Per Giorgia Meloni, dopo il ‘blackout diplomatico’ con la Francia, arriva l’ora della prudenza

Italia e Francia si scontrano sul caso dei migranti lasciati a lungo in porto a Catania senza poter sbarcare. E sale la tensione, ormai altissima, tra i due Paesi che – sotto la guida di Mario Draghi a Roma e di Emmanuel Macron a Parigi – avevano invece ritrovato un’intesa privilegiata, estremamente importante nella bilancia dei rapporti all’interno della Ue, soprattutto dopo il raffreddamento dei rapporti tra Francia e Germania.

La scintilla ad avere fatto da detonatore è stata la questione degli sbarchi a Catania – prima bloccati e poi faticosamente consentiti dopo il parere dei medici – e, soprattutto, l’annuncio dato prima del tempo, non concordato e presentato come una vittoria, sulla disponibilità francese ad accogliere la Ocean Vicking con a bordo 231 migranti a Tolone. Un azzardo non solo diplomatico ma anche politico che inevitabilmente metteva in difficoltà il governo francese, pressato all’interno dalla Destra di Marine Le Pen che lo accusa di manica larga nei confronti degli ingressi di immigrati in Francia, ben più numerosi – in base ai dati Eurostat – di quelli che arrivano in Italia.

Il corto circuito diplomatico e politico ha portato il rapporti Italia-Francia ad una tensione mai vista negli anni recenti. La Francia ha concesso lo sbarco di Ocean Viking ‘in via eccezionale’ — ha precisato il ministro dell’Interno Gerald Darmanin — e a fronte degli ‘inaccettabili’ rifiuti del governo Meloni ad accogliere la nave Ong, con 231 migranti ancora a bordo (3, i più gravi, evacuati a Bastia). L’Italia è stata disumana — ha commentato il ministro Darmanin —. Si pone al di fuori della sua solidarietà europea e dei propri impegni. E ci saranno conseguenze estremamente forti sulle relazioni bilaterali ed europee. Quali? La sospensione da parte di Parigi della partecipazione al Meccanismo volontario di solidarietà europeo, in base al quale la Francia avrebbe dovuto accogliere entro l’estate 3.500 rifugiati arrivati in Italia.

La nostra premier, ‘molto colpita’  dalla reazione aggressiva, e ingiustificabile’,  del governo francese, snocciola i numeri dell’accoglienza di Italia e Francia: la Ocean Viking  ‘è la prima nave che approda’  in un porto francese, portando  234 migranti, a fronte dei ‘quasi novantamila’ che l’Italia ha accolto dall’inizio dell’anno.

Se la ragion politica impone infatti di rimandare al mittente le dure accuse arrivate da Parigi, la ragion di Stato va esattamente nella direzione opposta. Non solo perché l’Italia non può permettersi di aprire un fronte di scontro così violento con la Francia, ma anche e soprattutto perché è del tutto evidente – non solo a Parigi, ma anche a Bruxelles – che il governo italiano si è mosso con  goffaggine diplomatica  dando il corto circuito che in poche ore ha fatto precipitare la situazione. ‘No-van-ta-mi-la’, scandisce la premier a ribadire il concetto: ‘Ho trovato i toni di Parigi ‘francamente forti’,  come la minaccia di bloccare l’accordo sui ricollocamenti. Tredici Paesi Ue dovrebbero accogliere circa ottomila migranti, ‘meno del 10% di quelli arrivati in Italia’ nel 2022. Fino ad oggi, continua Meloni, ‘ne hanno presi solo 117, di cui la Francia solo 38’. E noi, scandisce di nuovo, ‘no-van-ta-mila’.

Il governo francese  è arrivato fino al punto di invitare gli altri Paesi europei, Germania in primis, a isolare l’Italia sulla questione migranti.  Il primo ‘no’ alla Francia è arrivato dalla Germania, che ha risposto picche: ‘Continueremo ad attenerci al meccanismo di solidarietà nei confronti del Paesi che permettono l’approdo di migranti salvati in mare. Questo vale espressamente anche per l’Italia, che ha permesso lo sbarco di tre navi’. Così ha dichiarato un portavoce del ministero dell’Interno tedesco rimandando al mittente la richiesta di attuare una ritorsione comunitaria contro l’Italia. Interessante notare come il portavoce del governo tedesco abbia sottolineato l’impegno dell’Italia nel far sbarcare 3 navi in pochi giorni davanti al caos generato dalla Francia per una sola nave. La stessa posizione della Germania è stata assunta dai Paesi Bassi, che tramite il portavoce del ministero della Giustizia hanno spiegato che non intendono uscire dal meccanismo di solidarietà per la redistribuzione dei migranti. La scelta del Paese Orange è alternativa, ossia a giugno ha deciso di aderire al patto ma senza offrire ricollocamenti di migranti, preferendo optare per l’erogazione di finanziamenti, come previsto dagli articoli del patto. Una sua posizione legittima, che intende portare avanti. E così anche il Lussemburgo, che tramite le parole di Dejvid Adrovic, portavoce del ministero degli Esteri lussemburghese responsabile per l’immigrazione che ha confermato la volontà di proseguire il suo impegno: ‘Non intendiamo sospendere la nostra partecipazione. Continueremo a mostrare solidarietà. Inoltre, speriamo che Francia e Italia riusciranno a risolvere molto presto la controversia in modo tale che come europei possiamo continuare a cercare una risposta europea’.

