Aula della Camera durante la discussione della proposta di legge costituzionale in materia di riduzione del numero dei parlamentari, Roma, 8 ottobre 2019. ANSA/ALESSANDRO DI MEO

Referendum: Comitato per No, in piazza il 12 settembre. Blog M5s, 12 settembre si terrà #VotaSìDay

La questione del referendum al centro del dibattito: i due fronti, quello del No e quello del Sì, richiamano i sostenitori per sabato 12 settembre, a una settimana dal voto: “sabato 12 settembre, a una settimana dal referendum, si terrà il #VotaSìDay, una giornata in cui siamo tutti chiamati a informare e a diffondere le ragioni del SI per il taglio di 345 parlamentari per le strade e nelle piazze italiane. Organizza un banchetto o un gazebo e aiutaci a diffondere questa battaglia”, ha annunciato il blog delle Stelle in un post. E fioccano anche le mobilitazioni dei comitati per il No al referendum. NOstra, il comitato Giovanile per il No al Referendum, ha annunciato in conferenza una manifestazione di piazza il 12 settembre.

«No alla riforma sbagliata». Con questo slogan si è svolta alla Camera dei deputati la conferenza stampa di alcuni esponenti del fronte del “no” al referendum confermativo sul taglio dei parlamentari, che si svolgerà domenica 20 settembre dalle 7 alle 23 e lunedì 21 settembre dalle 7 alle 15. Nella sala delle conferenze di Montecitorio, rispettando il distanziamento, giovani attivisti per il no al referendum, con il movimento delle 6000 Sardine, con Gianni Cuperlo, Gregorio De Falco, Riccardo Magi, Jasmine Cristallo e, ospite a sorpresa, Emma Bonino.

Emma Bonino si è affidata a un esempio per sostenere il “no”: «Sono contraria a una riforma fatta in questo modo. É come se un coinquilino del primo piano togliesse la trave portante senza occuparsi della stabilità complessiva del caseggiato. In una democrazia parlamentare non si può procedere così». ». Per Gregorio De Falco «è una riforma incostituzionale, perché il voto in Italia non vale nello stesso modo, quello delle regioni meno popolose varrà di meno».

Intanto fioccano le mobilitazioni dei comitati per il No al referendum. NOstra, il comitato Giovanile per il No al Referendum, ha annunciato in conferenza stampa alla Camera – per voce di Jasmine Cristallo, portavoce nazionale delle Sardine – una manifestazione di piazza il 12 settembre, mentre +Europa farà una maratona oratoria il 9 settembre.

La legge approvata chiede, a partire dalla prossima legislatura, di ridurre il numero di deputati da 630 a 400 e il numero di senatori da 315 a 200. Sulla scheda chi andrà a votare troverà scritto il quesito: «Approvate il testo della Legge Costituzionale concernente “Modifiche degli articoli 56, 57 e 59 della Costituzione in materia di riduzione del numero dei parlamentari” approvato dal Parlamento e pubblicato nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana – Serie generale – n. 240 del 12 ottobre 2019?». Chi risponde “sì” approva il taglio dei parlamentari, chi vota “no” è contrario al taglio e vuole mantenere le attuali regole.

A differenza del referendum abrogativo, con il referendu confermativo non è previsto il raggiungimento di un quorum per la validità del voto. L’esito referendario è comunque valido indipendentemente dalla percentuale di partecipazione degli elettori. Hanno diritto al voto 51.559.898 cittadini, di cui 4.616.344 all’estero. Gli uomini sono 25.021.636, le donne 26.538.262.

L’Osservatorio sui conti pubblici italiani dell’Università Cattolica, guidata da Carlo Cottarelli, ha calcolato che il risparmio netto complessivo sarebbe quindi pari a 57 milioni all’anno e a 285 milioni a legislatura, «una cifra – si legge nel report – significativamente più bassa di quella enfatizzata dai sostenitori della riforma e pari appena allo 0,007 per cento della spesa pubblica italiana».

Ciò a cui si tende è il rafforzamento della tendenza antiparlamentare ampiamente sostenuta non solo dai partiti cosiddetti “populisti” ma anche  da altre sollecitazioni autoritarie. La drastica riduzione del numero dei parlamentari non è un dato numerico e meno che mai un dato finanziario, poiché il risparmio è ridicolo e per risparmiare quel poco in Parlamento, ci sarebbero ben altre strade, a partire da retribuzioni divenute eccessive. Si tratta di una riduzione della rappresentatività, del tutto assurda per le regioni minori nel caso del senato, ma comunque tale da allontanare sempre di più l’eletto dagli elettori e da favorire la designazione dei candidati da parte dei gruppi dirigenti di ciascuna parte politica. Ciò a cui si mira oggi, come è evidente anche nella proposta del vincolo di mandato, è uno smisurato rafforzamento del potere esecutivo e dei gruppi di comando interni ed esterni alla politica.

La dottrina politica originaria cui si ispiravano consapevolmente,  o inconsapevolmente, i 5stelle era composta di parti tra di loro diverse e talora opposte. Alla ben nota posizione “uno vale uno”, di antica origine, si contrapponeva il culto dell’Unico Capo che valeva per tutti. Alla lotta contro i partiti considerati perversi in quanto tali perché verticisti, professionalizzanti, poco o nulla democratici, si contrapponeva una formazione aziendale con marchio depositato di proprietà personale e con metodo detto di democrazia diretta gestito da una ditta privata incontrollata. La critica alla democrazia rappresentativa corrispondeva ad una gara di indiscriminate promesse per conquistare consenso e seggi. La autoproclamazione di una propria essenza né di destra né di sinistra corrispondeva a promesse programmatiche ora di destra ora di sinistra. Questo coacervo otteneva un grande successo.  Il successivo incontro con un centro-sinistra molto moderato comportava concessioni da entrambe le parti con gravi turbamenti interni nelle due formazioni, come si è visto in alcuni casi per i Cinque stelle e come si vede ora entro il PD che ha contraddetto le sue passate decisioni e i suoi voti in Parlamento, ostili al taglio, in nome della stabilità del governo. Tesi, sia detto in parentesi, smentita dai precedenti. Non caddero i governi di centro destra e di centro sinistra sconfitti nei precedenti referendum costituzionali.

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