Primo Maggio, la festa dei lavoratori

Consolato Generale d’Italia e Istituto Italiano di Cultura di New York hanno generosamente aderito all’iniziativa che una serie di soggetti italiani e italiani americani, tra i quali La Voce di New York, Il Calandra Institutel’ACLI, hanno assunto, per portare la tradizione del Primo Maggio a Manhattan, in una grande festa da condividere con la comunità e gli statunitensi che amano l’Italia e l’Europa. L’evento, fortemente voluto dalla fondazione intitolata a Bruno Buozzi, il sindacalista socialista ucciso dai nazisti nell’estate del 1944, si avvale della partecipazione del presidente della fondazione Giorgio Benvenuto, del sottosegretario al Lavoro, on. Luigi Bobba e del presidente del Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro, Tiziano Treu.

Per una decina di giorni cinema, musica, canti e balli, un convegno storico e una cerimonia religiosa, il culto della memoria ad Ellis Island, porteranno il lavoro e il suo significato all’attenzione di chi vorrà lasciarsi coinvolgere nei riti di una storia che, da un secolo e mezzo attraversa e coinvolge il mondo.

La vicenda del Primo Maggio, come giornata internazionale del lavoro, ha i suoi prodromi nel 1855, quando in Australia circola la parola d’ordine della giornata lavorativa di otto ore. Il movimento che chiede la riduzione dell’orario, così da dividere la giornata in ‘8 ore di lavoro, 8 di svago, 8 per dormire’ come propagandavano all’epoca i sindacati negli Stati Uniti, consegnerà la prima motivazione per l’istituzione del Primo Maggio, in quanto giornata per i diritti dei lavoratori. All’epoca, negli Stati Uniti, molti operai avevano giornate di 10-12 ore, e settimane lavorative di sei giorni. Presto altri elementi confluiranno nella spinta dei sindacati e di alcuni movimenti politici, segnatamente socialisti e anarchici, a favore del Primo Maggio.

In Belgio e Italia le manifestazioni di sincretismo tra messaggio cristiano e socialista, nonostante l’anticlericalismo dell’epoca, fu molto praticato: a Charleroi il 1 maggio 1898 un sermone del parroco mise insieme Marx (Proletari di tutto il mondo unitevi!) e Cristo (Amatevi l’un l’altro). L’anarchico, poi socialista, Andrea Costa andò oltre: c’è una pasqua per i peccatori; ci sarà da ora in poi, una pasqua pei lavoratori’.

L’anarchico Pietro Gori canta, sulle note di ‘Va Pensiero’:

Vieni o Maggio t’aspettan le genti/ti salutano i liberi cuori/dolce Pasqua dei lavoratori/vieni e splendi alla gloria del sol

 

Il popolo europeo e quello degli europei immigrati nei continenti americano e australiano, sono profondamente impregnati di cristianesimo, anche quando scelgono l’anticlericalismo. La lotta per la giustizia sociale e per i diritti del mondo del lavoro fa il paio col messaggio evangelico di amore per la natura creata da Dio, pacificazione, giustizia e riscatto dei poveri. Il Primo Maggio diventa un segno laico di quello che fu la morte e la resurrezione di Cristo. E le condizioni sociali e politiche tra seconda metà dell’ottocento e avvio di novecento si prestano a far confluire quel coacervo di emozioni e ragioni nella lotta per ufficializzare il Primo Maggio.

Nella seconda metà del XIX secolo, il ceto intellettuale progressista e quello operaio, non ancora contaminati dal nazionalismo che li convincerà ad aderire alle due guerre Mondiali, sentivano la pesantezza della ‘questione sociale’ e dello sfruttamento del lavoro. Il movimento del 1 maggio nasce in quel clima: non prevede frontiere né bandiere nazionali, è ‘internazionalista in quanto ne sono protagonisti i lavoratori, gli esseri umani uguali e per lo più sfruttati. A guidarli i sindacati e il loro movimento internazionale organizzato.

Circolava da tempo il proposito di istituire una giornata universale, condivisa da sindacati e lavoratori in tutto il mondo, dedicata alle rivendicazioni e alle conquiste da ottenere. Al centro, come accennato, la rivendicazione delle 8 ore. Questa fu fatta propria a Ginevra, nel 1866, dalla Prima Internazionale. A favore della rivendicazione fu convocato a Chicago il 1 maggio 1867 un corteo di 10mila persone, che impressionò molto l’opinione pubblica, sia perché mai prima si era visto a Chicago simile assembramento, sia perché città e Illinois stavano allora assumendo grande rilevanza come polo industriale.

Nel 1884 la Federation of Organized Trade and Labor Union tenne il suo congresso a Chicago e, tra le altre mozioni, ne approvò una che chiedeva dal 1 maggio 1886 le otto ore come giornata lavorativa legale. L’indicazione del 1 maggio era in ricordo della manifestazione del 1867.

