Pino Daniele e la sua Roma, tra musica, bar e negozi di dischi

Era una Roma discreta quella di Pino Daniele, una Roma fatta di botteghe, pasticcerie, piccole gastronomie di quartiere e l’immancabile negozio di dischi. Una Roma che non era quella “esagerata” dei vip, ma una città garbata e meravigliosa proprio come nel quartiere Prati, molti oggi ricordano il cantante.  A Luigi regalava ogni volta il nuovo ‘ellepi’. “Lo faceva con amore”, ricorda il barista, napoletano come Pino Daniele e “della sua stessa età”. E tira fuori i cd da sotto la cassa, come ‘La Grande Madre’, album di inediti del 2012. “Anche i biglietti dello stadio mi dava, era una persona stupenda”, dice Luigi quasi piangendo. Il bar è il Caffè Royal in via Sabotino, a Roma. Una strada del quartiere Prati, così lontano così diverso da quella Napoli dove era nato e che ha sempre cantato. Qui a Prati, quartiere elegante e borghese della Capitale, il cantautore aveva vissuto per anni con la seconda moglie e i tre figli avuti da lei. Fino alla separazione che l’aveva portato a stare in Toscana da qualche tempo. E qui a Prati aveva ancora lo studio di registrazione dove sulla porta c’è ancor il nome del’etichetta che produsse il primo album di Daniele, La Blue Drag: lo stabile che lo ospita oggi ha il portone chiuso a metà in segno di lutto. Bello aver conosciuto Pino e aver lavorato per lui, dice il portiere. Era meraviglioso da tutti i punti di vista”. Una persona molto discreta, ricordano commercianti della zona e gli inquilini del palazzo. Molti annotano che il cantante “si muoveva sempre accompagnato perché non ci vedeva bene”. Al bar Rosati andava a prendere spesso il caffè, “da napoletano se ne intendeva”, dice con orgoglio la signora Caterina. “E poi l’educazione, vecchio stile”, aggiunge con nostalgia: “Ci dispiace così tanto”. L’artista andava anche nella vicina pasticceria Antonini: passava con il figlio o la figlia, si sedeva al tavolino e faceva colazione, ordinava mignon. Oppure lo vedevi all”Allegretto’, un negozio di musica in zona. Una bella persona, di un’educazione estrema, dice Gloria, una commessa . Simpatico, sempre cordiale. Comprava dischi di vari generi, anche di classica. I suoi giri lo portavano anche alla gastronomia di zona, in cerca di mozzarella di bufala e formaggi, i prodotti della sua terra, ricorda il titolare chiosando “era un buongustaio”. Al mercato Vittoria andava di rado, ma stamani tra i banchi alle 6 di mattina già girava la notizia della morte. Di sera non lo si vedeva molto, pare preferisse restare a casa. Si muoveva in auto con l’autista o a piedi con il figlio Alessandro,  dice il proprietario di un’enoteca . Un vero signore, non come altri vip che mangiano solo al ristorante accanto e snobbano gli artigiani”. nAlla ‘Sound Design’ se lo ricordano invece qualche anno fa, in studio al mixer per montare delle sue musiche per una fiction. E viene in mente la battuta di Massimo Troisi che diceva di aver girato i film apposta per le musiche di Pino. Nello studio dove sono passati Nicola Piovani ed Ennio Morricone e in questi giorni c’è Walter Veltroni al lavoro su un cortometraggio, la titolare Lucia Stanghetti ripensa a Daniele “sempre in sala, non usciva mai, pensava solo alla sua musica.  E Roma sembra ora ricordarlo con la sua stessa riservatezza.
   

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