Fratelli D'Italia party leader Giorgia Meloni speaks during Northern League rally in Bologna, central Italy, November 8, 2015. Italy's divided conservative parties joined forces for a rally in the northern town of Bologna on Sunday, promising to work together to oppose and oust center-left Prime Minister Matteo Renzi. REUTERS/Stefano Rellandini

Prostituzione nigeriana e Giorgia Meloni

«Complimenti alle nostre Forze dell’Ordine del nucleo investigativo di Torino che hanno sgominato una banda dedita al traffico di giovani donne nigeriane destinate alla prostituzione. Fratelli d’Italia, da sempre, denuncia il proliferare di queste associazioni criminali come la mafia nigeriana. Contrastare l’immigrazione illegale vuol dire anche salvare queste donne dalle mani della criminalità. Ma non ditelo alle femministe…». Così Giorgia Meloni commenta su Facebook l’arresto di undici nigeriani (otto donne e tre uomini) responsabili di associazione per delinquere finalizzata alla tratta di esseri umani, riduzione in schiavitù (psicologica e fisica), favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e sfruttamento della prostituzione. Un duro colpo a un’organizzazione criminale, una delle tante espressioni della potentissima mafia nigeriana, “specializzata” nel traffico di giovani donne nigeriane, reclutate nel loro paese d’origine per essere poi smitate nel nostro Paese e costrette a prostituirs. La rete criminale, gerarchicamente strutturata e ben distribuita tra Italia, Nigeria e Libra, è stata smantellata grazie alle indagini condotte tra il dicembre del 2016 ed il febbraio del 2018.

Dopo un lungo viaggio dalla Nigeria alla Libia le vittime salpavano su gommoni diretti verso Lampedusa, poi venivano portate nei centri di accoglienza per una sorta di “pit stop” in modo da  permettere all’organizzazione di prelevarle  e portarle a Torino. Ridotte in schiavitù psicologica e fisica, le ragazze reclutate, spaventate con riti voodoo, picchiate e minacciate di ritorsioni ai familiari rimasti in patria, venivano costrette a prostituirsi nella provincia di Torino fino a ripagare il prezzo (stimato in 25.000 euro procapite) del viaggio e il “canone” di locazione delle piazzole occupate per prostituirsi.

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