Putin chiama Obama

Il ministro degli esteri russo Serghiei Lavrov ha annunciato che i suoi recenti contatti diplomatici con Usa, Germania, Francia e altri Paesi ”mostrano che si delinea la possibilità di una iniziativa comune che potrebbe essere proposta all’Ucraina”. La Russia non ha alcuna intenzione di attraversare la frontiera con l’Ucraina, ha detto Lavrov. Prima lo scambio di accuse e recriminazioni, poi  una telefonata che potrebbe segnalare l’avvio di un fase di graduale disgelo sulla crisi ucraina. Vladimir Putin ha chiamato ieri sera Barack Obama, in visita in Arabia Saudita  per discutere di una proposta di soluzione diplomatica messa sul tavolo dagli Usa per uscire dal clima da nuova Guerra Fredda innescato dalla rivolta di Kiev e dalla successiva annessione della Crimea da parte russa. Obama era stato molto fermo dichiarando che Putin doveva ritirare le sue truppe dai confini con l’Ucraina. In realtà Obama temeva l’invasione del Paese e nessuno sapeva se questa decisione fosse stata presa o meno dal Cremlino. In realtà Kiev è molto debole, sia come armi che come tenuta politica. Tra l’altro deve evitare una bancarotta ed anche se arriveranno 18 miliardi di dollari dal Fondo Monetario Internazionale,  come controparte dovrà aumentare tasse e tariffe su beni indispensabili, come il gas, e congelare i salari minimi. L’Ucraina ha bisogno, in realtà, di 35 miliardi di dollari e non  di 18, per non affondare sotto i debiti.  Resta comunque il fatto che un eventuale compromesso raggiunto da Putin ed Obama  resterà vincolato  ad una serie di condizioni. Ma il fatto che i due leader si siano parlati lascia intravvedere più di uno spiraglio. Della proposta americana, già illustrata nei giorni scorsi all’Aja dal segretario di Stato John Kerry al capo della diplomazia del Cremlino, Serghiei Lavrov, non si sa granché. La Casa Bianca si è limitata a far sapere che si tratterebbe di una via d’uscita diplomatica.  Come  dire che la questione Crimea viene di fatto accantonata e l’attenzione si concentra ad evitare ulteriori focolai nelle regioni russofone dell’Ucraina orientale e meridionale. Regioni sulle quali Putin nega del resto di avere ambizioni, come confermato anche   al segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon.   Sembra che Putin abbia rafforzato le sue posizioni per poi trattare. Ma anche riguardo all’esito di una trattativa che somiglia a una delicatissima partita a scacchi, molto dipenderà anche dall’epilogo dell’inquieta campagna per le presidenziali ucraine del 25 maggio e dalle garanzie che Kiev riuscirà a dare, anche nella riforma costituzionale, agli interessi russi. In realtà,  tutela delle minoranze russofone e non adesione alla Nato. Obama ha rilanciato a Putin anche l’appello ad aprire negoziati diretti con il governo ucraino e la comunità internazionale, accompagnando il cammino di Kiev verso la democrazia. E ha rifiutato l’idea che ci sia una sfera di influenza che possa giustificare la Russia a invadere altri Paesi. Gli Stati Uniti, ha garantito, non hanno alcun interesse ad accerchiare Mosca. Chiamandolo, il presidente russo ha mostrato di essere disposto ad andare a vedere le carte dell’interlocutore, anche per evitare le inevitabili conseguenze economiche di un braccio di ferro prolungato. Ma che il Cremlino si fidi resta tutt’altra cosa. 

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