Pd. Ritrovare il coraggio politico di piccoli gesti

La sfida per un partito riformista deve partire dai luoghi fisici e immateriali della nostra insicurezza.

E’ il grido di dolore che si leva dalle periferie del nostro Paese, non solo fisiche ma anche dell’anima. E’ il grido degli abbandonati al proprio destino, degli emarginati.Rappresentano quelle categorie umane e sociali che i populisti di tutto il mondo vanno ad intercettare per rimpinguare i loro bacini elettorali al momento di elezioni,strumentalizzandone la rabbia per le condizioni di malessere economico e sociale. E anche in Italia sono presenti, ci vivono accanto e nonostante questo, li ignoriamo o facciamo finta che non esistono, C’è una latente richiesta di ascolto che sale di tono sempre di più e diventa sempre più rumorosa.Sale dai quartieri agonizzanti delle periferie delle grandi città sorte intorno a grandi aree industriali altamente inquinanti, che con le loro ciminiere intossicano l’aria e provocano malattie mortali. Dalle periferie degradate che lo Stato in quanto all’amministrazione l’ha di fatto delegata alla criminalità organizzata.Interi quartieri che sono diventate isole’felici’ per lo spaccio di stupefacenti, come Secondigliano a Napoli e la Bolognina a Bologna, Via Padova a Milano e San Basilio e Tor Sapienza a Roma. Vere e proprie terre di nessuno,di cui nessuno si cura. O quasi. Perché esiste una destra che fa del disagio sociale campo di coltura ed allora fa finta di curarsene.Ecco perché la sfida per un partito riformista deve partire da lì. Da quei luoghi fisici ed immateriali della nostra quotidiana insicurezza che non è più possibile ignorare.E quel Pd che celebra la sua assemblea nazionale, tra renziani e antirenziani, dovrebbe ritrovare il coraggio politico di piccoli gesti.Forse Matteo Renzi che per risalire la china, dopo la sconfitta referendaria, dovrebbe organizzare una campagna elettoral-sociale, organizzando sul territorio squadre di giovani militanti, con la speranza che ci siano ancora, che entrino nei quartieri più degradati ed ascoltino la voce degli emarginati dei dimenticati dalla società e dalla politica, facciano denuncia di ciò che è illegale e speculativo. Chi viene da scuole in cui la prima lezione politica è il rapporto con i più deboli nei loro luoghi di vita e di lavoro, non può non comprendere che una nuova leva di italiani riformisti si formi sottraendo all’oblio e alle strumentalizzazioni gli italiani dimenticati.

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