Ponte Stretto, si riaccende dibattito con l’orizzonte Recovery fund

Poco più di tre chilometri di mare e un dibattito su come attraversarli che dura da decenni. La Calabria e la Sicilia da sempre si guardano, si sfiorano, si specchiano in quel braccio di mare che è lo Stretto di Messina. Tanti lavoratori e pendolari si spostano quotidianamente tra una riva e l’altra realizzando un “ponte” culturale, sociale ed economico, quell’integrazione che caratterizza questi territori. Tutti in attesa di conoscere come sarà attraversato lo Stretto in futuro, se dopo anni di dibattiti il collegamento stabile sarà realizzato e se intanto verranno potenziati quelli attuali.

Il ponte sullo Stretto è “un’infrastruttura strategica” e “una priorità fondamentale”, vanno ripetendo i presidenti delle due Regioni, il calabrese Nino Spirlì e il siciliano Nello Musumeci, che poche settimane fa hanno annunciato un “documento congiunto per chiedere al nuovo Governo di riavviare il progetto”.

“Soluzioni nell’immediato per velocizzare l’attraversamento dello Stretto ci vedono assolutamente disponibili”, ha precisato Musumeci in occasione di un incontro con il ministro delle Infrastrutture e della Mobilità sostenibile, Enrico Giovannini. Tuttavia, per il governatore, “l’alta velocità per poter passare da Messina a Reggio Calabria in tre minuti rimane una necessità fondamentale”.

Il collegamento stabile sullo Stretto, quindi, è tornato imponente nel dibattito nazionale, soprattutto di fronte alle risorse del Next Generation Eu e alla redazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza. A settembre 2020 l’allora ministro Paola De Micheli aveva annunciato l’istituzione di una commissione per individuare il mezzo migliore con cui collegare Sicilia e Calabria. “Questa commissione – spiega all’Italpress Matilde Siracusano, deputata di Forza Italia, firmataria di un’interpellanza alla Camera – è diventata un mistero. L’esito sarebbe dovuto giungere a ottobre, invece ancora non è stato divulgato perchè, a quanto pare, c’è già”. Per Siracusano, in assenza della relazione, giungerebbero comunque “voci” secondo cui l’esito sarebbe “favorevole rispetto alla necessità di realizzare l’infrastruttura di collegamento stabile e veloce. L’unico progetto esistente, definitivo e cantierabile – aggiunge – è quello del ponte sullo Stretto, gli altri erano già stati bocciati in precedenza”. Anche il gruppo Webuild nei giorni scorsi ha rilanciato l’opera, con l’Ad Pietro Salini che ha parlato del ponte sottolineando i benefici in termini di occupazione e i costi per la non realizzazione. Adesso per il ponte c’è pure un intergruppo parlamentare. “Tantissimi gruppi parlamentari di diversi schieramenti hanno preso parte”, evidenzia Siracusano. “Il no – afferma – viene da una parte di questa maggioranza che è resistente rispetto a quest’opera perchè ideologicamente contraria”. Tuttavia, il nodo del ponte, ora, non è solo sulla sua fattibilità ma anche sulla possibilità di inserirlo tra le opere finanziate con i fondi in arrivo dall’Europa, per via dei tempi di realizzazione. “Trattandosi di un’infrastruttura strategica, inserita nel corridoio europeo – afferma Siracusano -, ho difficoltà a credere che l’Europa, trovando il ponte nel Recovery plan, lo respinga”.

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