Sono dati allarmanti quelli presentati dall’INPS col XXI Rapporto annuale. A Roma, il presidente Pasquale Tridico ha infatti esposto un quadro desolante su pensioni e lavoro: preoccupano i numeri per i lavoratori, che in molti casi arrivano a guadagnare meno dei percettori del Reddito di Cittadinanza.
- Il 23% dei lavoratori prende meno del Reddito di Cittadinanza
- Pensioni, 1 su 3 vive con meno di 1.000 euro al mese
- Inflazione, donne e assegno unico: i dati INPS
Tra le storture più evidenti illustrate dal Rapporto dell’INPS, quella relativa ai lavoratori: è altissima la percentuale di coloro che prendono meno dei percettori di Reddito di Cittadinanza. La distribuzione dei redditi, sottolinea l’INPS, si è ulteriormente polarizzata e sempre più lavoratori “percepiscono un reddito inferiore alla soglia di fruizione del Reddito di Cittadinanza“.
Sono 3,3 milioni i lavoratori dipendenti che in Italia percepiscono meno di 9 euro lordi l’ora. Proprio la soglia ritenuta minima per un auspicabile salario minimo. In percentuale, il 23% dei lavoratori percepisce meno di 780 euro al mese – dato che considera anche i part-time.
Dalla sua introduzione (periodo aprile 2019-2022), il Reddito di Cittadinanza ha raggiunto 2,2 milioni di nuclei familiari, pari a circa 4,8 milioni di persone. L’erogazione complessiva sinora è stata di quasi 23 miliardi di euro, per un importo medio mensile (dati di marzo 2022) pari a 548 euro per nucleo familiare.
Pensioni, 1 su 3 vive con meno di 1.000 euro al mese
C’è un altro valore sballato nel report dell’Istituto Nazionale di Previdenza Sociale, quello relativa ai pensionati: in Italia il 32% percepisce meno di 1.000 euro al mese, una platea che conta 5 milioni e 120 persone. Il dato considera anche indennità di accompagnamento, integrazioni al minimo associate alle prestazioni e quattordicesima.
La situazione non sembra migliorare spostando lo sguardo ai futuri pensionati italiani: l’INPS ha stimato che la Generazione X (1965-1980), con 30 anni di contributi versati e un salario di 9 euro all’ora, arriverà ad ottenere a 65 anni una pensione di circa 750 euro. Una miseria destinata probabilmente a peggiorare col passare delle generazioni: i più giovani già oggi lavorano in media 3 anni in più rispetto agli anziani.
Preoccupano anche i dati relativi alle donne: sono il 52% del totale dei pensionati in Italia (8,3 milioni dei 16 totali), ma percepiscono solo il 44% dei redditi pensionistici. Agli uomini 175 miliardi, contro i 137 spettanti alle donne. In media, il reddito medio degli uomini è del 37% superiore a quello delle donne.
La situazione economica in Italia è destinata probabilmente a peggiorare a causa dell’aumento dell’inflazione, stimato dall’Inps sull’8% per il 2022. Un valore che dovrebbe portare ad un aumento sulla spesa delle pensioni pari a 24 miliardi per il prossimo anno. “Non esiste un problema di sostenibilità – ha sottolineato Tridco – ma c’è un warning”.
Tra i problemi da affrontare, anche quello del salario medio delle donne: nel 2021, secondo i dati, risultava pari a 20.415 euro all’anno, invariato rispetto agli anni scorsi e quindi ancora inferiore del 25% rispetto alla retribuzione maschile.
Infine, l’INPS rende noto che a fine giugno sono state registrate domanda di assegno unico per 9,1 milioni di figli. Al dato vanno aggiunti i 530mila bambini di nuclei percettori di RdC, cui spetta un’integrazione da assegno unico. La platea complessiva è di 11 milioni, ha sottolineato Tridico.