Il segretario del PD Nicola Zingaretti, alla festa dell'Unità di Ravenna, 8 settembre 2019. ANSA/GIUSEPPE TITO

Pd e Zingaretti: ‘A Conte chiediamo lealtà e saremo leali’

‘A Conte chiediamo lealtà e saremo leali, tutti dobbiamo essere convinti che tra nemici non si governa per il bene dell’Italia e quindi dobbiamo cambiare passo’,   ha detto Nicola Zingaretti, dal palco della festa dell’Unità di Ravenna.

E’ tornato il tempo di rialzarsi in piedi – ha detto – in queste settimana è stata l’azione della politica che dopo mesi di litigi, odio, che ci fa dire: adesso in Italia si cambia tutto.

L’INTERVENTO

 

Nella politica, e in particolare nel Pd, ha prevalso la ragione, abbiamo combattuto tutti uniti, tutti per lo stesso obiettivo. Il Pd, in uno dei momenti più drammatici della nostra storia, ha vinto perché affrontato questo tornante con l’unità, finalmente nel Pd si è affermato il primato del ‘noi’ ed è stata sconfitta l’ossessione dell’io.

Con i voti di fiducia dei prossimi giorni nasce un nuovo governo e nasce per dire basta a questo imbarbarimento, chiudiamo la stagione dell’odio. Nessuno faccia il furbo, con la nascita di questo governo non c’è nessun tradimento del voto popolare.

Pd e M5s sono forze diverse e per certi versi alternativi, non dobbiamo avere paura di dirlo. Ma dobbiamo affrontare queste divisioni per approdare a sintesi nuove.

Il Pd in realtà non si fida di Luigi Di Maio, che nei primissimi giorni da ministro degli Esteri ha già riunito tutti i suoi ministri alla Farnesina. Una sorta di Consiglio dei Ministri pentastellati che ai dem, decisamente più tradizionalista, non è piaciuto.

 Ma non è tutto. Molti dei primi passi del Movimento 5 Stelle sono stati falsi. Nella squadra di governo presentata sui social compare Giuseppe Conte, diventato Cinque Stelle ad honorem. Già, perché del Pd non c’è neanche l’ombra nelle locandine social dei pentastellati. Anche dal punto di vista più prettamente politico la situazione non è propriamente semplice. In meno di una settimana Pd e Movimento 5 Stelle si sono scontrati su temi importanti come ad esempio la concessione ad Autostrade. Il neo ministro alle Infrastrutture Paola De Micheli, in quota Pd, ha evidenziato come Di Maio abbia chiesto la revisione e non la revoca delle concessioni. Il M5S sembra intenzionato a ignorare il programma o almeno a interpretarlo in maniera unilaterale. E così revisione dovrebbe significare revoca. Forse nel politichese, in italiano no.

Non è un caso che Nicola Zingaretti abbia pubblicamente chiesto lealtà al premier Giuseppe Conte e al Movimento 5 Stelle. Il Pd non è intenzionato a vivere una campagna elettorale perenne per i prossimi tre anni. La sensazione è che il Pd e il Movimento 5 Stelle parlino due lingue differenti, figlie di due epoche politiche distanti tra loro. A Giuseppe Conte l’arduo compito di far durare l’esecutivo per i prossimi tre anni.

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