alle 19 era del 57.24% con numeri paragonabili alle elezioni politiche. L’affluenza è imponente anche se paragonata ai precedenti referendum costituzionali: a quello del 2001 per la modifica del Titolo V alle 19 aveva votato il 23,9%; a quello del 2006 sulla devolution il 22,4%; all’ultimo sulle trivelle il 23,5%. Gli italiani hanno deciso e la riforma costituzionale del governo non diventerà legge. Con il di No attestato tra il 58% e 60%, il referendum confermativo della legge Boschi non ha dunque avuto successo. I Sì non vanno oltre una forbice compresa tra il 40 e il 42%. I dati sono quelli delineati dal terzo exit poll ponderato (che tiene conto anche di una parte di dati reali su un campione del 35%) di IPR Marketing-Istituto Piepoli per la Rai. Non cambia di molto la rilevazione di Emg/Acqua Group per La7: i No al 55-59% e i Sì al 41-45% . Un distacco in ogni caso netto, di oltre 15 punti percentuali, che, pur con tutte le cautele del caso, difficilmente potrà essere ribaltato. A mezzanotte è attesa una dichiarazione del presidente del Consiglio, Matteo Renzi, per una prima valutazione del risultato. Se anche i dati reali confermeranno il responso degli exit poll, è presumibile che il capo del governo annuncerà un imminente incontro con il presidente Mattarella per una valutazione sul da farsi, prospettiva questa indicata venerdì anche dal ministro Graziano Delrio, tra i più fedeli collaboratori del segretario Pd.

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