Chi c’è dietro il recente riavvicinamento tra Stati Uniti e Russia? È questa la domanda al centro della nuova analisi rilasciata da “Pro\Versi”, la testata specializzata nel dibattito critico e documentato sulle grandi questioni pubbliche. Il tema oggetto di approfondimento è l’ipotetico “asse Washington-Mosca”, ovvero la possibilità che tra il presidente statunitense Donald Trump e il presidente russo Vladimir Putin si sia consolidato, nel 2025, un rapporto strategico fondato su cooperazione diplomatica, convergenze ideologiche e obiettivi geopolitici condivisi.
L’indagine è accessibile sul sito ufficiale di “Pro\Versi” e si basa su un’accurata analisi di 20 fonti giornalistiche e politiche internazionali, verificate e selezionate secondo criteri di attualità, autorevolezza e diversità di prospettive. L’obiettivo è offrire al pubblico una visione completa ed equilibrata di un argomento che ha alimentato accese polemiche, interpretazioni opposte e profonde implicazioni per la sicurezza europea e l’ordine globale. Nel corso dell’analisi vengono esplorate, con rigore giornalistico, le due principali tesi in campo. Da un lato, le argomentazioni di chi vede in Trump e Putin due leader che, al di là delle apparenze, stanno costruendo un’intesa operativa, definita da alcuni osservatori “alleanza funzionale”. Secondo questa visione, le ripetute telefonate tra i due presidenti, culminate in una lunga conversazione il 19 maggio 2025, dimostrerebbero l’esistenza di un canale diretto per negoziare la pace in Ucraina e ridefinire gli equilibri geopolitici senza il coinvolgimento formale degli alleati europei. Diversi episodi, come lo scambio di prigionieri e la proposta di un tavolo di pace ospitato dal Vaticano, sembrano rafforzare l’ipotesi di una cooperazione tattica e personalistica, sorretta da affinità ideologiche e disinteresse verso le istituzioni multilaterali. Dall’altro lato, vi sono analisti e fonti che mettono in discussione questa lettura, parlando invece di una diplomazia effimera, fondata su annunci e retorica piuttosto che su accordi concreti. Nessun trattato è stato firmato, nessuna tregua è entrata in vigore, e le divergenze tra le parti restano profonde, soprattutto sulla questione dei territori ucraini occupati. In questa prospettiva, l’idea di un “asse” viene smontata come un’illusione propagandistica utile a entrambi i leader: per Trump, un’opportunità elettorale; per Putin, un mezzo per indebolire il fronte occidentale. L’assenza di consultazione con l’Unione Europea, la diffidenza espressa da Zelensky e la reazione critica di vari governi europei confermano, secondo questa tesi, che la stabilità e la coerenza dell’intesa tra Washington e Mosca restano altamente discutibili.
Attraverso una narrazione ricca e documentata, l’analisi offre al lettore un viaggio nella complessità delle relazioni internazionali contemporanee, evitando semplificazioni e valorizzando la pluralità delle fonti. Non si limita a chiedere se esista un asse tra Trump e Putin, ma riflette “su come” le dinamiche del potere personale, della diplomazia informale e del calcolo geopolitico possano generare effetti reali anche in assenza di accordi istituzionali.