Referendum, cosa succede dopo il voto

Al voto per il referendum sulla riforma costituzionale, domani 4 dicembre, potrebbero partecipare 50,7 milioni di persone. È questo il numero degli elettori potenziali calcolato dal Viminale con i dati a sua disposizione. I seggi saranno aperti dalle 7 alle 23 di domani 4 dicembre. Il corpo elettorale italiano è diviso in 7.998 Comuni e 61.551 sezioni, ed è composto da 46.714.950 elettori, di cui 22.465.280 sono uomini e 24.249.670 sono donne. Bisogna poi considerare anche gli italiani che hanno votato dall’estero e che sono quasi quattro milioni (3.995.043). Fra questi, gli uomini sono circa due milioni (2.077.455), mentre le donne si fermano a quota 1.917.587. Lo scrutinio si svolgerà subito dopo la fine delle votazioni, in contemporanea con quello dei voti arrivati per posta dall’estero. Per poter votare, come ha ricordato il ministero dell’Interno, sarà necessario presentarsi negli uffici elettorali in cui si è iscritti con un documento di identità e con la tessera elettorale personale a carattere permanente. Nel caso in cui la tessera sia stata persa, o che su questa non ci sia più spazio per apporre il timbro, i cittadini potranno chiederne una nuova agli uffici comunali. Dopo lo spoglio delle schede, i risultati aggiornati verranno pubblicati sul sito di Sky TG24. La campagna elettorale per il referendum confermativo della revisione costituzionale ha caricato il quesito di valenze politiche che vanno chiaramente al di là della sola materia costituzionale. La prima delle quali è senz’altro la conseguenza che l’esito del voto avrà sulla tenuta del governo e sulla legislatura. Lunedì 5 dicembre, alla luce del risultato del voto, potremo esaminare le conseguenze.   Economist, Wall Street Journal, New York Times, Finacial Times hanno a più riprese detto la loro sul referendum italiano. Quest’ultimo, fra i più attivi del seguire la campagna italiana, suggerisce uno schema sulle quattro possibilità che si aprono sul dopo referendum. Una in caso di vittoria del ‘Sì’, tre in caso di vittoria del ‘No’. Un ‘Trionfo di Renzi’, ovvero la vittoria del ‘Sì’, secondo il quotidiano britannico, non porrebbe comunque fine al rischio politico perché la preoccupazione principale di Renzi sarebbe rafforzare la maggioranza in vista delle elezioni del 2018, facendo passare in secondo piano il lavoro sulle riforme economiche. Resterebbero inoltre sul tavolo i problemi del settore bancario, che a differenza di quanto teorizzato dallo stesso Financial Times potrebbero scoppiare anche con una vittoria del Sì. E ci sarebbe una sorta di Nazareno bis, ovvero un accordo con Forza Italia per cambiare la legge elettorale, con l’obiettivo di limitare il potere del Movimento 5 Stelle se dovesse vincere le prossime elezioni. Senza dimenticare che lo stesso premier ha dichiarato la disponibilità a rimettere mano alla legge elettorale anche in caso di vittoria del ‘Sì’, andando incontro a una richiesta che arriva anche dall’interno del suo partito. E comunque, sarà necessario affrontare il capitolo della legge elettorale del Senato, visto che l’Italicum riguarda solo la Camera. In caso di vittoria del ‘No’ si prefigurano tre possibili scenari:

Governo tecnico: Renzi si dimette, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella svolge le consuete consultazioni con i partiti e sceglie un primo ministro a capo di un governo con un mandato tecnico, ovvero quello di fare la Legge di Bilancio dell’anno prossimo, evitare i riflessi negativi che secondo il quotidiano rischiano di affliggere l’economia e la finanza, modifiche alla legge elettorale. Ci sono anche i nomi ritenuti papabili: il ministero dell’Economia, Pier Carlo Padoan, il titolare della Cultura, Dario Franceschini, il presidente del Senato, Piero Grasso. Elezioni anticipate: Si tratta di un’ipotesi sostenuta soprattutto dai partiti d’opposizione, Movimento 5 Stelle e Lega Nord, e anche molti parlamentari del Pd preferirebbero andare a nuove elezioni piuttosto che sostenere un Governo provvisorio e impopolare, anche in base alla considerazione che Renzi, dopo Mario Monti ed Enrico Letta, è il terzo premier non eletto e averne un quarto potrebbe infiammare ulteriormente l’opposizione populista. Renzi bis: questo è uno scenario ipotizzato nel caso di una vittoria del ‘No’ di misura, quindi di un risultato vicino alla parità. In questo caso però, sottolinea il Ft, l’opposizione potrebbe accusare Renzi di ignorare la volontà popolare.

Roberto Cristiano

 

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