Primi identikit dei migranti nella Roma imperiale

Uomini, donne e bambini provenienti dal Nord Africa e dalle Alpi, ridotti in povertà o in schiavitù.  Ecco i primi identikit dei migranti che giungevano nell’Urbe ai tempi dell’Impero romano. 
Le loro storie stanno riemergendo a 2.000 anni di distanza grazie agli studi dell’antropologa statunitense Kristina Killgrove e dell’archeologa britannica Janet Montgomery, che sulla rivista Plos One pubblicano l’analisi degli scheletri ritrovati in due antichi cimiteri romani, quello di Casal Bertone e quello in località Castellaccio Europarco.  I reperti appartengono a 105 individui seppelliti tra il I e il III secolo dopo Cristo. La loro origine geografica e le loro abitudini alimentari sono state ricostruite dalle due ricercatrici misurando gli isotopi di carbonio, ossigeno e stronzio intrappolati nei denti.
I risultati delle analisi dimostrano che otto individui (per lo più uomini e bambini) non erano romani, bensì migranti provenienti dal Nord Africa e dalle regioni alpine. La loro sepoltura in queste necropoli sembra suggerire che vivessero in condizioni di estrema povertà, se non addirittura di schiavitù. Per loro, la migrazione aveva comportato uno stravolgimento delle abitudini di vita, comprese quelle alimentari: i livelli degli isotopi nei denti raccontano infatti di un drastico cambiamento della dieta, che si era dovuta adeguare alla cucina locale basata soprattutto sul consumo di grano, legumi, carne e pesce.

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