Penati: “Non mi nasconderò dietro la prescrizione”

“Sono completamente estraneo ai fatti che mi vengono contestati. E assicuro tutti che non mi nasconderò dietro la prescrizione”. Filippo Penati sceglie di inviare una lettera alla direzione provinciale del Pd di Milano per dare la sua versione su quell’accusa di corruzione nell’ambito di un’inchiesta della procura di Monza sulla riqualificazione delle aree ex Falck di Sesto San Giovanni. L’ex presidente della Provincia di Milano ed ex capo segreteria del leader del Pd Bersani scrive che non si nasconderà alla legge perché quel “sistema Sesto non è mai esistito e lo dimostrerò”. Pressato dalle critiche di questi giorni sulla questione morale e sui risvolti politici “nefasti”, che la sua vicenda potrebbe avere sul Pd, l’ex sindaco della rossa Sesto, ci tiene a volersi presentare come un politico “pulito”. “Non ho avuto in passato, e non ho oggi, conti all’estero o tesori nascosti. Non ho preso denaro da imprenditori e non sono mai stato il tramite dei finanziamenti illegali ai partiti a cui sono stato iscritto”. Tutto quello che possiede “è il frutto del lascito di mio padre e del mio lavoro”. Insomma in tutti gli anni di vita amministrativa, tiene a far sapere Penati, avrebbe sempre agito per il perseguimento del bene pubblico. Nella sua lunga missiva, l’ex presidente della provincia di Milano, ripercorre gli anni della sua vita da sindaco “perché l’inchiesta giudiziaria che mi vede indagato fa riferimento ai primi anni 2000 e a fatti e a vicende successive a quel periodo, oggetto di indagine da parte della stessa Procura di Monza e anch’esse non mi riguardano”. E bolla come “false e parziali” le dichiarazioni degli imprenditori che lo accusano di essere “il regista” della tangente Sesto. “I fatti parlano più delle calunnie di Pasini”. “Quando Pasini nel 2000/2001 acquistò le aree del gruppo Falck, questo scenario è consolidato. Pasini trovò le scelte urbanistiche già compiute e il nuovo piano regolatore operativo da tempo”. Penati tiene a precisare che “questi sono i fatti incontestabili e non esiste e non è mai esisto , come si è detto, alcun “sistema Sesto” che sarebbe durato o durerebbe per oltre 15 anni”. “Il GIP non ha creduto alla tesi sostenuta dai miei accusatori che si sono proclamati vittime di concussione e ha derubricato i fatti nel reato di corruzione. Reato che, per quanto riguarda le mie accuse, è prescritto perché, appunto, fa riferimento a presunti episodi di 10 anni fa. Nelle ricostruzioni apparse sulla stampa indotte dai due imprenditori che mi accusano, ci sono evidenti incongruenze e falsità”. Ricorda che l’unico obiettivo da quando è iniziata questa sua vicenda giudiziaria è quello di “ ristabilire la verità dei fatti e se, al termine delle indagini che sono tuttora in corso, tutto non verrà chiarito, non sarò certo io a nascondermi dietro la prescrizione”.

Veltroni. Il Pd condanna la prescrizione. “E’ una vicenda gravissima che colpisce molto seriamente l’elemento fondativo del Pd, nato per girare pagina e inaugurare un nuovo modo di fare politica combattendo corruzione e illegalità. Non c’é dubbio che il Pd si sta comportando in modo completamente diverso dal Pdl ma questo non deve essere un’attenuante e bisogna andare fino in fondo: rispettare la magistratura, applicare gli strumenti dello statuto e auspicare che Penati non si avvalga della prescrizione”. E’ il pensiero di Walter Veltroni, sulla vicenda Penati. “La prescrizione – sostiene l’ex leader del partito – è uno strumento che il Pd ha condannato quando è stato utilizzato dalla destra. Ed é fondamentale condurre una battaglia contro la corruzione dilagante per una nuova stagione della vita civile del paese”

Indagato manager banca Intesa.Il manager di Banca Intesa, Maurizio Pagani, responsabile del settore infrastrutture e finanza, è indagato per concorso in corruzione nell’inchiesta dei pm di Monza sulle presunte tangenti per le aree ex Falck e Marelli. Le indagini a carico del manager riguardano il capitolo dell’inchiesta sull’acquisto da parte della Provincia di Milano delle quote dell’autostrada Milano-Serravalle. Di Pagani parla l’imprenditore Piero Di Caterina in un interrogatorio reso il 30 giugno 2010. Come spiega il gip di Monza Anna Magelli nella sua ordinanza, Di Caterina parla di una “tangente pagata per la vendita della Milano-Serravalle”. Secondo Di Caterina si sarebbero svolte delle “trattative” in relazione “all’acquisto della Milano-Serravalle da parte della Provincia di Milano” e ci sarebbero stati “alcuni incontri presso lo studio” di un commercialista milanese al quale avrebbero partecipato Giordano Vimercati, l’ex braccio destro di Filippo Penati che all’epoca guidava la Provincia, Bruno Binasco, manager del Gruppo Gavio “e un rappresentante di Banca Intesa, tale Pagani”. In quegli incontri, sempre stando al verbale di Di Caterina, “si è anche parlato di un ‘sovrapprezzo’ da pagare a favore di Penati e Vimercati”. Inoltre, nelle carte dell’inchiesta il ruolo di Banca Intesa emergerebbe anche in relazione alla tangente da 4 miliardi di lire pagata dall’imprenditore Giuseppe Pasini a Penati per entrare nell’affare dell’area Falck. Infatti, come scrive il gip, i funzionari dell’istituto di credito avrebbero individuato “le modalità di trasferimento” in Lussemburgo della “provvista”.

 

 

 

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