L’American Federation of Labor, Afl, propone, nel 1889, che il Primo Maggio sia dichiarato giornata internazionale dei lavoratori. Al congresso di Parigi fondativo della Seconda Internazionale, il movimento internazionale di sindacati partiti e altre organizzazioni sociali che vi aderisce, il 20 luglio, fa propria la proposta, chiamando alla mobilitazione generale per il Primo Maggio dell’anno successivo, affermando: ‘Una grande manifestazione sarà organizzata per una data stabilita, in modo che simultaneamente in tutti i paesi e in tutte le città, nello stesso giorno, i lavoratori chiederanno alle pubbliche autorità di ridurre per legge la giornata lavorativa a otto ore e di mandare ad effetto le altre risoluzioni del congresso di Parigi’. Il congresso decide anche che i sindacati siano indipendenti dai partiti, e abbiano come funzione esclusiva l’acquisizione di vantaggi economici e salariali immediati per i lavoratori.

In Italia, nel 1890, la festa riesce. Il socialista Antonio Labriola commenta: ‘La manifestazione del 1 maggio ha in ogni caso superato di molto tutte le speranze riposte in essa da socialisti e da operai progrediti. Ancora pochi giorni innanzi, la opinione di molti socialisti, che operano con la parola e con lo scritto, era alquanto pessimista’.

La Seconda Internazionale esulta e decide che il Primo Maggio sia ‘la festa dei lavoratori di tutti i paesi’.  Anche negli Stati Uniti, sotto i colpi della grande crisi scoppiata alla fine degli anni venti, il Primo Maggio torna ad essere ricordato e celebrato. Nel 1930 la rivista ‘Industrial Solidarity’ vicina a Industrial Workers of the World dà molto spazio alla festività, illustrandone il significato di prossimità al risveglio della natura e del genere umano, senza dimenticare il richiamo alla Pasqua cristiana, alla solidarietà con i militanti in galera e così via, in un miscuglio davvero clamoroso di caratterizzazioni e finalità

Dal 1891, nel movimento del Primo Maggio irrompe la questione della pacificazione del genere umano, anzi del ‘mantenimento, con tutti i mezzi, della pace mondiale’ come recitavano le parole d’ordine del tempo. Poi, anno dopo anno, le  tante altre rivendicazioni: la sicurezza, la povertà, la massa salariale, l’alfabetizzazione, il voto alle donne, conferendo alle celebrazioni del Primo Maggio il carattere di richiesta e proposta globale. Per lunghi decenni l’allarmismo degli stati d’ordine verso la festa dei lavoratori, creerà le condizioni per scontri e repressioni per lo più ingiustificate. Chi ha letto ‘Primo Maggio’ di Edmondo De Amicis ricorderà sino a che punto quell’isteria potesse spingersi.

Quando arriva la notte della democrazia in Europa, il Primo Maggio è abolito da nazisti e fascisti come giorno di ‘sovvertimento’ dell’ordine. Eppure, il 1 maggio 1941, Willelm Drees, socialdemocratico, che nel dopoguerra sarebbe stato il primo socialdemocratico a servire il suo paese come primo ministro per più di undici anni consecutivi, tenne un discorso autorizzato dalle autorità tedesche nel campo di Buchenwald, dove fu ostaggio per un anno dall’ottobre 1940.

Quei riti di libertà della liturgia laica del primo maggio, torneranno ancora, dopo la Seconda guerra, in Grecia durante la dittatura dei colonnelli, in Portogallo, Spagna, Turchia Cile, Brasile, Argentina, centro America sotto i numerosi governi militari, in Sudafrica contro il regime di apartheid; ovunque governi e classi sociali vogliano situazioni che impediscono l’avanzata dei diritti civili e sindacali. Sindacalisti e militanti di ogni idea politica democratica manifestano come possono l’attaccamento alla festa dei lavoratori, magari con un garofano rosso all’occhiello, volantini, scritte sui muri. Sono repressi, incarcerati, assassinati; o riescono a divenire leader dei loro popoli, o ambedue le cose a seconda delle stagioni della politica e delle fortune umane. Nella contemporaneità il Primo Maggio resterà come una sorta di giorno del giudizio sullo stato dell’arte del sociale e più in generale delle libertà nei diversi paesi. E, dove possibile, festa di popolo e giorno di riposo dal lavoro. Al tempo stesso, dove il socialismo o sedicente tale, si è realizzato, in Urss, Nord Corea, Cina Popolare, Vietnam, il Primo Maggio trasmuta in  grande occasione per lo show di armamenti, missili, parate militari, con il sovvertimento della idea primigenia anti-statalistica, anti-militaristica, popolare e naturalistica del Primo Maggio. Così vanno talvolta le cose della storia.

 

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