Radiazioni in pediatria

Sensibilizzare pediatri e famiglie sul corretto utilizzo delle procedure radiologiche nei bambini. A questo mira il progetto “Radiazioni in pediatria” lanciato dall’Associazione italiana di fisica medica (Aifm), dalla Società italiana di pediatria (Sip) e dalla Società italiana di radiologia medica (Sirm). Secondo i dati Istat su quasi 40 milioni di esami radiologici eseguiti ogni anno in Italia, un decimo sono esami pediatrici. Negli ultimi anni si è registrato un notevole incremento di esami che utilizzano radiazioni ionizzanti, talora con una dubbia appropriatezza. I raggi X sono radiazioni ionizzanti invisibili all’occhio umano in grado di attraversare il nostro corpo e produrre un’immagine in conseguenza della diversa attenuazione prodotta dai tessuti. Il risultato è un’immagine bidimensionale che consente di visualizzare ossa, polmoni e molti altri organi. Gli esami non sono dolorosi ma necessitano l’immobilità del bambino per tutta la durata dell’esame. In alcuni casi, al fine di rassicurare il bambino, ai genitori può essere richiesto di rimanere all’interno della sala diagnostica durante l’esecuzione dell’esame. A seconda del distretto anatomico che viene studiato, appositi camici, contenenti piombo, possono essere utilizzati per ridurre la dose di radiazioni a in zone non comprese nel campo di indagine. Dal momento che un’ingiustificata esposizione alle radiazioni ionizzanti può aumentare la probabilità di effetti dannosi alla salute nel lungo periodo, specie nei bambini, è nata l’idea di un’iniziativa del genere. «In Italia manca una specifica formazione dei pediatri e del personale sanitario in generale in materia di appropriatezza degli esami radiologici e di radioprotezione, spesso sottovalutata già all’interno dei corsi universitari e men che meno affrontata nei corsi di aggiornamento», ha detto Giovanni Corsello, presidente Sip. Il progetto prevede una prima fase di formazione sui pediatri iscritti alla Sip per migliorare e/o aumentare il livello di conoscenza delle problematiche legate all’appropriatezza degli esami radiologici. La seconda fase ha l’obiettivo di informare i familiari dei bambini sui benefici e sui rischi derivanti dalle procedure radiologiche, fornendo elementi per poter dialogare e comprendere più facilmente ciò che viene detto loro dagli operatori sanitari. Esistono diversi modi differenti con i quali le radiazioni possono essere impiegate per aiutare i bambini dal punto di vista medico. Le radiazioni possono essere utilizzate per la produzione di immagini oppure per terapia. Le tecniche di produzione di immagini che utilizzano radiazioni comprendono le indagini radiologiche tradizionali, la tomografia computerizzata (TC), l’angiografia e l’uso di radionuclidi (medicina nucleare). I raggi X, come dicevamo, sono costituiti da fasci invisibili di radiazioni ionizzanti che attraversano il corpo e sono assorbiti dai diversi tessuti e organi per creare immagini. Ciò dà luogo a rappresentazioni bi- o tri-dimensionali che mostrano le ossa, i polmoni e molti organi e possono essere utilizzate per guidare l’esecuzione di procedure di radiologia interventistica. Esistono diverse metodiche per minimizzare la dose di radiazioni erogata ai bambini nelle procedure radiologiche. L’intento è di mettere in atto strategie di ottimizzazione delle tecniche di acquisizione nel bambino e che possiamo elencare: eseguire l’esame solamente quando sussiste un evidente beneficio, Impiegare la minima quantità di radiazioni necessaria a un’adeguata visualizzazione adattandola alle dimensioni del bambino, limitare l’esame al solo distretto anatomico da esaminare, evitare scansioni multiple, utilizzare se possibile metodiche alternative, come ecografia e risonanza magnetica.

Clementina Viscardi

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