Partiti politici sospesi nel tempo

La storia ci aiuta ad analizzare fatti e circostanze che non si propongono mai allo stesso modo: conoscere il passato ci consente di capire il presente e programmare il futuro. Le questioni sociali, i problemi della lotta politica, possono essere compresi più facilmente alla luce delle epoche trascorse. Oggi stiamo vivendo un periodo storico che può essere comparato a quello della fine della seconda guerra mondiale che portò alla nascita della Repubblica. Molti fatti e circostanze di questi giorni sembrano ricordare quegli anni: il perdurare di una situazione di emergenza, l’incertezza sugli scenari futuri internazionali e ancor di più sul sistema politico del nostro Paese. Ieri come oggi, i partiti si troveranno a gestire situazioni complesse e a gettare le basi per progettare il futuro. Ieri come oggi, partiti ideologicamente alternativi tra di loro, si ritrovarono a gestire e a condividere un’esperienza di governo. Paragonare queste due epoche diverse, ma per certi aspetti unite da un unico comune denominatore, ricostruire e programmare il futuro del Paese, ci serve per rimarcare un tratto di profonda differenza che fa capo alla qualità delle classi politiche. Nell’immediato dopoguerra, nessuno pensò di aprire lotte all’interno dei propri partiti. Le polemiche erano ridotte all’essenziale, giusto per rimarcare le differenze ideologiche. Non mancavano punti di vista opposti, anche tra i leader che entrarono a far parte del Governo della Nazione, ma tali competizioni venivano accantonate e oserei dire, sopite ed usate per programmare per un tempo successivo, quando i partiti in uno al Paese se le sarebbero potute consentire. Lo scontro politico riguardava invece la capacità di ciascuno a saper capire ed interpretare gli sviluppi internazionali e le relative strategie di ricostruzione. Quello che accade oggi, colpisce e sconcerta, è che i partiti sembrano sospesi nel tempo. A differenza di ieri appaiono chiusi all’interno del loro castello dorato, circondato da armigeri, incapaci di progettare un futuro, ma nemmeno immaginarlo. Impiegano il loro tempo in sterili quanto inutili guerre intestine. In tal senso quanto accaduto nel Pd ne è l’esempio, ma è solo la punta dell’iceberg. Ma quello che più ci lascia attoniti, sono le vicende e le circostanze che hanno portato alle dimissioni del segretario del Pd, un partito che per la sua storia, fino ad oggi, è apparso, al di là della condivisione delle scelte e delle idee, quello che fin qui ha mostrato una maggiore capacità di esprimere politiche all’altezza degli avvenimenti che si sono susseguiti. Ma non si può non osservare che la stessa sorte, in quanto a lotte interne, sta consumando il Movimento grillino, diviso tra governativi e populisti, e la stessa Lega, nella quale Salvini a stento maschera la difficoltà a ricondurre alla sua leadership la strategia di lotta e di governo che spesso si sostanzia in una guerra interna. E Forza Italia travolta da uno scontro furibondo tra Ministri e Sottosegretari. Occorre più che mai por mano a nuove regole capaci di far funzionare il sistema politico e renderlo funzionale all’elaborazione di nuove idee sui temi epocali che riguardano il Paese in una difficile ripartenza. Una classe politica incapace di queste sfide, che preferisce rifugiarsi in un continuo e stucchevole scontro interno, in attesa della bonaccia, ha vita breve, anzi le ore contate. L’unica loro speranza è quella di elaborare nuove proposte in grado di interpretare un’alternativa al loro ruolo.

Andrea Viscardi

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