Polonia al voto: in gioco il futuro del Paese

Oggi la Polonia è stata chiamata alle urne. La scelta è tra il premier liberale uscente Donald Tusk e il suo avversario conservatore Jaroslaw Kaczynski. I due offrono visioni antitetiche della realtà, ma dovranno affrontare le medesime difficili sfide. Dall’esito del voto dipenderà il proseguimento o meno della modernizzazione dell’economia e della sua tenuta. L’ondata di liberalizzazioni e privatizzazioni, iniziata dopo la caduta del Muro di Berlino, potrebbe infrangersi con il rinnovo del parlamento. Se dopo le elezioni del 9 ottobre la Piattaforma civica (Po) rimarrà al potere e Donald Tusk conserverà il posto di primo ministro, il suo governo dovrà impegnarsi per consolidare l’impressione di vivere in un paese sicuro, caratterizzato da una crescita sostenuta, ben inserito nella Nato e nell’Unione europea, apprezzato sulla scena internazionale. A meno di clamorose sorprese, il premier dovrebbe essere riconfermato nel suo incarico perché, può vantare, unico tra tutti i leader europei, buoni risultati economici. Sotto la sua guida, la Polonia ha evitato la recessione e la crisi finanziaria globale. Ciò dovrebbe bastare a garantirgli un secondo mandato. Ma la sfida non sarà facile. Se invece sarà il PiS (Diritto e giustizia, conservatore) a vincere le elezioni, Jaroslaw Kaczyński dovrà assumere le vesti del salvatore, pronto a ricostruire una Polonia in rovina e disperata. Questo è quello che si aspettano i suoi elettori perché il candidato conservatore, in campagna elettorale, ha trasmesso l’immagine di un paese sull’orlo del baratro, con vaste zone di povertà, scosso dalla crisi, umiliato e oppresso dai suoi partner dell’Unione europea, diretto da una cricca di traditori al soldo di Mosca e per di più inetti. Il Paese, ovviamente, non è né rovinato né ricchissimo: è solo profondamente diviso. Oggi ci sono una Polonia “addormentata” e una “sveglia”. La prima crede a ciò che dice il governo, che tutto va bene, che Tusk guiderà il Paese attraverso la crisi come Mosè. Ma il talento di Tusk comincia a perdere il suo potere. Il suo carisma fa meno presa sull’opinione pubblica. Gli “addormentati” stanno passando sempre di più nelle fila degli “svegli”: ridestatisi dal loro torpore, chiedono un cambiamento, una rivoluzione. Per chi ci vive diventa difficile valutare con giudizio le condizioni attuali del Paese. Le turbolenze economiche registrate di recente potrebbero essere solo il preludio di una grande depressione. Una depressione che inesorabilmente sta investendo mezz’Europa. E quando busserà alla porta del paese di Solidarnosc, coglierà tutti impreparati. Tanto i fiduciosi quanto gli scettici. In questi ultimi sette anni la crescita economica polacca è stata largamente sostenuta dai fondi comunitari. Ma in futuro questo flusso di denaro non sarà più così abbondante. I fondi europei saranno distribuiti con attenzione, giacché i cordoni della borsa comunitaria diventeranno sempre più stretti. La Polonia non è ancora pronta a fare a meno di questa trasfusione. La crescita economica del Paese è stata certo sorprendente nel corso dell’ultimo decennio. Ma questo boom impressionante ha nascosto altri problemi. Su tutti il crollo demografico. Prima le élite politiche se ne renderanno conto, meglio sarà. Ma non è escluso che queste élite, invece di invertire la tendenza, finiscano per adattarvisi.

Maria Teresa Nunziata

 

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