Parigi, il fondatore di Charlie si dissocia: ‘E’ colpa di Charb’

“Ce l’ho veramente con te, Charb”: sei parole e l’ex vignettista di Charlie Hebdo, Delfeil de Ton, apre la prima, importante, crepa nel fronte della provocazione ad ogni costo che fa parte del bagaglio del settimanale satirico preso di mira dagli integralisti islamici. Delfeil de Ton, 80 anni, uno dei fondatori del giornale, dal 1975 a Le Nouvel Observateur, spiega sul suo settimanale tutto il disaccordo con la linea attuale del giornale, chiedendosi: “Che bisogno c’era di questa escalation a tutti i costi?”. Delfeil de Ton se la prende con il suo amico Charb, chiamandolo “il mio capo”, ucciso dai terroristi insieme con altre 11 persone in redazione, il sette gennaio. Era un ragazzo brillante, ammette, ma un testardo che ha portato alla morte la sua redazione. Delfeil de Ton ricorda quando Charb decise, nel novembre 2011, di dar vita al famoso numero del giornale ribattezzato per l’occasione “Charia Hebdo”: “Che bisogno c’era di trascinare tutti in questa escalation?”. Poco dopo quella pubblicazione, i locali della redazione furono incendiati. Delfeil de Ton ricorda che Wolinski, il vignettista di Charlie Hebdo più celebre, anche lui assassinato dai fratelli Kouachi, riteneva questa provocazione contro i musulmani un’idiozia, e disse: “Credo che siamo degli incoscienti e degli imbecilli che corriamo un rischio inutile. Tutto qui. Ci si crede invulnerabili. Per anni, decine di anni, si fa provocazione e poi un giorno la provocazione si ritorce contro di noi. Non bisognava farlo”. Wolinski è morto, e Delfeil de Ton aggiunge: “non bisognava farlo, ma Charb l’ha fatto ancora l’anno dopo, nel settembre 2012”. Lo scrittore Salman Rushdie ha difeso ieri la libertà di espressione sottolineando che si tratta di un valore assoluto, poichè se cosi’ non fosse non esisterebbe. Intervenuto all’Università del Vermont a Burlington, Rushdie – che nei giorni scorsi ha già condannato l’attentato a Charlie Hebdo osservando che “la religione deve oggetto della satira” , ed ha ricordato le parole di John F. Kennedy e Nelson Mandela, secondo i quali la libertà è indivisibile. E poi ha detto: la libertà “non si può fare a fette, altrimenti non è più libertà. Charlie Hedbo può non piacere, ma il fatto che non piace non ha niente a che fare con il loro diritto di esprimersi”  Il nuovo numero del settimanale francese Charlie Hebdo verrà venduto anche ad Hong Kong. La stampa dell’ex-colonia britannica riferisce che la libreria Parentheses, situata nel centro della metropoli, ha ricevuto centinaia di ordinazioni, soprattutto da parte di esponenti della locale comunità francese, che conta circa 17mila persone. “Di solito non vendiamo Charlie Hebdo; anni fa la rivista aveva dei lettori ma le difficoltà di distribuzione si sono rivelate troppo forti”, ha detto la proprietaria della libreria, la svizzera Madeline Progin, aggiungendo di non temere violenze da parte della comunità musulmana di Hong Kong. La pubblicazione di qualsiasi vignetta satirica di leader religiosi, comprese quelle su Maometto, è comunque vietata in Russia dalla legge contro l’estremismo e potrebbe essere considerata istigazione all’odio religioso. Roskomnadzor, l’organo governativo russo che si occupa del controllo dei media, lo ha ricordato a tutti i suoi uffici regionali, che a loro volta hanno ammonito giornali e portali di notizie, come hanno rivelato alcuni cronisti sulle reti sociali. A San Pietroburgo c’è già una prima vittima: Roskomnadzor ha ordinato al sito dell”Agenzia delle notizie business di togliere la foto della copertina di Charlie Hebdo che aveva sulla home page. “Naturalmente non ci sono giustificazioni per i terroristi che sparano ai giornalisti, ma i mass media russi devono scegliere altre forme per esprimere la loro solidarietà per i loro colleghi francesi morti tragicamente”, ha spiegato alla Radio ‘Gavarit Moskva’ Vadim Ampelonski, portavoce di Roskomnadzor.

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