Emmanuel Macron ha cercato di isolare l’Italia ma rischia di essere lui stesso isolato per la sua politica aggressiva. Meloni torna sull’argomento numerico, che mette in chiaro quali siano le ragioni dell’Italia. E ribadisce il suo stupore. Niente di più, perché sa bene che il cortocircuito tra Roma e Parigi è colpa anche di un incredibile black out diplomatico. A scatenare la durissima reazione di Parigi non è tanto la nota in cui Meloni esprime il suo apprezzamento per la decisione della Francia di condividere la responsabilità dell’emergenza migratoria quanto la nota con la quale  Matteo Salvini che celebrava, in maniera incauta,  la vittoria italiana sui cugini francesi. ‘L’aria è cambiata’, fa sapere il leader della Lega che, per inciso, è vicepresidente del Consiglio.

Insomma, invece di ringraziare Macron fa il gradasso. Tanto che, nonostante Meloni provi a gettare acqua sul fuoco, da Parigi arriva una replica piuttosto tranchant. ‘Con l’Italia si è rotta la fiducia’, fa sapere la ministra per gli Affari europei Laurence Boone. Insomma, anche se il suo omologo italiano, Raffaele Fitto, assicura che non c’è ‘nessuna crisi con l’Ue’, la tensione tra Roma e Parigi resta. Al punto che tra Palazzo Chigi ed Eliseo non si registra alcun contatto. Così come tra il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi e il suo omologo francese Gérald Darmanin. Che si potrebbero incontrare entro metà dicembre a Bruxelles per un Consiglio Ue dei ministri dell’Interno proprio sul dossier migranti.

La leader dell’estrema destra francese Marine Le Pen, presidente del gruppo parlamentare del Rassemblement National, RN,  attacca il governo francese del presidente Emmanuel Macron per la decisione di accogliere nel porto di Tolone la nave Ocean Viking con 230 migranti a bordo. Per Le Pen, la Francia ha ‘ceduto’ ed è solo l’inizio, mentre le navi delle ong dovrebbero riportare i migranti ‘ai porti di partenza’.

Soccorrere il maggior numero possibile di migranti sfruttando la legge del mare che obbliga a salvare i naufraghi. E precisamente giocando su questo, qualificando i migranti non come tali ma come naufraghi, le Ong si infilano nelle contraddizioni della normativa e in assenza dell’Europa incrociano con le loro navi ad alcune decine di miglia dalle coste libiche, davanti alle quali intercettano barconi e gommoni partiti dal Nordafrica, portando in salvo in Italia tutti i migranti che trovano in mare.

Tra le Ong che ancora operano nel Mediterraneo centrale ci sono l’europea Sos Mediterranee, la tedesca SOS Humanity (nata nel gennaio 2022 dal distaccamento della costola tedesca SOS Mediterranee), l’europea Medici Senza Frontiere (MSF) e la tedesca Rise Above/Mission Lifeline. Operano su navi battenti bandiera tedesca e norvegese. Tutte sono Ong ’no profit’ che si finanziano con i contributi dei soci e di cittadini, aziende e fondazioni. E alcune ricevono anche fondi europei. Loro rivendicano con orgoglio il sostegno dal basso. “Con l’Aquarius e poi con la Ocean Viking, Sos Mediterranee ha portato al sicuro più di 31.000 uomini donne e bambini in pericolo nel Mediterraneo grazie al sostegno di migliaia di cittadini europei”.

La qualifica di naufraghi è il nocciolo della questione. “A bordo delle navi giunte a Catania – sostiene il marittimista Giuseppe Loffreda, fondatore nel 2021 di Legal4Transport, network di professionisti esperti in diritto della navigazione – non ci sono naufraghi, ma migranti. Tanto più che la nave in questione è attrezzata ed equipaggiata proprio per ospitarli e provvedere a tutte le loro esigenze di accoglienza. Nel caso di specie, poi, i migranti sono saliti a bordo in acque internazionali trasbordando da altre unità navali di collegamento, dette feeder, e quindi poco si addice, a loro, giuridicamente la qualifica di ‘naufrago’”. Nulla escluderebbe ai fini della richiesta di asilo – prosegue Loffreda – di applicare a bordo delle navi Ong il Regolamento di Dublino, ed in particolare l’Art. 13, che attribuisce la competenza ad esaminare la domanda di protezione internazionale allo Stato membro la cui frontiera è stata varcata dal richiedente. E la frontiera è – rimarca il giurista – nel caso di navi, rappresentata dal bordo della nave stessa.

Molto dibattuto il ‘fattore attrazione’ della presenza delle navi delle Ong, ipotizzato dalle procure siciliane. Negli ultimi due anni – osservava in un rapporto del luglio 2021 Mattia Villa, ricercatore del programma migrazioni dell’Ispi – il ruolo delle Ong ha continuato a rimanere molto marginale, inferiore al 15% del totale degli sbarchi. Significa che quasi 9 migranti su 10 raggiungono le coste italiane senza l’aiuto delle imbarcazioni delle Ong e che, quindi, anche senza Ong in mare queste persone sarebbero arrivate lo stesso in Italia.

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