Dopo il grande silenzio di Schlein e De Luca sulla sospensione del tesoriere del Pd in Campania Nicola Salvati, il governatore della Regione ritrova la parola per sfilarsi e scaricare le responsabilità sul Pd. Poche parole dette all’Ansa che dicono che non ha molta voglia di parlare. Ma molta voglia di accusare, scansando le responsabilità della Regione da lui governata: «Dovrebbe chiedere a un valoroso statista di nome Misiani, che fa il commissario del Pd campano. In questo momento il Pd della Campania non esiste, è sequestrato da due anni. Quindi dovete chiedere ai sequestratori. Vado avanti per la mia strada, lo sto dicendo da un anno. Nel nostro partito parlano tra di loro una ventina di capi corrente, paragonabili al Pcus di Breznev oppure alle idee di Kim Jong-un. Sono autoreferenziali quanto presuntuosi”.
Eppure, all’epoca della denuncia di Meloni, il De Luca la irrideva. L’inchiesta della DDA di Salerno, che ha portato a 36 indagati e svelato oltre 2mila richieste false di permessi di soggiorno, conferma ancora una volta quanto denunciato dal Governo: per anni, la gestione dei flussi migratori è stata terreno fertile per criminali senza scrupoli. Eppure, ieri come oggi il governatore parla come se il caso non lo toccasse.
E invece non è andata così sul sistema che speculava sull’immigrazione, sfruttando cittadini stranieri disposti a pagare pur di ottenere un permesso. All’epoca dell’esposto presentato dalla presidente del Consiglio al procuratore nazionale antimafia Giovanni Melillo De Luca fu sprezzante: “Voglio esprimere il mio pieno sostegno a questa luminosa iniziativa di trasparenza e di legalità del presidente Meloni. Credo che l’onorevole Meloni non sia stata informata per tempo che la competenza in questa materia è totalmente dello Stato e del ministero dell’Interno. Avrebbe potuto fare un viaggio più breve, anziché andare dal Procuratore Melillo andare dal Prefetto, oggi ministro, Piantedosi, che è il responsabile dei flussi migratori insieme con le Prefetture e le Questure’’.
Schlein a sua volta scaricherà le colpe alla classe dirigente campana, dopo che nell’aprile del 2023 decise lei di fare pulizia nel partito in Campania. Si attendono sviluppi e soprattutto le decisioni di Elly che sarà impegnata su un’altra tegola giudiziaria che si abbatte sul Pd, questa volta in Sicilia per voto di scambio. Parliamo dell’inchiesta che riguarda Antonio Papania, uno dei big del Pd siciliano, già senatore dem, in carcere da settembre e ora rinviato a giudizio con l’accusa pesantissima di scambio elettorale politico-mafioso. Insieme all’ex senatore dem, per tre legislature senatore nella Margherita, oggi leader del movimento Via (Valore, impegno, azione), andranno a processo altri 12 imputati per una lunga serie di reati legati a rapporti con Cosa nostra. Per la procura palermitana, Papania avrebbe comprato voti per il suo movimento politico dal boss di Alcamo, Giosuè Di Gregorio, tramite l’ex vicesindaco del piccolo centro, Pasquale Perricone, entrambi rinviati a giudizio. Nei giorni scorsi il tribunale del Riesame di Palermo aveva rigettato l’istanza di scarcerazione presentata da Papania e Perricone.
In sostanza il politico di lungo corso, già assessore siciliano al Lavoro e recordman di preferenze all’Ars, avrebbe pagato il padrino in cambio di voti a favore del suo coordinatore provinciale, Angelo Rocca, in occasione delle elezioni regionali del 2022. In particolare c’è un’intercettazione ambientale tra il boss mafioso e il fratello in cui l’operazione esce in chiaro. Di Gregorio dice: “Dobbiamo votare questo… perché il senatore mi ha preparato 2mila euro che mi darà mercoledì, Papania, hai capito?». Oltre ai soldi il pm sospetta – come ricostruisce Libero – che Papania abbia promesso al capomafia “altre utilità”, posti di lavoro e altro. Il politico “non avrebbe avuto remore a rivolgersi agli influenti membri dell’associazione mafiosa a riprova della spregiudicatezza con la quale esercitava la sua influenza politica sul territorio di Alcamo e nei comuni vicini”. Dalla seconda metà di agosto e fino alle elezioni del 25 settembre del 2022 sono stati monitorati numerosi incontri tra Di Gregorio e Perricone.