Quirinale, si spera in Mattarella in prorogatio

Il 3 febbraio è vicino e il rebus Draghi-Mattarella rende la realtà Quirinale fermo al capitolo Mattarella bis. Il capo dello Stato ha rifiutato una  sua possibile permanenza sul Colle più alto. E il rischio che si arrivi alla data fatidica senza un nome condiviso è dietro l’angolo delle mille indecisioni dei partiti. Se entro quella data, quindi, giorno della scadenza del settennato il presidente della Repubblica non fosse ancora stato eletto, Mattarella potrebbe rimanere in carica in  regime di prorogatio.

Si fa strada  l’invocazione di una buona fetta dei 1009 grandi elettori:  Draghi a Palazzo Chigi e l’attuale presidente al Quirinale lascerebbe intatto uno status quo.  Nel mondo frantumato del M5S buona parte dopo mille peregrinazioni è giunto alla conclusione di invocare Mattarella a restare. Il tempo stringe, le nebbie sul Quirinale sono molte e in attesa del vertice chiarificatore del centrodestra e di quello del Pd monta il retroscena che Repubblica rilancia.

Mattarella “resiste”, al pressing di chi gli chiede di restare, ma l’ipotesi prorogatio è dietro l’angolo.

Diversamente si rischia di arrivare alla vigilia del voto senza una proposta concreta e condivisa in larga parte. Le votazioni-fiume non sono più proponibili, come accaduto in passato:  1971, 1978, 1992. Per Giovanni Leone, nel 1971, ci vollero  23 scrutini, per  Sandro Pertini e Oscar Luigi Scalfaro sedici.

Se  entro il 3 febbraio, alla scadenza del settennato, non è stato eletto il suo successore,  Mattarella rimarrebbe in carica in prorogatio, attendendo il tempo necessario di attendere l’insediamento del nuovo Capo dello Stato.

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