Il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte è intenzionato a risolvere presto la partita tecnica sulla gestione dei fondi del Recovery fund. Già in settimana dovrebbe andare in scena la prima riunione della cabina di regia che dovrà occuparsi della stesura del piano nazionale che nei prossimi mesi dovrà essere inviato a Bruxelles. E parliamo di un documento di grande importanza. In base ai contenuti del piano l’Ue deciderà se l’Italia può ricevere i fondi e quanti.
Il premier, che sente la pressione di un passaggio storico per l’Italia e per l’Europa, non vuole sprecare la grande occasione. E soprattutto non vuole farlo per le divisioni nella sua maggioranza. Per questo motivo chiede ai suoi un cambio di passo.
Le discussioni ci saranno, è inevitabile. L’orientamento del premier, per evitare di rimanere nel pantano, è quello di far valere il proprio ruolo assumendosi la responsabilità di dire l’ultima parola. E presto o tardi dovrà farlo anche sul Mes. Per Conte il Salva Stati andrà attivato solo se strettamente necessario. Per Pd e IV già potrebbe esserlo. Per il Movimento 5 Stelle potrebbe non esserlo mai.
Chiusa la partita interna Conte dovrà confrontarsi anche con le Opposizioni, che non sembrano propriamente propense al dialogo. Soprattutto se il governo non dovesse iniziare a prendere in considerazione le proposte avanzate in questi mesi di crisi sanitaria ed economica. E il primo banco di prova sarà la votazione sul nuovo scostamento di bilancio da 25 miliardi.
Ovviamente sono già iniziate le riflessioni sul piano di investimenti, e già sono stati individuati alcuni settori dove si ritiene necessario intervenire. Con i fondi europei si investirà al Sud, ad esempio per regalare anche al Mezzogiorno l’Alta Velocità, avvicinando quindi il Nord e il Sud, divisi da tempi di viaggio improponibili. Così come spesso sono improponibili anche le condizioni di viaggio. Come noto gli investimenti interesseranno anche la conversione verde e la digitalizzazione del Paese e del sistema della Pubblica Amministrazione. Si interverrà anche nel mondo della scuola e in generale dell’istruzione. Le tante idee, questi sono solo alcuni spunti, dovranno essere ordinate e inseriti in un crono-programma. Una sorta di tabella di marcia richiesta anche dall’Europa, chiamata poi a controllare se il Paese è in grado di fare quanto scritto e assicurato.