Prossima pandemia arriva dagli uccelli? Cosa ci aspetta nel 2023

L’influenza aviaria è al centro del monitoraggio degli scienziati per scongiurare l’eventualità che il virus possa trasmettersi da uomo a uomo.

La pandemia da Covid19 continua a serpeggiare e, nelle ultime settimane, si è aggiunta anche l’influenza Australiana che sta costringendo a letto milioni di persone nel mondo. Ma questi virus non sono gli unici con cui si sono trovati a fare i conti gli studiosi nel corso del 2022… Forse non compare nelle prime pagine dei quotidiani o non è ‘strillata’ nei titoli di apertura di telegiornali, ma l’influenza aviaria ha provocato in poco più di dodici mesi una vera strage di uccelli, sia selvatici sia d’allevamento.

Così, la preoccupazione circola tra gli scienziati, legata soprattutto al fatto che la variante diffusa (HN51) è particolarmente infettiva. Il timore, dunque, è che un eventuale salto di specie possa arrivare proprio dall’aviaria trasferendo agli esseri umani il virus con una nuova pandemia dietro l’angolo. Per questo, il 2023 viene osservato con sospetto già da qualche tempo e gli studi sono in corso a livello mondiale per monitorare il virus e per arginare il rischio che un’eventuale passaggio all’uomo possa scatenare nuove morti.

Il potenziale pandemico, stando alle rilevanze emerse, non è certo da sottovalutare ma per il momento la probabilità di una diffusione fra gli uomini è ancora bassa. A complicare la situazione, rendendo difficile fare previsioni sicure, è l’elevatissima capacità di diffusione di HN51 per cui è fondamentale proseguire nella supervisione dell’andamento dell’aviaria per contenerne i contagi anche fra gli animali. Maggiore è la propagazione, infatti, maggiore sarà il rischio di infezione per l’uomo e, potenzialmente, tra uomo e uomo.

Meglio, però, evitare allarmismi inutili: gli studiosi, infatti, sostengono che se il quadro si mantiene ai livelli correnti, la probabilità di una nuova pandemia per la specie umana è ridotta. Tuttavia, se ciò malauguratamente dovesse verificarsi, l’impatto potrebbe essere enorme e farci ripiombare nell’incubo che abbiamo vissuto tutti solo un paio di anni addietro. Casi di passaggio da animale a uomo ci sono già stati – in Asia e in Africa – dovuti al contatto diretto con gli uccelli infettati. La speranza, e l’impegno degli esperti, è quello di scongiurare che la trasmissione possa avvenire da un uomo all’altro.

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