Quel pasticciaccio chiamato contratto di governo

Ormai la vita di questo governo procede con scontri quotidiani su una serie di problemi da risolvere, ma che non si affrontano e continuano ad essere rinviati. Un continuo tira e molla e il tutto si fa passare attraverso il contratto di governo, che non è altro che una lista di punti disparata, senza un ordine di priorità. La legge sullo stop all’immigrazione, l’abolizione della legge Fornero, il reddito di cittadinanza, non fanno altro che riflettere le posizioni dei due contendenti, ma non sono inseriti in un quadro organico a sostegno di un vero progetto di sviluppo economico per il Paese. E così la politica si avvita su se stessa, incapace di affrontare le sfide che in Europa e nel mondo ci sono davanti, per cui il Paese è sempre più isolato e a crescita zero o addirittura in decrescita. Lega e Cinque Stelle sovente, ripetono che le categorie, destra e sinistra, sono obsolete o addirittura scomparse e sostituite dal contrasto (Lega) tra sovranità nazionale, da un lato, e subordinazione alla UE o alla globalizzazione dall’altro. I grillini invece sostengono che l’unica dimensione che oggi conta è quella che vede opporsi i cittadini alle élite. Ma sovranismo e populismo da soli non bastano ad orientare le scelte su problemi concreti. Definirsi ‘Governo del cambiamento’ solo pensando a distruggere ciò che è stato fatto da chi ha preceduto, è ridicolo se non si mette in campo un programma concreto basato su solidi principi ispiratori. Da cosa è ispirato lo slogan populista dei grillini ‘noi difendiamo il popolo di cittadini’, rispetto a questioni, soprattutto di politica internazionale, quale l’adesione al progetto cinese sulla ‘Via della seta’ che se non affrontata con dovuta cautela e soprattutto nel rispetto delle nostre alleanze strategiche, rischiano di spingere l’Italia verso il completo isolazionismo nell’occidente. Di Maio risponderebbe subito che un nesso c’è , ma dovrebbe spiegarlo anche agli italiani. Sul fronte delle opposizione tutto langue. Contenuti vecchi, mancanza di progettualità; Forza Italia non vuol perdere l’alleanza con la Lega di Salvini e questo gli riduce la capacità di manovra. Idee vecchie e superate a cui la gente non crede più, dopo le mancate promesse dei governi presieduti da Berlusconi. Il Cavaliere parla ancora di una riduzione forte della spesa pubblica quando Salvini con ‘quota cento’ l’ha implementata. A sinistra non va meglio. Il Pd è fiacco e dilaniato da lotte intestine, nonostante il nuovo segretario , Zingaretti, cerchi di lanciare segnali di distensione. Ma anche il nuovo segretario è a secco di progettualità. Infatti appena eletto non ha saputo altro che scegliere di andare a Torino a sostegno dei’ SI TaV’. Questo la dice lunga su come sia combinato il ‘nuovo’, si fa per dire, Pd a guida Zingaretti. Un’opposizione degna del suo ruolo, dovrebbe rimanere fuori da manifestazioni pro o contro, ma dovrebbe denunciare all’opinione pubblica quello che avviene. Ad ogni buon conto e con buona pace di Di Maio e Salivini le categorie di destra e sinistra non sono irrilevanti né obsolete, semmai sono i contenuti, ancora novecenteschi che andrebbero cambiati ed adattati alle nuove esigenze che caratterizzano i sistemi socio – economici e politici dei vari continenti. Le categorie di destra e sinistra continuano ancora a fornire molti vantaggi. Stimolano leader a confrontarsi sui temi del benessere e dello sviluppo, ad elaborare strategie diverse, per ampliare le opportunità dei cittadini e mitigare il rischio di scontri sociali. Quindi la fase politica degli scontri quotidiani, non può durare a lungo, prima o poi Salvini e Di Maio dovranno scegliere da che parte stare. Oppure dovranno insieme elaborare un progetto serio e credibile su cui convergere per rilanciare lo sviluppo del Paese. Ma temo che questo resti una speranza e al più presto una delle parti dovrà chiedere all’altra di sciogliere il contratto perché viziato e pasticciato, se non si vuole trascinare il Paese in una nuova e lunga recessione.

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