Pensioni e contratto di espansione

Fra i vari capitoli della Manovra impostata dal governo Draghi, quello sulle pensioni prevede, come noto, una Quota 102 per il 2022 cui farà seguito un progressivo ritorno alla legge Fornero, seppur mitigata dall’estensione dell’Ape sociale e dal prolungamento dell’Opzione Donna. Tra le proroghe previste, tuttavia, c’è anche il contratto di espansione, l’accompagnamento alla pensione.

Scivolo pensionistico di cinque anni con il contratto di espansione

Il contratto di espansione è stato introdotto nella legislazione del nostro Paese dal Decreto Legge 34 del 2019 e si concretizza in un accordo tra azienda e Governo sulla ristrutturazione del personale. Fino a oggi, il contratto di espansione poteva essere richiesto solamente da aziende con almeno 1.000 dipendenti; con la revisione operata dall’Esecutivo con la Legge di Bilancio 2021, il contratto di espansione può essere richiesto e sottoscritto anche da aziende con un minimo di 500 dipendenti (anche se è in discussione un’ipotesi di estenderlo alle aziende con 250 dipendenti).

Oltre alla riqualificazione del personale già assunto (“pagata” dallo Stato con lo strumento della Cassa Integrazione), il Contratto di espansione garantisce anche uno scivolo pensionistico di 60 mesi a dipendenti ormai prossimi alla pensione. Lo scivolo è accessibile sia a chi ha maturato il diritto alla pensione “anticipata”, sia a chi ha almeno 62 anni e non vorrebbe lavorare fino ai 67. A differenza di quanto previsto dalla precedente versione dell’accordo, con le modifiche che il Governo vorrebbe introdurre, due anni di “scivolo” verrebbero pagati dallo Stato tramite la NaSPI, gli altri tre anni restano a carico dell’azienda.

Affinché venga sottoscritto dal Governo, la bozza di contratto di espansione prospettata dall’azienda deve contenere anche un piano di assunzioni a parziale copertura dei pensionamenti anticipati.

Contratto di espansione: cosa prevede la Legge di Bilancio 2022

Nel 2019 il contratto di espansione era previsto con una soglia di sbarramento molto limitante, ossia almeno 1.000 dipendenti, considerati in una sola azienda e non in formula allargata. La legge di bilancio 2021 prima, e il decreto Sostegni bis dopo, hanno portato le soglie rispettivamente prima a 250 e poi a 100 dipendenti, ma l’allargamento ora a 50 unità lavorative ammette a pieno titolo anche le imprese medio-piccole.

La legge di Bilancio 2022, prorogando il contratto di espansione per un biennio, allarga la platea delle imprese che possono attivarlo, portandole a un numero minimo di dipendenti almeno pari a 50. Soglia che, peraltro, può essere anche raggiunta attraverso le varie formule di aggregazione stabile di impresa con una finalità comune di produzione o servizi.

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