Antonella Manzione è pronta ad approdare all’Agenzia del Demanio. Da capo dei vigili urbani di Firenze, quando Matteo Renzi era sindaco, a Palazzo Chigi, e poi al Consiglio di Stato, per poi passare all’Ufficio legislativo del ministero delle Pari opportunità e della Famiglia, guidato dall’ex ministra Elena Bonetti di Italia Viva, sarebbe essere stata ‘promessa’ alla guida della direzione Strategie Immobiliari e Innovazione della struttura di via Barberini, al posto dell’attuale dirigente Stefano Montella. La Manzione sembra essere, insomma, una donna per tutti i governi in cui c’è Matteo Renzi: quando il leader di Iv, nel 2014 diventa presidente del Consiglio, la Manzione lo segue a Palazzo Chigi come capo dell’Ufficio legislativo e il fratello Domenico, magistrato, viene nominato sottosegretario all’Interno. Ora invece il suo ‘sponsor’ è Alessandra Dal Verme, promessa neo direttore dell’Agenzia del Demanio al posto di Antonio Agostini. Un incarico ancora da confermare con la firma del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, dopo un nuovo via libera del consiglio dei ministri. Ma la Dal Verme si sente già direttore tanto che, come si vocifera nei corridoi dei palazzi romani, circa due settimane fa e quindi prima dell’ok della conferenza Stato Regioni sulle nomine dei direttori delle agenzie fiscali che dipendono dal ministero dell’Economia, avrebbe convocato tutti i direttori centrali ed anche regionali del Demanio per far capire chi avrebbe comandato nei prossimi mesi. Lei e soltanto lei. E all’incontro sarebbe stata accompagnare proprio dall’onnipresente Antonella Manzione, sua nuova ‘discepola’ e promessa responsabile della direzione Strategie Immobiliari e Innovazione della struttura di via Barberini. Un pò troppo visto che la nomina ancora non ha il sigillo del Colle dopo il preventivo via libera del consiglio dei ministri e della conferenza Stato Regioni. Serve ancora tempo ma tutti scalpitano. Non c’è solo la cognata dell’ex presidente del consiglio ed attuale commissario all’Economia dell’Ue, Paolo Gentiloni, sì perché la Dal Verme è la moglie del fratello, che fa fare pressing sui tempi della ratifica della sua nomina. Ernesto Mattia Ruffini, attuale numero uno dell’Agenzia delle Entrate, aspetta il decreto di riconferma che non arriva e si racconta che stia facendo fuoco e fiamme per non perdere, anche se la sua riconferma non sarebbe in dubbio, la direzione dell’Agenzia. Stesso discorso per Marco Minenna per la sua riconferma alla direzione dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli. Uno stop sulle direzioni delle agenzie fiscali di competenza del ministro Franco sembra che sia stato imposto dal presidente del consiglio Mario Draghi. Il premier avrebbe avocato a se il dossier sulle nomine perché avrebbe qualche dubbio sulla nomina di Alessandra Dal Verme, su cui pesano due importanti incompatibilità che potrebbero causare non pochi problemi all’utilizzo di alcuni fondi del Pnrr e mettere in imbarazzo il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Anche se il pressing politico non manca, il presidente del consiglio starebbe prendendo tempo prima di dare il via libera ai nomi dei nuovi direttori delle agenzie fiscali. Qualcuno non esclude che potrebbe esserci qualche novità dell’ultima ora, come sembra stia diventano una consuetudine di Draghi, come dimostrano alcuni provvedimenti e dichiarazioni degli ultimissimi giorni. Però il tempo stringe: perché queste cariche di vertice sono soggette al c.d. “spoil system” introdotto con legge 24 novembre 2006 n. 286 che prevede la cessazione automatica degli incarichi di alta dirigenza nella pubblica amministrazione trascorsi 90 giorni dalla fiducia al nuovo governo. Ed entro il 18 maggio dovrà essere presa una decisione.
EB