“Ho sentito delle cose piuttosto stravaganti”. Questo in sintesi il discorso di Pier Luigi Bersani a ‘Otto e mezzo’ su La7 con Lilli Gruber a proposito della conferenza stampa di inizio anno della Premier Giorgia Meloni. Il politico ha parlato senza mezzi termini degli argomenti e delle risposte date dalla Presidente del Consiglio non mancando di affondare il colpo.
“Della conferenza stampa di Meloni mi hanno colpito due cose. La prima è l’assoluzione con benedizione di Trump e Musk; parlano come fossero il dottor Stranamore e lei minimizza quanto dicono. Altra cosa che mi preoccupa persino di più è che non ho sentito una parola o un’idea che riguarda la vita comune dell’Italia: sanità, lavoro, industria, trasporti“, ha affermato Bersani.
“Vuole dire qualcosa a riguardo? Niente, zero. A me fa abbastanza impressione. Fa una conferenza l’anno e non si dovrebbe rivolgere solo ai giornalisti che chiedono di Trump ma anche agli italiani, che sono piuttosto preoccupati”, ha proseguito ancora l’ex segretario del Pd.
Il commento di Bersani è poi entrato nel vivo parlando soprattutto di Elon Musk: “Su Musk ho sentito cose stravaganti da Meloni. Si salva sempre in corner tirando in ballo Soros. Ma Soros con Musk c’entra come il burro con la ferrovia. Non sono fan di Soros, ricordo che ha speculato contro la lira, ma quanto vale in termini di patrimonio rispetto a Musk? Quanti soldi vale l’appoggio di Musk a Afd in Germania? Visto che stanno riflettendo sul fare un accordo con Starlink, ricordo alla presidente del Consiglio che in Italia sulle infrastrutture di rete, che si parli di energia o telecomunicazioni, non accettiamo che un privato abbia il controllo e interveniamo con un sistema di autorità. Abbiamo il Pil che cresce di 0,5% e l’occupazione sale del 2%, quell’1,5% di differenza dovrebbe essere il punto della situazione. Ci dice cha abbiamo un lavoro pagato, sottopagato, precario, che sta calando la produttività, e questo è un guaio. Non c’è da stupirsi se stiamo andando giù nella qualità del lavoro. Vogliamo discuterne? Non chiedo la bacchetta magica ma vorrei un governo che almeno ne parli”.
George Soros, 92 anni, 7,2 miliardi di dollari nel portafoglio al primo gennaio 2025, è diventato un nome ricorrente in queste ore nel dibattito politico italiano, dopo essere stato tirato indirettamente in ballo dal premier Meloni.
Quelle del miliardario di origine ungherese sono le vere “ingerenze” e non certo le esternazioni social di Elon Musk, ha evidenziato Meloni. Il curriculum di Soros parla più di ogni altra opinione. Prendiamo come fonte inattaccabile Forbes, che certo non ha connotazioni ideologiche.
Se Soros fosse rimasto nell’Est Europa, dove è nato, meriterebbe l’etichetta che viene affibbiata ai miliardari di quelle zone: “oligarca”. Essendo invece ormai cittadino americano, ha guadagnato la fama di “filantropo”. Forbes sottolinea pure le origini della sua fama nera. Con la sua speculazione sulla sterlina “divenne noto come l’uomo che distrusse la Banca d’Inghilterra”.
Quel “mercoledì nero” del 16 settembre 1992, nei piani speculativi di Soros entrano infatti la sterlina inglese e, purtroppo per noi, anche la lira italiana: le due divise sono costrette ad uscire dal Sistema Monetario Europeo (Sme) a seguito della spaventosa speculazione finanziaria da lui condotta attraverso il fondo Quantum.
Quel giorno, il “filantropo” vende lire allo scoperto comprando dollari, costringendo così la Banca d’Italia a vendere 48 miliardi di dollari di riserve per sostenere il cambio e portando la nostra moneta a una svalutazione del 30%. Grazie a quelle speculazioni, Soros avrebbe realizzato in un solo giorno la cifra record di un miliardo di dollari. La rivista finanziaria Forbes ricorda inoltre che dal 2018 Soros ha spostato 18 miliardi di dollari dai conti familiari alle sue “Open Society Foundations”, dove attualmente opera il figlio.
