‘Papà Marilyn’ Il nuovo romanzo di Clara Cerri

Riceviamo, e volentieri pubblichiamo, da Barbara Lalle il seguente articolo:

 

Martedì 9 aprile si è tenuta presso il RomArt Factory la prima presentazione di Papà Marilyn (Tempesta Editore) di Clara Cerri, con lo scrittore e blogger Amleto de Silva e l’editrice (anzi, Lady Tora) Chiara Cazzato. Il romanzo racconta l’adolescenza e i primi amori di Roy Cerri, un ragazzo italoamericano già comparso come «cugino per parte di Adamo ed Eva» di Clara nella saga dei Dodici posti dove non volevo andare (Lettere Animate). La scomparsa tragica del padre porta Roy a conoscere un ragazzo più grande, Bob, per cui prova presto un’attrazione che all’inizio lo lascia stupito e confuso. Questo vuol dire che è gay, oppure che qualcosa in lui lo spinge a sognare una libertà di amare assoluta, mitica, come quella degli androgini primordiali di cui gli raccontava il padre? Roy continua a chiederselo mentre si tuffa alla scoperta del sesso con Bob, mentre la loro storia attraversa punti di svolta e battute di arresto. E nel frattempo continua a sentirsi attratto dalle ragazze, a sentirsi legato al sogno di trovarne una che abbia un mondo interiore che possa integrarsi e compenetrarsi col suo. Alla fine si riconcilierà con la figura del padre e capirà che la sua più grande aspirazione, per il momento, non è definirsi ma portarsi tutto intero in qualunque direzione prenderà. Per usare le parole di Amleto de Silva, Roy è come un Roomba che attraversa la vita colpendo tutti gli ostacoli prima di aggirarli. Si fa del male, ma insiste e ritorna alla carica. Una frase chiave del romanzo è «Ci sono mille modi per prendersi una fregatura, in amore». L’amore non è fatto solo di gioie e di scoperte: c’è l’incomprensione, le aspettative differenti, i pregiudizi, anche l’egoismo. In questo senso il romanzo di Clara non è un romance nel senso classico, o un romance gay, dove il trionfo finale sugli ostacoli è assicurato. Eppure il viaggio ostinato di Roy scorre leggero come la prosa di Clara, che sa come scrollarsi dalle spalle la tristezza con una battuta o con una nuova fantasia. I personaggi sono vivi e palpitanti e l’ambientazione americana, legata assai liberamente alla storia vera della famiglia di Clara, non diventa mai fastidiosa o di maniera. In conclusione, un romanzo bello da leggere, che lascia il segno.

Clara, tu frequenti per il secondo anno il laboratorio di scrittura di Amleto de Silva. Che influenza ha avuto il laboratorio su questo romanzo?

Nel laboratorio non si insegna “come si scrive”: è uno spazio di libertà totale dove cerchiamo la nostra voce, sicuri di avere da una parte una guida ferma e dall’altra un uditorio attento. Quindi Amleto non è responsabile dei limiti e delle scelte del mio romanzo, ma del coraggio di scriverlo (e di proporlo) sì. Il resto del coraggio ce lo ha messo Chiara Cazzato, che lo ha sentito vicino al suo gusto e alle sue idee e ha voluto scommettere su una storia non facile.

Ti lusinga il paragone con Stephen King che ha fatto Amleto?

Lo prendo come un grandissimo complimento. Nel libro ci sono molti richiami a Stephen King: la prima ragazza di Roy non lo vuole leggere, per far capire chi è Lovecraft Bob lo presenta come il suo “antenato”, Lilian citerà il finale di Carrie. Di King adoro l’inventiva, la capacità di mescolare continuamente stile alto e stile basso, e soprattutto il modo in cui sa parlare dell’adolescenza.

Qual è il personaggio che è stato più difficile descrivere?

La madre di Roy. È una donna ferita, che ama i suoi figli ma ha dentro una durezza che le impedisce di manifestare questo amore come vorrebbe.

Il protagonista disegna e vorrebbe diventare un artista. Che idea ha dell’arte?

Un’idea ancora molto acerba: in questo romanzo Roy è ancora alle superiori, solo verso la fine comincerà a capire che l’arte è il suo posto nel mondo. Ma a lungo sarà ancorato alla preoccupazione per le forme e per le tecniche, alla ricerca di un legame tra la sua fantasia (che all’inizio si manifesta in disegni febbrili e storie raccapriccianti) e il mondo che vede. Il viaggio a Roma, nell’estate prima dell’ultimo anno di scuola, è un punto di svolta per lui. Lo mette di fronte alla bellezza ma anche al brutto di cui è composta, che è poi il bisogno di sentire la realtà, nella vita come nell’arte. Una realtà sporca in cui nemmeno l’amore, che si vorrebbe eterno, è tutto “amore”.

Parliamo della copertina. Chi ha scelto l’immagine?

La copertina è di Romeo Vernazza, che oltre a curare la grafica di Tempesta Editore è egli stesso un autore della casa editrice (Cenerentola ascolta i Joy Division e Quelli erano i giorni). È la foto di un manichino di cera dell’800 che rappresenta un giovinetto. A me è piaciuta subito moltissimo, perché dava un’idea di fragilità, di mistero.

Una domanda impertinente: è vero che c’è tanto sesso, come dice Amleto?

Oddio, dipende. Chi è abituato a leggere Romance classico o MM (cioè male to male) lo classifica appena nella media. Confesso che ho preso molto spunto da questo genere di letteratura (soprattutto inglese e americana, ma anche in Italia abbiamo degli ottimi autori) perché volevo che l’amore tra ragazzi fosse descritto esattamente come amore, in un modo vicino alle sensazioni e ai sentimenti dei personaggi. Il  linguaggio non è crudo, con qualche rara eccezione giustificata dalla storia.

Parlaci di un tuo desiderio.

Arrivare ai miei lettori. So che sarò sempre un’autrice di nicchia, ma sono sicura che là fuori ci sono i miei lettori, quelli che proveranno piacere a leggere la mia storia e che ci si riconosceranno nei miei personaggi. Non mi darò pace finché non li avrò trovati tutti.

La prossima storia che scriverai?

Vorrei continuare questa saga di Roy (ho in mente almeno due romanzi, che ho cominciato a scrivere) e vorrei scrivere due romanzi “storici”, in senso molto lato, uno ambientato nella preistoria, che mi è venuto in mente proprio frequentando il laboratorio di Amleto, e uno ambientato tra i giorni nostri e l’antico Egitto. I protagonisti saranno di nuovo due adolescenti, che però per motivi storici (appunto) si trovano a svolgere, come possono, ruoli da adulti.

Barbara Lalle

 

Barbara Lalle

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