I seggi in Parlamento assegnati dal voto spagnolo in un'infografica realizzata da Ansa-Centimetri, Roma, 21 dicembre 2015. ANSA/CENTIMETRI

Per la Spagna è tempo di un ‘compromesso storico’

Rajoy vince senza maggioranza, ma si dice pronto a governare. Dopo 40 anni di stabilità politica granitica garantita da un sistema bipolare Pp-Psoe, la Spagna del ‘nuovo’, con l’irruzione in parlamento di decine di deputati di Podemos e di Ciudadanos, rischia di entrare in una fase di forti turbolenze politiche dopo le elezioni legislative. Dopo lo spoglio delle schede il Pp ottiene il 28,7% dei voti e 122 seggi su 350 nel nuovo Congresso di Madrid. Perdendo 64 deputati e la maggioranza assoluta rispetto alla legislatura uscente. Per la Spagna dopo la svolta delle elezioni è tempo di compromesso storico, ha detto Pablo Iglesias che ha chiesto una riforma della costituzione su 5 punti: ‘Legge elettorale proporzionale, blindare’ i diritti sociali, garantire il ‘diritto di decidere e un referendum sulla indipendenza della Catalogna, l’indipendenza della giustizia, e la fine delle ‘porte giratorie’ fra politica e grandi imprese’. Il leader dei post-indignados, che hanno fatto irruzione in parlamento ieri con 69 seggi su 350 diventando la terza forza politica del paese dopo Pp e Psoe, ha detto che Podemos si opporrà a un possibile governo guidato dal premier uscente Mariano Rajoy. Iglesias ha accusato i dirigenti del Psoe di voler consentire a Rajoy di restare al potere e ha sottolineato che il Psoe ha perso sei milioni di voti rispetto al suo migliore risultato, nel 2008 con José Luis Zapatero, e che il Pp ha registrato il peggiore risultato dal 1989. Iglesias ha poi affermato che Podemos è pronto ad affrontare elezioni anticipate se la situazione politica rimarrà bloccata. Se si torna a votare, ha affermato, possiamo essere molto ottimisti. Il Psoe di Pedro Sanchez, arrivato secondo alle politiche spagnole, non appoggerà l’investitura a capo del governo del premier uscente Mariano Rajoy, ha detto il segretario all’organizzazione Cesar Luena. Sanchez, ha aggiunto, sarà candidato alla rielezione al prossimo congresso Psoe previsto per la primavera 2016. Scivola, intanto, la borsa di Madrid dopo le elezioni politiche da cui non emerge una maggioranza di governo. In avvio l’indice Ibex 35 fa uno scivolone del 2,1% mentre lo spread sui titoli di Stato decennali sale all’1,8% ai massimi dal 17 novembre.   La Commissione Ue prende nota del risultato delle elezioni spagnole e si complimenta con il presidente Rajoy per aver conquistato il più alto numero di preferenze, sperando che sia formato un governo stabile perché la Spagna possa continuare a lavorare con le istituzioni Ue e gli altri partner europei. Così dice una portavoce dell’esecutivo comunitario, cghe aggiunge che non spetta a Bruxelles esprimersi sul processo di formazione del governo. Rajoy ha affermato che tenterà di formare un governo stabile, aggiungendo che inizia una tappa non facile e sarà necessario parlare molto e raggiungere accordi. Anche Sanchez ha riconosciuto che spetta ora al leader Pp tentare di formare il nuovo governo. Il risultato di queste elezioni ‘storiche’, che pongono fine al bipartitismo che ha governato il paese dalla fine della dittatura di Franco, ma anche alla sua leggendaria stabilità politica, proiettano la Spagna in scenari indefiniti. Il quadro delineato dal voto è, come dicevamo, di una difficile governabilità. Non solo nessun partito ottiene la maggioranza assoluta. Ma anche le coalizioni ‘coerenti’ fra i partiti della ‘vecchia’ politica e quelli del ‘nuovo’, fra Pp e Ciudadanos o fra Psoe e Podemos, ipotizzate dagli analisti prima del voto, restano sotto la sbarra dei 176 seggi nel Congresso. Il risultato del Pp rende difficile anche un governo minoritario di Rajoy. Una ipotesi che preoccupa gli ambienti finanziari, in un paese ancora in convalescente uscita dal tunnel della crisi più profonda dell’ultimo mezzo secolo. L’unica coalizione che matematicamente garantirebbe i 176 seggi è una ‘grosse-koalition’ alla tedesca fra Pp e Psoe, già da tempo ipotizzata per garantire la stabilità del paese dall’ex-premier socialista Felipe Gonzalez. Lo stesso Rajoy venerdì per la prima volta non ha escluso categoricamente questa ipotesi. Le ipotetiche coalizione di centro-destra Pp-Ciudadanos o di centro-sinistra Psoe-Podemos supererebbero rispettivamente 162 e 160 deputati. Per riuscire a ottenere l’investitura sarebbe necessario l’appoggio di deputati dei partiti nazionalisti, catalani o baschi, che diventerebbero un problematico ago della bilancia e farebbero pagare a caro prezzo il loro voto. Dopo le scintille fra Rajoy e il presidente secessionista catalano Artur Mas sembra difficile che i catalani possano offrire una stampella a un governo Pp. Il nuovo parlamento spagnolo si costituirà formalmente il 13 gennaio prossimo, 20 giorni dopo che i risultati delle elezioni saranno stati resi noti ufficialmente, cioè mercoledì prossimo. L’investitura del nuovo presidente del governo, designato dal re, tradizionalmente interviene circa due settimane dopo la formazione del Congresso e del Senato. Le date più probabili, secondo la tv pubblica Tve, sarebbero fra il 25 e il 29 gennaio, salvo particolari difficoltà nella costituzione della nuova maggioranza.

Cocis

 

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