In campo politico, Soros è stato a lungo uno dei maggiori donatori del Partito Democratico americano: da record la donazione del 2022, quando ha versato 125 milioni di dollari in una sola tranche, a sostegno della campagna elettorale dei dem Usa in vista delle elezioni di medio termine.
Le sue elargizioni hanno riguardato, e riguardano, anche soggetti politici italiani. Come pure sono celeberrime le sue affinità elettive con alcuni esponenti del centrosinistra. Come ad esempio quella che lo lega all’ex premier Romano Prodi: non è un caso che sia stata proprio l’università di Bologna a regalargli una laurea honoris causa per mano del rettore Stefano Zamagni, già strettissimo collaboratore di Prodi e responsabile dell’Ulivo per le politiche sociali e le risorse umane.
C’è poi chi è entrato in una lista interna di Open Society, come la stessa Elly Schlein, considerato tra i “politici affidabili” per Soros quando sedeva nel parlamento europeo. C’è poi chi, in queste ore, rivendica orgogliosamente di aver ricevuto i soldi di Soros come il deputato e segretario di Più Europa.
In una inchiesta del 2018 si calcolano oltre 8,5 milioni di dollari, per l’esattezza 8.527.948 di sovvenzioni elargite in Italia dalla Open Society Foundations di George Soros nel biennio 2017-2018. Tra i beneficiari, movimenti politici come i Radicali Italiani, think-tank come l’Istituto Affari Internazionali, onlus e ong impegnate sul fronte dell’immigrazione e delle politiche di accoglienza e perfino il Comune di Ventimiglia. In tutto, secondo i dati, la fondazione del miliardario-filantropo statunitense di origini ungheresi ha finanziato 70 progetti: 32 nel 2017, per un totale di 4.140.318 dollari; e 38 nel 2018, per 4.387.630 dollari. Il campo d’azione principale dell’impegno della Open Society Foundations in Italia rimane l’immigrazione. Ai Radicali Italiani, ad esempio, sono andati in tutto 298.550 dollari nel 2017, per “promuovere un’ampia riforma delle leggi italiane sull’immigrazione attraverso iniziative che puntino a fornire aiuto agli immigrati e avanzare il loro benessere sociale”.
Segue a queste considerazioni di Bersani un duello dialettico con il direttore editoriale del Secolo Italo Bocchino e l’ex leader del Pd Pierluigi Bersani su La7. Tutto nasce dall’analisi dei dati sull’occupazione in Italia, che Bersani legge a modo suo, contro l’esecutivo Meloni
Sul lavoro in Italia, l’ex ministro cita i dati Istat: cala l’occupazione giovanile, crescono gli inattivi (+337mila), il 56% dei contratti part-time è involontario. “Lavoro precario e sottopagato, il governo guardi la realtà” attacca Bersani in studio. Bocchino replica, in collegamento esterno: “Meloni purtroppo conosce i problemi che le sono stati lasciati in dote da Bersani e da tutta la sinistra”. E ancora: “L’Istat dice il contrario di quello che ha sostenuto Bersani: abbiamo avuto un record di occupazione a tempo indeterminato. L’ultimo rapporto Ocse dice che l’Italia è cresciuta del 3,4%, cioè è il paese che cresce di più in assoluto tra i paesi dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico. È ancora poco perché eravamo arretratissimi: la sinistra di Bersani ci ha lasciato una situazione devastante. Purtroppo i dati che riporta Bersani sono completamente falsi“.
Nel botta e risposta si alzano anche i toni: “Trattieniti, i numeri sono esatti” tuona Bersani. “Non mi minacci, non mi spaventi”. Bersani torna a ripetere che i suoi “sono dati esatti: ‘Mi fa paura che un governo e i suoi sostenitori non siano in grado nemmeno di pronunciare i problemi”.