Raptus

Debutta a Messina domenica 23 novembre “Ratpus”, secondo appuntamento della rassegna “Atto Unico” 2014-2015 di QAProduzioni. Lo spettacolo andrà in scena alla  Chiesa di Santa Maria Alemanna.   Tratto da un racconto della raccolta “Viaggio all’alba del millennio” di  Massimo Maugeri, scrittore e blogger letterario, “Ratpus” va in scena con la riduzione, l’adattamento e la regia di Manuel Giliberti. A interpretare la protagonista, Cetti Curfino, sarà Carmelinda Gentile, già, tra l’altro, Ismene al fianco di Giorgio Albertazzi nell’”Edipo a Colono” in scena nel 2009 al Teatro Greco di Siracusa, ma conosciutissima dal grande pubblico anche grazie al ruolo di Beba del “Commissario Montalbano” televisivo. Al suo fianco, a eseguire dal vivo le musiche originali che ha composto per lo spettacolo, Antonio Di Pofi, autore delle musiche per l’”Agamennone” di De Fusco in scena la stagione del 2014 al Teatro Greco di Siracusa. Completa il cast tecnico Lidia Agricola, che firma scene e costumi. Con “Ratpus” sul palco si rappresenteranno davanti ai nostri occhi   le conseguenze della disperazione, con il portato inevitabile di gesti incommentabili ed esistenze spezzate tipico di questi tempi bui. Moderna tragedia dell’ignoranza, della povertà, del pregiudizio e della violenza ‘Ratpus’ si muove su un tracciato obbligato, in modo molto simile alla tragedia greca. Ognuno compie nella storia quei gesti e ha quei comportamenti che inevitabilmente condurranno all’epilogo. E’ però una tragedia grottesca perché, appunto, caratterizzata dall’ignoranza e dall’incultura. Il suo svolgersi fa sorridere, amaramente e, in alcuni momenti, conduce perfino al riso, ma sempre con il retrogusto dell’amarezza. In tempi di femminicidio, questa è una storia in cui non si uccide alcuna donna, non in senso materiale almeno, ma ugualmente un essere umano di sesso femminile viene distrutto, cancellato, annullato. Cetti Curfino  è una donna pura che si trova a lottare suo malgrado con il cinismo e la cattiveria che dovrà fare sue per sopravvivere. Una storia di cui colpisce particolarmente la crudezza, una crudezza narrata con candore e semplicità che colpisce esattamente dove deve. “Mi piacerebbe che il pubblico continuasse a pensare a questo personaggio anche dopo la chiusura del sipario”, dice  Maugeri, che per la prima volta vedrà tradotto per la scena un proprio testo.. “Ecco: mi piacerebbe che pensiero, immagine e suggestione del pubblico fossero rivolti tutti a lei, a Cetti Curfino. A questa donna bella e poco istruita che ha dovuto fare i conti con la vita in un contesto di estrema difficoltà, intriso di abusi più o meno velati, nonché di aspettative più o meno malate”.

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