Polizia ed operai, tra scontri, manganellate e “spallate”

Terni, nella fine dell’800, fu scelta come luogo ideale per la produzione dell’acciaio, ed è ora vittima dello spostamento del baricentro produttivo dell’acciaio dall’Europa all’oriente cinese, delle regole europee e della debolezza italiana. Ieri la polizia ha caricato i lavoratori della Ast Terni facendo divampare una spaventosa polemica. L’Ast, Acciai speciali Terni, è rimasta di fatto immobilizzata dalla chiusura di  di uno dei due forni, dalla riduzione dell’organico, dal taglio degli stipendi con la disdetta degli accordi integrativi, come prevede il piano di ristrutturazione messo a punto dalla ThyssenKrupp, proprietaria dell’azienda.  Delle 2600 persone che lavorano nell’acciaieria 570 saranno messe in mobilità, ed altrettanti, che lavorano nell’indotto, conosceranno gravi difficoltà. Intorno all’impianto siderurgico vive la città di Terni, i negozi, i ristoranti ed altro. Tutta la città di Terni sta sostenendo gli operai che scioperano da una settimana. Un presidio permanente, ad esempio,  impedisce l’ingresso nella fabbrica, fatti salvi gli addetti alla manutenzione ed ai servizi di sicurezza. Questo mese, e per la prima volta, non sono stati pagati gli stipendi. Ieri, il ministro Federica Guidi è intervenuta perchè i lavoratori venissero retribuiti. La situazione è di fatto assolutamente esplosiva,  e due settimane fa anche i leader sindacali, leggi Camusso e Angeletti, sono stati fragorosamente contestati. Ieri si è arrivati allo scontro di piazza con manganellate,  cinque feriti fra operai e sindacalisti, ed una decina di contusi tra cui tre agenti. Mentre Federica Guidi incontrava Lucia Morselli, amministratore delegato della Ast, una delegazione di dipendenti organizzava un presidio sotto le finestre dell’ambasciata tedesca a Roma. L’obiettivo era quello di ottenere l’attenzione della diplomazia. Tutto sembrava tranquillo fino a quando è stato deciso che la protesta doveva spostarsi al ministero. Le forze dell’ordine  a questo punto mettono in atto una “azione di contenimento” per evitare che il corteo si dirigesse verso la stazione Termini per paralizzarla. Scoppiano gli scontri.  Il Viminale fa sapere che sarà aperta un’inchiesta sul caso per accertare ogni responsabilità di fatto. Landini, capo della Fiom, e Camusso, segretario della Cgil, parlano di “operai picchiati”, in luogo delle risposte attese, e provenienti dal governo sulla vertenza sindacale. Ieri, comunque, Renzi ha incontrato i vertici di Federacciaio e di Cassa depositi e prestiti per l’ipotesi di un ingresso pubblico nel capitale. Questo è, sinteticamente, tutto. Una naturale domanda: “Chi soffia sul fuoco?”. Chi sta “politicizzando tutto?”. Chi vuole lo “scontro sociale?”. C’è chi parla di spallate al governo…

Cocis

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