Rai e Marco Damilano per spargere fango sul centrodestra

Le parole di Marco Damilano non sono passate inosservate al centrodestra. Il giornalista, nel suo nuovo programma su Rai3, non so è risparmiato scatenando le reazioni di Fratelli d’Italia. Primo a rompere il silenzio, chiedendo provvedimenti, Federico Mollicone. Il deputato, nonché commissario di Vigilanza Rai ha denunciato: “Nella striscia quotidiana di Damilano si susseguono commenti su Giorgia Meloni e il centrodestra senza alcun contradditorio. Che fine ha fatto la par condicio? Presenteremo un esposto all’Agcom e un quesito in Vigilanza Rai per chiedere immediato riequilibrio della trasmissione”.

A fargli eco Daniela Santanchè: “Non ho mai nutrito alcun dubbio sulle finalità del programma di Marco Damilano e sulla sua conduzione. Era evidente che la sinistra cercava, da un lato, di sistemare un giornalista amico fresco di fallimento editoriale e, dall’altro, di avere un programma per inquinare la campagna elettorale. La cosa indecente e grave è che questo avvenga su una rete del Servizio Pubblico, a qualche giorno dalle elezioni, in piena par condicio e senza alcun contraddittorio. Una Rai, che è sempre bene ricordarlo, è finanziata con il canone pagato dai cittadini che, per fortuna, non la pensano come Damilano e i suoi amici di sinistra. Se Damilano vuole, come ha fatto  nel corso della trasmissione attraverso l’esponente radical chic Bernard Henry Levy, sostenere che il voto degli italiani non va rispettato e che quindi la vittoria del centrodestra è illegittima, lo vada a fare sui giornali e sulle trasmissioni del gruppo Stellantis”

Da qui la promessa: “Presenterò perciò un quesito in Vigilanza per avere dalla Rai immediatamente spiegazioni su quanto accaduto ed anche per conoscere se a fronte di questi insulti al popolo italiano e alla nostra leader Giorgia Meloni a Levy è stato riconosciuto un compenso. E inoltre mi rivolgerò all’Agcom per sapere se c’è stata una violazione della par condicio e, nel caso, chiedere la chiusura della stessa trasmissione, perché è inaccettabile che il Servizio Pubblico sia strumentalizzato in maniera così indecente”. D’accordo con gli alleati, Matteo Salvini. Il leader della Lega si è scagliato contro il “comizio” firmato Damilano. Anzi, l’ex ministro ha messo in dubbio il canone Rai: “In tanti paesi europei il servizio pubblico radiotelevisivo non è finanziato dal canone. Per i cittadini è un altro onere che c’è in bolletta della luce, che in questo momento è già pesante di per sé. Io penso che la Rai sia una grande azienda, che possa riuscire a incassare ancora pubblicità oltre i 700 milioni di euro che già incassa”.

Fa discutere l’ultima puntata della striscia serale “Il Cavallo e la torre“, curata dal giornalista ex direttore dell’Espresso che ha mandata in onda un‘intervista al filosofo francese Bernard Henri Levy. Senza contraddittorio, il colloquio è stato  sostanzialmente un lungo attacco a due partiti italiani, Fratelli d’Italia e Lega. Il che, a sei giorni dalle elezioni e in assenza di ogni minomo criterio di par condicio, è stato molto grave. Ed ha ovviamente sollevato un polverone. La lezioncina di democrazia del filosofo è inaccettabile: “Anche se siamo in democrazia, non bisogna rispettare sempre l’elettorato“. Sulla Rai va in onda una vergognosa lezione di “democrazia” e altre amenità, ora che si profila la vittoria del centrodestra. Sulla pagina Fb di Giorgia Meloni si possono ascoltare i passi salienti del filosofo della sinistra francese. Ascoltare per inorridire.

All’attacco  l’associazione Lettera 22: “Dieci minuti di monologo senza contraddittorio. Una violenta invettiva contro due forze politiche (Fdi e Lega) legittimamente in corsa per le elezioni politiche;  in aperta violazione della par condicio e in contrasto con l’essenza stessa del servizio pubblico. Che ha nel pluralismo una delle sue ragion d’essere. L’ospitata del filosofo francese Bernard Henri Levy nella striscia quotidiana di Marco Damilano su Rai3  è contraria a qualsiasi regola di equilibrio e pluralismo. Ed inacettebile per chi fa informazione e giornalismo. Ancora più grave in prossimità di una consultazione elettorale”.

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