Pensione: così si esce dal lavoro nel 2023

Come appare ormai chiaro, la legge di Bilancio conterrà una misura ponte del 2023,  laddove l’esigenza fondamentale del governo è quella di neutralizzare il ritorno alla legge Fornero, mentre una vera e propria riforma del sistema previdenziale sarà negoziata in vista del 2024 con le parti sociali. Le ipotesi più concrete riguardano al momento una Quota 41 associata per un anno ad un requisito anagrafico,  che dovrebbe essere fissato a 62 anni, creando una Quota 103 di fatto.

Vediamo dunque quali saranno le formule di uscita anticipata dal lavoro previste per il 2023.

La ‘correzione’ di quota 102

Per soli 12 mesi, l’attuale quota 102 (64 anni di età e 38 di contributi) sarà sostituita da una quota 103 (62 anni d’età e 41 anni di contributi). Il confronto all’interno della maggioranza prima del Cdm che varerà la manovra, e successivamente in Parlamento, sarà lo spazio entro il quale il Carroccio tenterà di far scendere da 62 a 61 anni il limite anagrafico da associare ai 41 anni di contributi per il 2023, tornando a quota 102 ma rivedendo l’equilibrio tra i due requisiti. Decisive saranno, ovviamente, le risorse economiche  necessarie a coprire la misura.

La proroga di Opzione donna

Sarà possibile per un altro anno andare in pensione con la misura in vigore, in scadenza al 31 dicembre 2022. Una proroga secca, anche questa ovviamente da rifinanziare, che consente il pensionamento alle donne, con il ricalcolo contributivo dell’assegno, a 58 anni d’età (59 se lavoratrici autonome) e 35 anni di contributi.

Ape sociale ancora per un anno

Stesso meccanismo, la proroga, per l’altra misura che consente ai lavoratori di alcune categorie in particolare difficoltà (disoccupati da tempo, caregiver, invalidi civili), di  lasciare il lavoro con 63 anni e 30 anni di contributi. Per i lavoratori particolarmente esposti a rischi resterà possibile andare in pensione con 63 anni e 36 anni di contributi (32 anni di contributi per gli operai edili e per i lavoratori della ceramica).

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